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CONCISTORO CONVOCATO PER L'ASSEGNAZIONE
DI VESCOVI A DIOCESI VACANTI 

DISCORSO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XV

CONVOCARE VOS

22 gennaio 1915

 

Venerabili Fratelli.

Nell’intento di provvedere, con la dovuta solennità, alle diocesi vacanti, Ci piacque convocarvi oggi alla Nostra presenza. Non poche infatti sono le Chiese che in questi ultimi tempi restarono vedove dei loro pastori, e fra esse ve ne sono alcune che meritano, per la loro importanza e dignità, che Ce ne occupiamo in questo consesso.

Ma, innanzi tutto, al vedere qui radunati voi, venerabili Fratelli, i quali, per quel vincolo di specialissima unione che a Noi vi stringe, avete giustamente con Noi comuni i pensieri e le sollecitudini, non possiamo fare a meno di versare nuovamente nei vostri cuori una parte di quell’ambascia da cui sapete oppresso l’animo Nostro. Purtroppo i mesi si succedono ai mesi senza che si manifesti una lontana speranza che questa funestissima guerra, o piuttosto carneficina, abbia presto a cessare. Se non Ci è dato di affrettar la fine di sì grave flagello, oh potessimo almeno attenuarne le dolorose conseguenze! A tale scopo invero — e voi ben lo sapete — Ci adoperammo sinora per quanto era in Noi, né mancheremo di adoperarCi in avvenire, fintantoché il bisogno lo richieda.

Fare oggi più di questo, non Ci è consentito dall’Apostolico officio. Il proclamare che a nessuno è lecito, per qualsivoglia motivo, ledere la giustizia, non v’ha dubbio che appartenga massimamente al Romano Pontefice, come a Colui che da Dio è costituito supremo interprete e vindice della legge eterna; e Noi senza ambagi lo proclamiamo, riprovando altamente ogni ingiustizia, da qualunque parte possa essere stata commessa. Ma coinvolgere l’autorità pontificia nelle contese stesse dei belligeranti, non sarebbe in verità né conveniente né utile. Chiunque giudichi ponderatamente, non può certo non vedere che la Sede Apostolica in questa lotta immane, pure essendo nella più grande preoccupazione, ha da mantenersi perfettamente imparziale; poiché il Romano Pontefice, in quanto Vicario di Gesù Cristo che è morto per tutti e singoli gli uomini, deve abbracciare in uno stesso sentimento di carità tutti i combattenti; in quanto poi è Padre comune dei cattolici, ha da una parte e dall’altra dei belligeranti gran numero di figli, della cui salvezza dev’essere ugualmente e indistintamente sollecito. È quindi necessario ch’Egli riguardi in essi non gl’interessi speciali che li dividono, ma il comune vincolo della Fede che li affratella; se facesse altrimenti, non solo non gioverebbe affatto alla causa della pace, ma, il che è peggio, creerebbe avversioni ed odî alla religione ed esporrebbe a gravi turbamenti la stessa tranquillità e concordia interna della Chiesa.

Però, pur non tenendo per nessuna delle due parti, dell’una e dell’altra, come abbiamo detto, ugualmente Ci preoccupiamo; e con angosciosa ansietà seguiamo le terribili fasi di questa guerra, tanto più ch’è a temersi che la violenza dell’attacco trascenda talvolta ogni misura. Ben s’intende che, ovunque più vivo si nota nei figli l’affetto riverente verso il comun Padre dei fedeli, là, com’è naturale, il Nostro pensiero torna più insistentemente: e di ciò, per quanto, ad esempio, riguarda il diletto popolo Belga, testimone è anche quella lettera che indirizzammo testé al Cardinale Arcivescovo di Malines.

E facciamo qui appello ai sentimenti di umanità di coloro che varcarono i confini delle nazioni avversarie, per scongiurarli che le regioni invase non vengano devastate più di quanto sia strettamente richiesto dalle ragioni dell’occupazione militare, e che, ciò che più conta, non siano feriti, senza vera necessità, gli animi degli abitanti in ciò che han di più caro, come i sacri templi, i ministri di Dio, i diritti della religione e della Fede. Riguardo poi a quelli che vedono la loro patria occupata dal nemico, intendiamo benissimo quanto debba riuscir loro gravoso lo star soggetti allo straniero. Ma non vorremmo che la bramosìa di ricuperare la propria indipendenza, li spingesse specialmente ad intralciare il mantenimento dell’ordine pubblico, e a peggiorare perciò di gran lunga la loro condizione.

Del resto, venerabili Fratelli, non perché tante e sì gravi angustie Ci turbano, dobbiamo per questo abbatterCi di animo; anzi, quanto più buio si presenta l’avvenire, con tanta maggiore « fiducia accostiamoci al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno » (Hebr. 4, 16). È quindi necessario, come già prescrivemmo, rivolgere insistenti ed umili preci al Signore, che, com’è padrone ed arbitro sovrano degli eventi umani, così può ai suoi infallibili disegni indirizzare Egli solo, per quelle vie che meglio Gli piacciano, i voleri degli uomini. Né si dica che senza un consenso e un permesso di Dio la pace abbia esulato dal mondo; Iddio permette che le genti umane, le quali avevano posto ogni pensiero nelle cose di questa terra, si puniscano, le une le altre, con mutue stragi, del disprezzo e della noncuranza con cui Lo hanno trattato. Altri eventi poi si aggiungono di quando in quando a costringere gli uomini ad umiliarsi « sotto la potente mano di Dio » (I, Petr. 5, 6); come l’episodio di questi ultimi giorni, che tutti sappiamo quanto sia stato orrendo e luttuoso.

Pertanto, poiché la preghiera in comune è più gradita a Dio e più fruttuosa, esortiamo tutti i buoni a propiziare la divina clemenza col pregare in privato, ma specialmente coll’intervenire nei sacri templi alle pubbliche preghiere. E perché un immenso coro di voci supplichevoli salga al cielo nello stesso tempo, abbiamo indetto, come vi è noto, due solenni funzioni espiatorie, una da farsi dai cattolici di tutta Europa ai 7 del prossimo febbraio, l’altra da tenersi nel resto del mondo cattolico ai 21 di marzo. Alla prima abbiamo stabilito di assistere Noi medesimi in San Pietro in Vaticano, e siamo certi che voi non mancherete, venerabili Fratelli, di prendervi parte con Noi.

Ascolti e assecondi i comuni voti della Chiesa la santissima Madre di Dio, aiuto dei cristiani, e con la Sua intercessione ottenga dal Figlio che, tornate le menti al culto della verità e gli animi a quello della giustizia, la pace di Cristo rivisiti il mondo e ponga d’ora innanzi stabile sede fra gli uomini.

 

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