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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

La grazia della gioia

Venerdì, 6 settembre 2013

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 204, Sab. 7/09/2013)

 

Essere cristiano significa avere la gioia di appartenere totalmente a Cristo, «unico sposo della Chiesa», e andare incontro a lui così come si va a una festa di nozze. Dunque la gioia e la consapevolezza della centralità di Cristo sono i due atteggiamenti che i cristiani devono coltivare nella quotidianità. Lo ha ricordato Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata questa mattina, venerdì 6 settembre, nella cappella della Domus Sanctae Marthae.

La riflessione di Papa Francesco ha tratto spunto dall’episodio evangelico proposto dalla liturgia, nel quale l’evangelista Luca narra il confronto tra Gesù, i farisei e gli scribi sul fatto che i discepoli che sono con lui mangiano e bevono mentre gli altri fanno digiuno (Luca 5, 33-39). Il Pontefice ha spiegato ciò che Gesù, nella sua risposta agli scribi, vuol far capire. Egli si presenta come sposo: «Lui è lo sposo. La Chiesa è la sposa. E nel Vangelo — ha precisato il Papa — tante volte questa immagine ritorna: le vergini prudenti che aspettano lo sposo con le lampade accese; la festa che fa il padre per le nozze del figlio». Con la sua risposta agli scribi, ha precisato il Pontefice, «il Signore dice che quando si è sposo non si può digiunare, non si può essere triste. Il Signore qui ci fa vedere il rapporto tra lui e la Chiesa come nozze». Da qui, ha spiegato, «il motivo più profondo per cui la Chiesa custodisce tanto il sacramento del matrimonio. E lo chiama sacramento grande perché è proprio l’immagine dell’unione di Cristo con la Chiesa». Quindi quando si parla di nozze «si parla di festa, si parla di gioia; e questo indica a noi cristiani un atteggiamento»: quando trova Gesù Cristo e incomincia a vivere secondo il vangelo, il cristiano deve farlo con gioia. Una gioia «perché è una grande festa».

Il cristiano è fondamentalmente gioioso. Per rendere ancor più efficace l’immagine, il Papa ha ricordato l’episodio del miracolo di Gesù alle nozze di Cana. «Se non c’è vino non c’è festa. Immaginiamo — ha detto —: finire quelle nozze bevendo il te o il succo di frutta... Non va. E la Madonna chiede il miracolo». E così è la vita cristiana, caratterizzata proprio da questo «atteggiamento, gioioso, gioioso di cuore».

Naturalmente, ha aggiunto il Pontefice, «ci sono momenti di croce, momenti di dolore, ma c’è sempre quel senso di pace profonda. Perché? La vita cristiana si vive come festa, come le nozze di Gesù con la Chiesa». E qui il Santo Padre ha ricordato come i primi martiri cristiani affrontassero il martirio come se andassero alle nozze; anche in quel momento avevano il cuore gioioso. Dunque il primo atteggiamento del cristiano che incontra Gesù, ha ripetuto il Papa, è simile a quello della Chiesa che si unisce come sposa a Gesù. «E alla fine del mondo — ha aggiunto — sarà la festa definitiva, quando la nuova Gerusalemme sarà vestita come una sposa».

Per spiegare il secondo atteggiamento il Santo Padre ha richiamato la parabola delle nozze del figlio del re (Matteo 22, 1-14; Luca 14, 16-24). «Alcuni — ha ricordato — erano tanto impegnati negli affari della vita da non poter andare a quella festa. E il Signore, il re, ha detto: andate agli incroci dei cammini e portate tutti, i viaggiatori, i poveri, i malati, i lebbrosi e anche i peccatori, portate tutti. Buoni e cattivi. Tutti sono invitati alla festa. E la festa incominciò. Ma poi il re guardò uno che non era con la veste nuziale. Certo, a noi viene da domandarci “Padre, ma come: sono stati presi agli incroci delle strade e poi si chiede la veste nuziale? Cosa significa questo?”. È semplicissimo: Dio ci chiede solo una cosa per entrare alla festa, la totalità». Papa Francesco ha spiegato: «Lo sposo è il più importante; lo sposo riempie tutto. E questo ci porta alla prima lettura (Colossesi 1, 15-20) che ci parla fortemente della totalità di Gesù. Primogenito di tutta la creazione, in lui furono create tutte le cose e furono create per mezzo di lui e in vista di lui; perché egli è il centro di tutte le cose. Egli è anche il capo del corpo della Chiesa. Egli è principio. Dio ha dato a lui la pienezza, la totalità perché in lui siano riconciliate tutte le cose».

Quest’immagine ci fa capire, ha proseguito il Santo Padre, che lui è «tutto», è «unico»: è «l’unico sposo». E dunque se il primo atteggiamento del cristiano «è la festa, il secondo atteggiamento — ha precisato — è riconoscerlo come unico. E quello che non lo riconosce non ha la veste per andare alla festa, per andare alle nozze». Se Gesù ci chiede questo riconoscimento è perché lui come sposo «è fedele, sempre fedele. E ci chiede la fedeltà». Non si possono servire due padroni: «O si serve il Signore — ha ricordato il Papa — o si serve il mondo».

Dunque è questo «il secondo atteggiamento cristiano: riconoscere Gesù come il tutto, come il centro, la totalità», anche se ci sarà sempre la tentazione di rifiutare questa «novità del vangelo, questo vino nuovo». È necessario perciò accogliere la novità del vangelo. Anche perché «gli otri vecchi non possono portare il vino nuovo». Gesù è lo sposo della Chiesa, che ama la Chiesa e che dà la sua vita per la Chiesa. Egli organizza una grande «festa di nozze. Gesù a noi — ha concluso il Vescovo di Roma — chiede la gioia della festa. La gioia di essere cristiani». Ma ci chiede anche di essere totalmente suoi; tuttavia se manteniamo atteggiamenti o facciamo cose che non si addicono a questo essere totalmente suoi «non fa niente: pentiamoci, chiediamo perdono e andiamo avanti», senza stancarci di «chiedere la grazia di essere gioiosi».

 



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