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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
A S.E. IL SIGNOR YVES GAZZO,
CAPO DELLA DELEGAZIONE
DELLA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE
 PRESSO LA SANTA SEDE*

Lunedì, 19 ottobre 2009

 

Signor Ambasciatore,

Sono lieto di riceverla, Eccellenza, e di accreditarla come Rappresentante della Commissione delle Comunità Europee presso la Santa Sede. Le sarei grato se volesse esprimere a S.E. il signor José Manuel Barroso, che è stato appena rieletto a capo della Commissione, i miei voti cordiali per la sua persona e per il nuovo mandato che gli è stato affidato, e anche per tutti i suoi collaboratori.

Quest'anno l'Europa commemora il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. Ho voluto onorare in modo particolare questo evento recandomi nella Repubblica Ceca. In quella terra provata dal giogo di una dolorosa ideologia, ho potuto rendere grazie per il dono della libertà recuperata che ha permesso al continente europeo di ritrovare la sua integrità e la sua unità.

Lei, signor Ambasciatore, ha appena definito l'Unione Europea come "un'area di pace e di stabilità che riunisce ventisette Stati con gli stessi valori fondamentali". È una felice definizione. È tuttavia giusto osservare che l'Unione Europea non si è dotata di questi valori, ma che sono stati piuttosto questi valori condivisi a farla nascere e a essere la forza di gravità che ha attirato verso il nucleo dei Paesi fondatori le diverse nazioni che hanno successivamente aderito a essa, nel corso del tempo. Questi valori sono il frutto di una lunga e tortuosa storia nella quale, nessuno lo può negare, il cristianesimo ha svolto un ruolo di primo piano. La pari dignità di tutti gli esseri umani, la libertà d'atto di fede alla radice di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo del bene comune, lo sviluppo umano - intellettuale, sociale ed economico - in quanto vocazione divina (cfr. Caritas in veritate, nn. 16-19) e il senso della storia che ne deriva, sono altrettanti elementi centrali della Rivelazione cristiana che continuano a modellare la civiltà europea.

Quando la Chiesa ricorda le radici cristiane dell'Europa, non è alla ricerca di uno statuto privilegiato per se stessa. Essa vuole fare opera di memoria storica ricordando in primo luogo una verità - sempre più passata sotto silenzio - ossia l'ispirazione decisamente cristiana dei Padri fondatori dell'Unione Europea. A livello più profondo, essa desidera mostrare anche che la base dei valori proviene soprattutto dall'eredità cristiana che continua ancora oggi ad alimentarla.

Questi valori comuni non costituiscono un aggregato anarchico o aleatorio, ma formano un insieme coerente che si ordina e si articola, storicamente, a partire da una visione antropologica precisa. Può l'Europa omettere il principio organico originale di questi valori che hanno rivelato all'uomo allo stesso tempo la sua eminente dignità e il fatto che la sua vocazione personale lo apre a tutti gli altri uomini con i quali è chiamato a costituire una sola famiglia? Lasciarsi andare a questo oblio, non significa esporsi al rischio di vedere questi grandi e bei valori entrare in concorrenza o in conflitto gli uni con gli altri? O ancora, questi valori non rischiano di essere strumentalizzati da individui e da gruppi di pressione desiderosi di far valere interessi particolari a detrimento di un progetto collettivo ambizioso - che gli europei attendono - che si preoccupi del bene comune degli abitanti del Continente e del mondo intero? Questo rischio è già stato percepito e denunciato da numerosi osservatori che appartengono a orizzonti molto diversi. È importante che l'Europa non permetta che il suo modello di civiltà si sfaldi, pezzo dopo pezzo. Il suo slancio originale non deve essere soffocato dall'individualismo o dall'utilitarismo.

Le immense risorse intellettuali, culturali ed economiche del continente continueranno a recare frutto se continueranno a essere fecondate dalla visione trascendente della persona umana che costituisce il tesoro più prezioso dell'eredità europea. Questa tradizione umanista, nella quale si riconoscono tante famiglie dal pensiero a volte molto diverso, rende l'Europa capace di affrontare le sfide di domani e di rispondere alle attese della popolazione. Si tratta principalmente della ricerca del giusto e delicato equilibrio fra l'efficienza economica e le esigenze sociali, della salvaguardia dell'ambiente, e soprattutto dell'indispensabile e necessario sostegno alla vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, e alla famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. L'Europa sarà realmente se stessa solo se saprà conservare l'originalità che ha fatto la sua grandezza e che è in grado di fare di essa, nel futuro, uno degli attori principali nella promozione dello sviluppo integrale delle persone, che la Chiesa cattolica considera come l'unica via in grado di porre rimedio agli squilibri presenti nel nostro mondo.

Per tutti questi motivi, signor Ambasciatore, la Santa Sede segue con rispetto e grande attenzione l'attività delle Istituzioni europee, auspicando che queste, con il loro lavoro e la loro creatività, onorino l'Europa che è più di un continente, è una "casa spirituale" (cfr. Discorso alle Autorità civili e al Corpo diplomatico, Praga, 26 settembre 2009). La Chiesa desidera "accompagnare" la costruzione dell'Unione Europea. Per questo si permette di ricordarle quali sono i valori fondatori e costitutivi della società europea affinché possano essere promossi per il bene di tutti.

Mentre comincia la sua missione presso la Santa Sede, desidero ribadirle la mia soddisfazione per le eccellenti relazioni che intrattengono la Comunità Europea e la Santa Sede, e le formulo, signor Ambasciatore, i miei voti migliori per il buon svolgimento del suo nobile incarico. Sia certo che troverà presso i miei collaboratori l'accoglienza e la comprensione di cui potrà aver bisogno.

Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni divine.


*L'Osservatore Romano 19-20.10.2009, p.2.

 

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