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BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 27 febbraio 2008

 

Saluto ai pellegrini presenti nella Basilica Vaticana:

Sono lieto di salutare cordialmente tutti voi, cari pellegrini provenienti da varie parti d’Italia. Vi incoraggio a crescere nella carità mediante concreti gesti di solidarietà verso le persone più deboli e bisognose, il cui volto è immagine di quello di Cristo. Quanto di materiale doniamo agli altri, è segno del dono più grande che possiamo offrire ai fratelli con l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. Questo tempo di Quaresima sia caratterizzato da uno sforzo personale e comunitario di adesione a Cristo per essere testimoni del suo amore.

Je salue cordialement les pèlerins de langue française présents dans cette basilique. Que votre pèlerinage au tombeau de l’Apôtre Pierre soit pour vous l’occasion de mieux découvrir que Dieu est amour et que sa rencontre constitue la seule réponse aux inquiétudes du cœur humain. Par l’intercession de la Vierge Marie, que Dieu vous bénisse ainsi que vos familles et toutes les personnes qui vous sont proches !

Dear Brothers and Sisters, I am pleased to welcome all the English-speaking visitors present here today.  May your stay in Rome strengthen your faith, and grant you courage to continue your Lenten journey in prayer, fasting, reconciliation and compassion. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of joy and peace!

Ganz herzlich heiße ich die Audienzteilnehmer aus den deutschsprachigen Ländern hier im Petersdom willkommen. Eure Wallfahrt zum Grab des Apostels Petrus stärke euch im Glauben und in der Liebe, damit ihr Zeugnis geben könnt für die Frohbotschaft des Evangeliums. Die Fastenzeit lädt uns zudem ein, unser Herz für die materielle und seelische Not unserer Mitmenschen zu öffnen, in denen uns Christus selbst begegnet. Er ist es, der uns um unsere Zuwendung und unsere Solidarität bitten. Seien wir großzügig und teilen wir unsere Zeit, unsere Güter und auch unseren Glauben mit unseren bedürftigen Brüdern und Schwestern. Der Herr segne euch und eure Familien.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española aquí presentes. Os deseo que vuestra visita a Roma contribuya a reavivar vuestra vida cristiana con el testimonio de fe y caridad que los Apóstoles dieron en su martirio. Al mismo tiempo, os animo a proseguir con renovada esperanza vuestro camino de conversión cuaresmal para llegar, con el corazón purificado, a la celebración gozosa de la Pascua.

* * *

Sant’Agostino

V: La triplice conversione

Cari fratelli e sorelle,

con l’incontro di oggi vorrei concludere la presentazione della figura di sant’Agostino. Dopo esserci soffermati sulla sua vita, sulle opere e su alcuni aspetti del suo pensiero, oggi vorrei tornare sulla sua vicenda interiore, che ne ha fatto uno dei più grandi convertiti della storia cristiana. A questa sua esperienza ho dedicato in particolare la mia riflessione durante il pellegrinaggio che ho compiuto a Pavia, l’anno scorso, per venerare le spoglie mortali di questo Padre della Chiesa. In tal modo ho voluto esprimere a lui l’omaggio di tutta la Chiesa cattolica, ma anche rendere visibile la mia personale devozione e riconoscenza nei confronti di una figura alla quale mi sento molto legato per la parte che ha avuto nella mia vita di teologo, di sacerdote e di Pastore.

Ancora oggi è possibile ripercorrere la vicenda di sant’Agostino grazie soprattutto alle Confessioni, che sono all’origine di una delle forme letterarie più specifiche dell’Occidente, l’autobiografia, cioè l’espressione personale della coscienza di sé. Ebbene, chiunque avvicini questo libro straordinario e affascinante, ancora oggi molto letto, si accorge facilmente come la conversione di Agostino non sia stata improvvisa né pienamente realizzata fin dall’inizio, ma possa essere definita piuttosto come un vero e proprio cammino, che resta un modello per ciascuno di noi. Questo itinerario culminò certamente con la conversione e poi con il Battesimo, ma non si concluse in quella Veglia pasquale dell’anno 387, quando a Milano il retore africano venne battezzato dal Vescovo Ambrogio. Il cammino di conversione di Agostino infatti continuò umilmente sino alla fine della sua vita, tanto che si può veramente dire che le sue diverse tappe – se ne possono distinguere facilmente tre – siano un’unica grande conversione.

