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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Santo e peccatore

Martedì, 19 gennaio 2016

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVI, n.014, 20/01/2016)

Nonostante i peccati ogni uomo è stato scelto per essere santo. È il messaggio di consolazione e di speranza offerto da Papa Francesco nella messa celebrata a Santa Marta martedì mattina, 19 gennaio. A suggerire la riflessione è stata la vicenda del re Davide, il «santo re Davide», figura centrale nella liturgia di questi giorni, che presenta brani tratti dal libro di Samuele.

Dopo aver visto come il Signore avesse «rigettato Saul perché aveva il cuore chiuso» e avesse pensato a un altro re perché questi non gli aveva ubbidito, nella prima lettura (1 Sam, 16 1-13) si trova il racconto di come «venne scelto» il re Davide. Si legge quindi di Dio che si rivolge a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato? Andiamo a cercarne un altro. Riempi d’olio il tuo corno e parti». Il profeta prova a fare resistenza temendo la vendetta di Saul, ma il Signore lo invita a essere «astuto» e a simulare un semplice atto di culto, un sacrificio: «prendi una giovenca e vai».

Da qui inizia, ha spiegato il Pontefice, il racconto di quello che fu «il primo passo della vita del re Davide: la scelta». Nella Scrittura si legge quindi di Jesse che «presenta i suoi figli» e di Samuele che, di fronte al primo, dice: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato». Vedeva davanti a sé, infatti, ha sottolineato Francesco, «un uomo in gamba». Ma il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua statura, io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo; infatti, l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Ecco allora la prima lezione: «Noi siamo tante volte schiavi delle apparenze, schiavi delle cose che appaiono e ci lasciamo portare avanti da queste cose: “Ma questo sembra...”. Ma il Signore sa la verità».

La narrazione continua, «passano i sette figli di Jesse e il Signore non sceglie alcuno», tanto che Samuele chiede a Jesse se gli avesse presentato tutti i figli. E Jesse rivela che, in realtà, «ce n’è uno, il piccolo, che non conta, che ora sta pascolando il gregge». Di nuovo il contrasto tra apparenza e verità: «Agli occhi degli uomini — ha commentato il Pontefice — questo ragazzino non contava». Succede quindi che, fatto arrivare il ragazzo, il Signore disse a Samuele: «Alzati e ungilo». Eppure era «il più piccolo, quello che agli occhi del papà non contava» e «non perché il papà non lo amasse», ma perché pensava «Come Dio sceglierà questo ragazzino?». Non considerava che «l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Così «Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli. E lo Spirito del Signore irruppe su Davide, e da quel giorno in poi» tutta la sua vita «è stata la vita di un uomo unto dal Signore, eletto dal Signore».

Ci si potrebbe chiedere: «Allora il Signore lo ha fatto santo?». La risposta di Francesco è netta: «No, il re Davide è il santo re Davide, questo è vero, ma santo dopo una vita lunga», raggiunse infatti una veneranda età, «ma anche una vita costellata da vari peccati». Davide fu «santo e peccatore». Era «un uomo che ha saputo unire il Regno, ha saputo portare avanti il popolo d’Israele» ma anche un uomo che «aveva le sue tentazioni» e commise peccati. Davide, addirittura, «è stato anche un assassino» che, «per coprire la sua lussuria, il peccato di adulterio» ha comandato di uccidere. Proprio lui. Tanto che verrebbe da chiedersi: «Ma il santo Re Davide ha ucciso?». È vero, ma è anche vero che quando Dio ha inviato il profeta Natan per far «vedere questa realtà» a Davide che «non si era accorto della violenza che aveva ordinato», lo stesso Davide «ha riconosciuto “Ho peccato” e ha chiesto perdono». Così la vita del re Davide «è andata avanti» piena di luci e di ombre. Ha sofferto «nella sua carne il tradimento del figlio, ma mai ha usato Dio per vincere una causa propria». Nel tratteggiare la figura del santo e peccatore, Francesco ha ricordato come nel «momento tanto difficile della guerra», quando dovette «fuggire da Gerusalemme» Davide ebbe la forza di mandare indietro l’arca: «No, Signore, rimanga là; non userò il Signore a mia difesa». E ancora, quando incontrò chi gli diceva «uomo sanguinario» egli fermò uno dei suoi che voleva uccidere chi lo insultava dicendogli: «Se questo mi insulta, il Signore gli ha detto di insultarmi». Difatti, «nel suo cuore Davide sentiva: “Me lo merito”, perciò ordinò: “Lascialo, forse il Signore avrà compassione della mia umiliazione e mi perdonerà di più”». Nella sua vita Davide ha poi conosciuto «la vittoria», e la grande «magnanimità» che lo portò a non uccidere Saul pur potendolo fare. Insomma, ha concluso il Pontefice, «ma questo è il santo Re Davide? Sì, santo, eletto dal Signore, scelto dal popolo di Dio» fu anche «peccatore grande, ma peccatore pentito». E ha commentato: «A me commuove la vita di quest’uomo e mi fa pensare alla nostra». Infatti, «tutti noi siamo stati scelti dal Signore nel Battesimo, per essere nel suo popolo, per essere santi»; tutti «siamo stati consacrati dal Signore, in questo cammino della santità», eppure, ha concluso Francesco, leggendo la storia di questo uomo — un «percorso che incomincia da un ragazzo e va avanti fino a un uomo anziano» — che ha fatto tante cose buone e altre non tanto buone, «mi viene di pensare che nel cammino cristiano», nel cammino che il Signore invita a fare, «non c’è alcun santo senza passato, e neppure alcun peccatore senza futuro».

 



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