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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

La giornata dei bambini 

Giovedì, 14 novembre 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.261, Sab. 15/11/2014)

Una piccola giornata romana della gioventù. O, meglio ancora, una giornata dei bambini, con tanto di vivace lezione di catechismo a tu per tu con il proprio vescovo. È stata questa l’esperienza vissuta da un gruppo di ragazzi della parrocchia di Santa Maria Madre della Provvidenza, al quartiere Gianicolense, che venerdì mattina, 14 novembre, hanno partecipato alla messa celebrata dal Papa nella cappella della Casa Santa Marta. E per «trasmettere la fede» ai ragazzi di oggi, ha affermato Francesco, servono persone che diano l’esempio «e non le parole».

La loro presenza alla messa non è passata inosservata. «Se guardo da quella parte mi sembra la giornata della gioventù!» ha commentato il Pontefice iniziando la sua omelia e confidando che per lui era come celebrare quella che nelle parrocchie è la «messa dei ragazzi». Ed «è bello guardare i ragazzi» ha rimarcato, perché vuol dire «guardare a un futuro, guardare a una promessa, guardare al mondo che verrà».

Ma — ed è la prima domanda rivolta da Francesco agli adulti, agli educatori — «cosa lasciamo ai ragazzi? Quale esempio diamo?». Soprattutto, ha insistito riferendosi alla seconda Lettera di san Giovanni (1, 3-9) appena proclamata, «insegniamo quello che abbiamo sentito nella prima lettura: camminare nell’amore e nella verità? O lo insegniamo con le parole, ma la nostra vita va da un’altra parte?». Ecco perché il Papa ha tenuto a ribadire che «per noi guardare i ragazzi è una responsabilità». Infatti «un cristiano deve prendersi cura dei ragazzi, dei bambini e trasmettere la fede, trasmettere quello che vive, che è nel suo cuore: noi non possiamo ignorare le piantine che crescono».

Proprio per questo, ha suggerito il Pontefice, «oggi ci farà bene pensare come sia il mio atteggiamento con i bambini, con i ragazzi, con i giovani». E ha proposto un esame di coscienza, attraverso alcune domande: «Com’è il mio atteggiamento? È un atteggiamento di fratello, di padre, di madre, di sorella, che lo fa crescere, o è un atteggiamento di distacco» del tipo «loro crescono, io faccio la mia vita...?».

«È importante» riconoscere bene il nostro comportamento in proposito. Infatti «tutti noi — ha spiegato il Papa — abbiamo una responsabilità di dare il meglio che abbiamo, e il meglio che noi abbiamo è la fede: darla a loro, ma darla con l’esempio. Con le parole non serve. Oggi le parole non servono. In questo mondo dell’immagine, tutti questi hanno il telefonino, e le parole non servono». «Quello che conta davvero è l’esempio». La domanda decisiva da fare a se stessi riguardo all’educazione dei più giovani è dunque: «cosa do loro?».

A questo punto Francesco, guardando verso i banchi dove avevano preso posto i ragazzi della parrocchia romana, si è rivolto direttamente a loro, intessendo un dialogo fatto di botta e risposta: «E voi perché siete venuti a messa? Lo sai? Chi osa dirlo? Perché siete venuti a messa? Avete paura di parlare? Perché? Hanno paura!». E dopo aver salutato il parroco, ha nuovamente invitato i ragazzi a rispondere ad alta voce alla domanda sul motivo della loro presenza alla messa. «Per vederti!» ha detto un ragazzo interpretando il pensiero dei suoi amici. «Per vedere me! Grazie, grazie tante!» ha subito replicato il Papa, aggiungendo: «Anche a me piace vedere voi! E questo che tu hai detto è importante: per vedere una persona, che è il vescovo della città, che è il Papa, che vediamo in tv, ma vogliamo vedere da vicino». Ecco, ha specificato, ciò che significa davvero la risposta «per vederti» data dal ragazzo.

Però, ha consigliato loro, «è anche importante che voi abbiate l’abitudine di vedere le persone grandi, le persone che vi danno un buon esempio». Cioè, ha precisato, «vedere a casa, vedere nella famiglia, vedere il parroco, i sacerdoti, le suore: vedere come sono e come vivono la vita, la vita cristiana».

Poi Francesco ha ripreso il dialogo diretto con i ragazzi: «Tutti voi avete fatto la prima comunione? Sì? Tutti? E la cresima? Nessuno ha fatto la cresima?». Ascoltando le risposte di ciascuno il Papa ha commentato: «Tu non l’hai fatta? Neanche voi? Chi altro non ha fatto la prima comunione? Tu? E la cresima qualcuno l’ha fatta?». Tra i presenti c’erano alcuni ragazzi che riceveranno il sacramento della confermazione proprio la prossima settimana: «Adesso, presto. Benissimo!» li ha incoraggiati Francesco.

Del resto, ha fatto notare ai suoi giovani interlocutori, «questo è un cammino, è un cammino della vita cristiana che inizia». E ha domandato ancora: «Con quale sacramento si inizia la vita cristiana?». Subito è arrivata la risposta dai ragazzi: «Col battesimo!». E il Pontefice: «Bene! Col battesimo si apre la porta della vita cristiana e poi viene quello che diceva, qui, san Giovanni» nella prima lettura: «Camminare nella verità e nell’amore». Questa, ha spiegato Francesco, «è la vita cristiana: credere la verità e amare, amare Dio e amare gli altri». Poi, ha fatto loro notare, «in questo cammino viene la prima comunione, la cresima, il matrimonio...». Si tratta dunque di «un cammino lungo tutta la vita» ed è «importante saperlo vivere, saperlo vivere come Gesù».

Ma le domande del Papa per i ragazzi non sono finite: «In questi sacramenti — vi domando — la preghiera è un sacramento? No. È vero, no. La preghiera non è un sacramento, ma dobbiamo pregare». Proseguendo il vivace colloquio con i ragazzi, Francesco ha detto ancora che è importante «pregare il Signore, pregare Gesù, pregare la Madonna perché ci aiutino in questo cammino della verità e dell’amore».

E riprendendo il filo del discorso con il bambino che, all’inizio del dialogo, gli aveva confidato di essere venuto a Santa Marta per vedere il Papa, ha proseguito: «Siete venuti per vedermi, chi lo aveva detto di voi? Tu! È vero, ma siete venuti anche per vedere Gesù, d’accordo? O lasciamo da parte Gesù?». E ha aggiunto: «Adesso viene Gesù sull’altare e lo vedremo tutti: è Gesù!». Allora «in questo momento dobbiamo chiedere a Gesù che ci insegni a camminare nella verità e nell’amore: lo diciamo insieme? Camminare nella verità e nell’amore». Il Pontefice ha voluto che fossero «soltanto i ragazzi» a ripetere queste parole più volte e a voce sempre più alta. Poi, scherzando, ha chiesto loro perché esitassero a parlare: magari forse — ha detto — perché, vista l’ora, non si erano «ancora svegliati». Infine, sempre insieme ai ragazzi, Francesco ha chiesto «a Gesù che ci dia questa grazia di camminare nella verità e nell’amore». 



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