Sant’Agostino è stato un ricercatore appassionato della verità: lo è stato fin dall’inizio e poi per tutta la sua vita. La prima tappa del suo cammino di conversione si è realizzata proprio nel progressivo avvicinamento al cristianesimo. In realtà, egli aveva ricevuto dalla madre Monica, alla quale restò sempre legatissimo, un’educazione cristiana e, benché avesse vissuto durante gli anni giovanili una vita sregolata, sempre avvertì un’attrazione profonda per Cristo, avendo bevuto l’amore per il nome del Signore con il latte materno, come lui stesso sottolinea (cfr Confessioni III,4,8). Ma anche la filosofia, soprattutto quella d’impronta platonica, aveva contribuito ad avvicinarlo ulteriormente a Cristo, manifestandogli l’esistenza del Logos, la Ragione creatrice. I libri dei filosofi gli indicavano che c’è la Ragione, dalla quale viene poi tutto il mondo, ma non gli dicevano come raggiungere questo Logos, che sembrava così lontano. Soltanto la lettura dell’epistolario di san Paolo, nella fede della Chiesa cattolica, gli rivelò pienamente la verità. Questa esperienza fu sintetizzata da Agostino in una delle pagine più famose delle Confessioni. Egli racconta che, nel tormento delle sue riflessioni, ritiratosi in un giardino, udì all’improvviso una voce infantile che ripeteva una cantilena, mai udita prima: tolle, lege, tolle, lege, «prendi, leggi, prendi, leggi» (VIII,12,29). Si ricordò allora della conversione di Antonio, padre del monachesimo, e con premura tornò al codice paolino che aveva poco prima tra le mani, lo aprì e lo sguardo gli cadde sul passo della Lettera ai Romani, dove l’Apostolo esorta ad abbandonare le opere della carne e a rivestirsi di Cristo (13,13-14). Aveva capito che quella parola in quel momento era rivolta personalmente a lui, veniva da Dio tramite l’Apostolo e gli indicava cosa fare in quel momento. Così sentì dileguarsi le tenebre del dubbio e si ritrovò finalmente libero di donarsi interamente a Cristo: «Avevi convertito a te il mio essere», egli commenta (Confessioni VIII,12,30). Fu questa la sua prima e decisiva conversione.

A questa tappa fondamentale del suo lungo cammino il retore africano arrivò grazie alla sua passione per l’uomo e per la verità, passione che lo portò a cercare Dio grande e inaccessibile. La fede in Cristo gli fece capire che il Dio, apparentemente così lontano, in realtà non lo era. Egli, infatti, si era fatto vicino a noi, divenendo uno di noi. In questo senso la fede in Cristo portò a compimento la lunga ricerca di Agostino sul cammino della verità. Solo un Dio fattosi «toccabile», uno di noi, era finalmente un Dio che si poteva pregare, per il quale e con il quale si poteva vivere. E’ questa una via da percorrere con coraggio e nello stesso tempo con umiltà, nell’apertura a una purificazione permanente, di cui ognuno di noi ha sempre bisogno. Ma con quella Veglia pasquale del 387, come abbiamo detto, il cammino di Agostino non era concluso. Tornato in Africa e fondato un piccolo monastero, vi si ritirò con pochi amici per dedicarsi alla vita contemplativa e di studio. Questo era il sogno della sua vita. Adesso era chiamato a vivere totalmente per la verità, con la verità, nell’amicizia di Cristo che è la Verità. Un bel sogno che durò tre anni, fino a quando egli non venne, suo malgrado, consacrato sacerdote a Ippona e destinato a servire i fedeli, continuando sì a vivere con Cristo e per Cristo, ma a servizio di tutti. Questo gli era molto difficile, ma capì fin dall’inizio che solo vivendo per gli altri, e non semplicemente per la sua privata contemplazione, poteva realmente vivere con Cristo e per Cristo. Così, rinunciando a una vita solo di meditazione, Agostino imparò, spesso con difficoltà, a mettere a disposizione il frutto della sua intelligenza a vantaggio degli altri. Imparò a comunicare la sua fede alla gente semplice e a vivere così per essa in quella che divenne la sua città, svolgendo senza stancarsi un’attività generosa e gravosa, che così descrive in uno dei suoi bellissimi sermoni: «Continuamente predicare, discutere, riprendere, edificare, essere a disposizione di tutti – è un ingente carico, un grande peso, un’immane fatica» (Sermoni 339,4). Ma questo peso egli prese su di sé, capendo che proprio così poteva essere più vicino a Cristo. Capire che si arriva agli altri con semplicità e umiltà, fu questa la sua seconda conversione.

