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CONCISTORO SEGRETO

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XV
DURANTE IL QUALE ESPONE LA PROPRIA DECISIONE
 DI ATTRIBUIRE ALLA SACRA CONGREGAZIONE
DEL SANTO UFFIZIO I COMPITI ESPLETATI FINORA
DALLA SACRA CONGREGAZIONE DELL'INDICE
 

AMPLISSIMUM COLLEGIUM

22 marzo 1917

 

Venerabili Fratelli.

Oggi abbiamo convocato presso di Noi il vostro illustrissimo Collegio per assegnare nuovi Vescovi alle Chiese vacanti. Sebbene si potesse adempiere a tale compito al di fuori di questa Assemblea, tuttavia Ci fu gradito riprendere la consuetudine d’un tempo di trattare tali questioni nel Sacro Concistoro, tanto più che tra le Sedi vescovili vacanti una, quella di Velletri, richiede che ci si consulti in questo degno luogo. Ma prima di affrontare l’argomento proposto, approfittiamo dell’occasione per parlarvi di altre gravi questioni.

Voi sapete, Venerabili Fratelli, che il Nostro Predecessore Pio X d’inclita memoria, poiché « l’ordinamento della Curia Romana regolato soprattutto da Sisto V » con l’andar del tempo era stato modificato in molte parti, al punto che « la giurisdizione o la competenza delle singole Congregazioni e degli Uffici non appariva a tutti chiara né ben suddivisa » decretò con la Bolla « Sapienti consilio » del 29 giugno 1908 che quell’ordinamento fosse rinnovato « in modo più preciso e per tutti più chiaro ». Già nel riflettere e nel preparare il testo di questa Bolla, si era pensato di unificare le Congregazioni dell’Indice e quella del Sant’Uffizio. Che questa fosse l’intenzione del saggio Pontefice appare evidente non solo da ciò che fu fatto allora, ma anche dalle testimonianze di illustri personalità che ebbero qualche parte in quei lavori. Infatti sembrava giusto e conveniente, per non dire necessario, che il supremo ministero di tale Congregazione fosse quello di « tutelare la dottrina della fede e dei costumi » e che su di essa incombesse il compito di vigilare sulla pubblicazione dei libri e di altri scritti (essendo questa la via più rapida per divulgare il pensiero umano, è straordinaria la sua efficacia in duplice senso, sia nell’educare gli animi, sia nel corromperli). Ché anzi era opportuno assegnare alla suddetta Congregazione un incarico siffatto, come precipuo, appropriato e particolare, anche per evitare i conflitti di competenza tra le varie Congregazioni; come abbiamo detto, questo non era motivo ultimo per cui fosse affrontato il nuovo ordinamento della Curia. Accadeva che la Congregazione del Santo Uffizio era solita applicare la censura sui libri e su altri scritti tutte le volte che lo riteneva necessario e utile; e ciò non era di scarsa importanza al fine di compiere o piuttosto di ristabilire l’unione delle due Congregazioni; infatti fin dall’inizio erano una, sola, mentre in epoca successiva parve opportuno separarle.

Ma siccome vi erano alcuni motivi che suggerivano, al momento, di non riunirle di nuovo, piacque al Predecessore di tralasciare frattanto la questione e di attuare, allora, quanto era possibile, e di trasmettere ai Successori quanto si era proposto di emendare, se essi così vorranno e quando i tempi lo consentiranno.

Ora dunque, rimossi gli ostacoli, Noi, in perfetto accordo col Nostro Predecessore e dopo aver riunito in consiglio quelle stesse eminenti personalità che avevano collaborato con zelo con il Nostro Predecessore prima che fosse promulgato il nuovo Codice e affinché non vi fosse parte alcuna che lasciasse a desiderare, decidemmo di attribuire alla Sacra Congregazione del Santo Uffizio l’incarico di condannare gli scritti malefici, in modo che ad essa appartenga propriamente e specificamente quell’incarico come finora appartenne alla Sacra Congregazione dell’Indice, che da questo momento cessa di esistere.

E affinché il Sant’Uffizio, con questo supplemento di doveri, non sia sopraffatto dai troppo numerosi incarichi, è importante stabilire che tutto ciò che riguarda le indulgenze sia da questo momento attribuito alla Penitenzieria Apostolica; ad essa, conforme alla norma vigente, compete giudicare tutte le questioni che riguardano « l’uso e la concessione delle Indulgenze, salvo il diritto del Sant’Uffizio di esaminare tutto ciò che riguarda la dottrina dogmatica nelle nuove preghiere e forme di devozione ». Ciò è suggerito dalla stessa affinità delle questioni trattate, come proprie, dalla Penitenzieria Apostolica.

Con questi cambiamenti Ci sembra di aver reso perfetto (per quanto tali possano essere le opere umane) l’ordinamento della Curia Romana e di aver condotto pienamente ad effetto il magnifico progetto del Nostro Predecessore.

 

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