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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

La malinconia non è cristiana

Venerdì, 10 maggio 2013

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 107, Ven.- Sab. 10-11/05/2013)

 

Parlava della gioia Papa Francesco questa mattina, venerdì 10 maggio, durante la messa nella cappella della Domus Sanctae Marthae e dunque ha voluto in qualche modo descrivere il suo stato d’animo per la presenza, nella stessa residenza, di Sua Santità Tawadros ii, Papa di Alessandria, e condividere la sua gioia con i fedeli presenti alla celebrazione.

«Oggi — ha detto infatti — c’è un motivo bello di gioia, in questa Casa» dove è ospitato «il Papa di Alessandria, il Patriarca della Chiesa di Marco». E ha anche spiegato il perché della sua gioia: «È un fratello che viene a trovare la Chiesa di Roma per parlare, per fare assieme un pezzo di strada. È un fratello vescovo», è «come me, un vescovo, e porta avanti una Chiesa. Chiediamo al Signore che lo benedica e lo aiuti nel suo ministero di portare avanti la Chiesa copta; e anche per noi, perché sappiamo percorrere insieme questo pezzo di strada. Questa è una vera gioia, una piccola gioia di oggi. Rendiamo grazie al Signore per questa gioia». Il Papa aveva accolto il Patriarca ieri mattina, giovedì 9 maggio, quando il capo della Chiesa copta d’Egitto era giunto proprio a Santa Marta — dove si tratterrà sino alla fine della sua permanenza a Roma, il 13 prossimo — con tutto il suo seguito. Questa mattina c’è stata l’udienza ufficiale, come riferiamo in questa stessa pagina.

La riflessione sulla gioia è stata ispirata da un brano del vangelo di Luca (24, 50-53) in cui si parla dell’Ascensione del Signore e si racconta dei discepoli che «sono tornati a Gerusalemme pieni di gioia. Il dono che Gesù aveva dato loro — ha spiegato il Papa — non era una certa nostalgia» ma «era gioia». Quella gioia, dirà poco più avanti, che devono coltivare e testimoniare ancora oggi i cristiani per non essere tristi. I cristiani malinconici — ha aggiunto — hanno una «faccia da peperoncini all’aceto».

La gioia di cui ha parlato è quella che Gesù aveva promesso ai discepoli: la gioia cristiana. E li aveva assicurati che «nessuno potrà toglierla». Ma «cosa è questa gioia?» si è chiesto il Papa. «È l’allegria? No: non è lo stesso. L’allegria è buona, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un’altra cosa». Non viene dai motivi del momento, «è una cosa più profonda. È un dono. L’allegria, se noi vogliamo viverla tutti i momenti, alla fine si trasforma in leggerezza, superficialità, e anche ci porta a quello stato di mancanza di saggezza cristiana, ci fa un po’ scemi, ingenui, no? Tutto è allegria? No. La gioia è un’altra cosa. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. È come un’unzione dello Spirito».

E questa gioia «è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre. L’altro giorno — ha ricordato il Pontefice — ho detto che Paolo andava a predicare, faceva ponti perché era sicuro di Gesù». È quella stessa sicurezza che ci dà la gioia. «Il gioioso, la gioiosa, è un uomo, è una donna, sicuro, sicura» che Gesù è con noi. Ma è una sicurezza che possiamo avere sempre? Una sicurezza che «che possiamo imbottigliarla — ha detto il Papa con un’espressione colorita — per averla sempre con noi? No, perché se noi vogliamo avere questa gioia soltanto per noi, alla fine si ammala e il nostro cuore diviene un po’ stropicciato e la nostra faccia non trasmette quella gioia grande ma quella nostalgia, quella malinconia che non è sana. Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncini all’aceto» e non quella di chi è gioioso e ha una vita bella.

Ma la gioia, ha aggiunto il Santo Padre, non si può fermare: deve andare avanti perché «è una virtù pellegrina. È un dono che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga la strada e allarga la strada». Ed è una virtù dei grandi, «di quei grandi che — ha precisato — sono al di sopra delle pochezze, che sono al di sopra di queste piccolezze umane, che non si lasciano coinvolgere in quelle piccole cose interne della comunità, della Chiesa; guardano sempre all’orizzonte». La gioia, ha proseguito il Vescovo di Roma, è una virtù del cammino. «Sant’Agostino diceva: “Canta e cammina!”. Questa è la gioia del cristiano: il cristiano canta con la gioia, e cammina, e porta questa gioia. Anche questa gioia alcune volte è un po’ nascosta dalla croce, ma canta e cammina. Sa lodare Dio come gli apostoli quando sono tornati dal monte, dopo l’Ascensione di Gesù». La gioia, ha concluso il Papa, «è il dono che ci porta alla virtù della magnanimità. Il cristiano è magnanimo, non può essere pusillanime: è magnanimo. E proprio la magnanimità è la virtù del respiro, è la virtù di andare sempre avanti, ma con quello spirito pieno dello Spirito Santo».

Alla messa ha partecipato, tra gli altri, un gruppo della Radio Vaticana, accompagnato dal direttore generale, padre Federico Lombardi, dal direttore amministrativo, Alberto Gasbarri, e dal responsabile dell’ufficio promozione e sviluppo, padre Lech Rynkiewicz.

 



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