Ma c’è un’ultima tappa del cammino agostiniano, una terza conversione: quella che lo portò ogni giorno della sua vita a chiedere perdono a Dio. Inizialmente aveva pensato che una volta battezzato, nella vita di comunione con Cristo, nei Sacramenti, nella celebrazione dell’Eucaristia, sarebbe arrivato alla vita proposta dal Discorso della montagna: alla perfezione donata nel Battesimo e riconfermata nell’Eucaristia. Nell’ultima parte della sua vita capì che quello che aveva detto nelle sue prime prediche sul Discorso della montagna – cioè che adesso noi da cristiani viviamo questo ideale permanentemente – era sbagliato. Solo Cristo stesso realizza veramente e completamente il Discorso della montagna. Noi abbiamo sempre bisogno di essere lavati da Cristo e da Lui rinnovati. Per questo abbiamo bisogno di quella conversione permanente, che si alimenta all’umiltà di saperci peccatori in cammino, finché il Signore ci dia la mano definitivamente e ci introduca nella vita eterna. In questo atteggiamento di umiltà, vissuto giorno dopo giorno, Agostino visse e morì.

Questo sentimento di indegnità davanti all’unico Signore Gesù lo introdusse all’esperienza di un’umiltà anche intellettuale. Agostino, infatti, che è una delle più grandi figure nella storia del pensiero, volle negli ultimi anni della sua vita sottoporre a un lucido esame critico tutte le sue numerosissime opere. Ebbero così origine le Retractationes (Ritrattazioni), che in questo modo inseriscono il suo pensiero teologico, davvero grande, nella fede umile e santa di quella che egli chiama semplicemente con il nome di Catholica, cioè della Chiesa. «Ho compreso – scrive appunto in questo originalissimo libro (I,19,1-3) – che uno solo è veramente perfetto e che le parole del Discorso della montagna sono totalmente realizzate in uno solo: in Gesù Cristo stesso. Tutta la Chiesa invece – tutti noi, inclusi gli Apostoli – dobbiamo pregare ogni giorno: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori».

Convertito a Cristo, che è verità e amore, Agostino lo ha seguito per tutta la vita ed è diventato un modello per ogni essere umano, per noi tutti in cerca di Dio. Per questo ho voluto concludere il mio pellegrinaggio a Pavia riconsegnando idealmente alla Chiesa e al mondo, davanti alla tomba di questo grande innamorato di Dio, la mia prima Enciclica, intitolata Deus caritas est. Questa infatti molto deve, soprattutto nella sua prima parte, al pensiero di sant’Agostino. Anche oggi, come al suo tempo, l’umanità ha bisogno di conoscere e soprattutto di vivere questa realtà fondamentale: Dio è amore, e l’incontro con Lui è la sola risposta alle inquietudini del cuore umano. Un cuore che è abitato dalla speranza, forse ancora oscura e inconsapevole in molti nostri contemporanei, ma che per noi cristiani apre già oggi al futuro, tanto che san Paolo ha scritto che «nella speranza siamo stati salvati» (Rm 8,24). Alla speranza ho voluto dedicare la mia seconda Enciclica, Spe salvi, e anch’essa è largamente debitrice nei confronti di Agostino e del suo incontro con Dio.

In un bellissimo testo sant’Agostino definisce la preghiera come espressione del desiderio e afferma che Dio risponde allargando verso di Lui il nostro cuore. Da parte nostra dobbiamo purificare i nostri desideri e le nostre speranze per accogliere la dolcezza di Dio (cfr Commento alla Prima Lettera di Giovanni 4,6). Questa sola, infatti, aprendoci anche agli altri, ci salva. Preghiamo dunque che nella nostra vita ci sia ogni giorno concesso di seguire l’esempio di questo grande convertito, incontrando come lui in ogni momento della nostra vita il Signore Gesù, l’unico che ci salva, ci purifica e ci dà la vera gioia, la vera vita.


Saluti:

Je suis heureux d’accueillir ce matin les pèlerins francophones. Je salue particulièrement les prêtres et les séminaristes de Chambéry, accompagnés de l’archevêque, Mgr Laurent Ulrich, ainsi que les novices de la Congrégation Saint-Jean et les jeunes. Suivant l’exemple de saint Augustin, soyez toujours des chercheurs de la vérité, en allant avec confiance à la rencontre du Seigneur Jésus, l’unique sauveur. Que Dieu vous bénisse !

I welcome all the English speaking visitors present today, including the many student groups and the pilgrims from England, Sweden, Malta, Japan, Canada and the United States. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of joy and peace.

Von Herzen begrüße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Zunge. Besonders heiße ich die Konferenz der deutschsprachigen Seminarregenten und Konviktsdirektoren willkommen. Mögen die Schriften und das Vorbild des heiligen Augustinus für uns alle eine Hilfe auf unserem Weg der täglich neu nötigen Bekehrung sein. Dazu bestärke uns der Allmächtige Gott mit seinem Segen.

Saludo cordialmente a los visitantes de lengua española. En particular, a los formadores y seminaristas de Córdoba, con su Obispo, a los que animo a seguir con entusiasmo su preparación al sacerdocio. Saludo también a las Cofradías del Cristo de la Expiración de Sevilla y de Málaga, a los distintos grupos de estudiantes y peregrinos venidos de Argentina, Chile, España, México, y de otros países latinoamericanos. Siguiendo el ejemplo de san Agustín, os exhorto a fijar vuestra mirada en Cristo, que se entregó por nosotros, y proseguir con esperanza vuestro camino de conversión cuaresmal. Muchas gracias.

Saluto in lingua polacca:

Witam Polaków obecnych na tej audiencji. Pozdrawiam szczególnie głuchoniewidomych z Warszawy. Niech okres Wielkiego Postu będzie dla wszystkich czasem dobrego przygotowania do świąt zmartwychwstania Pańskiego. Serdecznie wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

Traduzione italiana:

Saluto i polacchi presenti in quest’udienza. In modo particolare saluto i sordi-ciechi provenienti da Varsavia. Il periodo della Quaresima sia per tutti un tempo di buona preparazione alla festa della Risurrezione del Signore. Cordialmente vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:

Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov z farnosti Blatné. Bratia a sestry, Pôstna doba nás pobáda, aby sme uznali v Ježišovi Kristovi našu najväčšiu nádej. Pozývam vás, aby ste boli vo svete vernými svedkami jeho Radostnej zvesti o vykúpení. Ochotne žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

Traduzione italiana:

Saluto di cuore i pellegrini slovacchi provenienti dalla parrocchia di Blatné. Fratelli e sorelle, il tempo della Quaresima ci esorta a riconoscere Gesù Cristo come nostra suprema speranza. Vi invito ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della redenzione. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovena:

Lepo pozdravljam vernike iz Škofje Loke v Sloveniji! V času priprave na sveto birmo, ki jo boste letos prejeli, ste se podali na romarsko pot po Italiji in prišli tudi na srečanje s Petrovim naslednikom. Bodite vedno odprti za navdihe Svetega Duha in naj bo z vami moj blagoslov!

Traduzione italiana:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli provenienti da Škofja Loka in Slovenia! In preparazione alla Cresima che riceverete quest’anno, siete in pellegrinaggio ai luoghi sacri dell’Italia e partecipate anche all’incontro con il Successore di Pietro. Siate sempre aperti alle ispirazioni dello Spirito Santo e la mia Benedizione vi accompagni!

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i Vescovi amici del Movimento dei Focolari, e assicuro la mia preghiera affinché il Signore li sostenga nel quotidiano ministero pastorale a servizio del Popolo di Dio. Saluto i rappresentanti della Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione "Auxilium" e quelli della Scuola Antonio Rosmini di Roma ringraziando ciascuno perché, con la partecipazione a questo incontro, hanno voluto rinnovare la loro filiale devozione verso il Successore di Pietro. Saluto i partecipanti al convegno promosso dall'Associazione Italiana di Medicina Nucleare e auguro di portare avanti il loro impegnativo lavoro diagnostico e terapeutico con rinnovati sentimenti di profondo rispetto per la persona umana. Saluto poi gli esponenti della Marina Militare Italiana, i militari del Reggimento Lancieri di Montebello e i rappresentanti della Polizia di Stato di Isernia. Tutti incoraggio a seguire con generosa fedeltà Gesù e il suo Vangelo, per essere cristiani autentici in famiglia, nel lavoro e in ogni altro ambiente.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari fratelli e sorelle, proseguendo l'itinerario quaresimale, la Chiesa ci invita a seguire le orme di Cristo che si dirige verso Gerusalemme, dove darà compimento alla sua missione redentrice. Lasciatevi illuminare dalla sua parola affinché sia nello studio, sia nella malattia, sia nella vita di famiglia possiate sperimentare la sua presenza e percorrere un cammino di autentica conversione in questo sacro tempo di penitenza.

 

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