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VIDEOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI GIOVANI CUBANI RIUNITI A LA HABANA IN PREPARAZIONE ALLA GMG DI CRACOVIA

[29-31 LUGLIO 2016]

 

Cari giovani riuniti all’Avana,

con grande speranza mi unisco a voi in questo momento in cui entrate in sintonia con la Chiesa universale che avrà il suo cuore giovane a Cracovia. Confido che questi giorni saranno, per tutti, un’occasione speciale per promuovere la cultura dell’incontro, la cultura del rispetto, la cultura della comprensione e del perdono reciproco. Questo è “fare chiasso”, questo è sognare. E i giovani devono “fare chiasso”.

Vi suggerisco di vivere l’esperienza di ascoltare attentamente il Vangelo e di poterlo poi rendere vivo nella vostra stessa vita, e in quella della vostra famiglia e dei vostri amici. Lo sapete, il Vangelo trasforma il cuore: lasciatevi trasformare dalle sue parole che ”sono spirito e vita”: le sue sono parole concrete, concrete come la vita, perché alla vostra età vi sarete già resi conto che la vita è concreta, non sono sogni, la vita è concreta, o la prendi come viene, concreta, o fallisci.

Quando recitate la Via crucis ricordate che non possiamo amare Dio se non amiamo i fratelli, e questo semplicemente perché la Croce è la certezza dell’amore fedele di Dio per noi. Vale a dire, la Croce è un amore concreto per una vita concreta, un amore così grande che è addirittura capace di entrare nel nostro peccato, nella nostra miseria, perdonare il peccato, curare la miseria. La Croce è un amore che entra nella nostra sofferenza e ci dà forza per sopportarla; ed entra anche nella morte per vincerla e salvarci.

Quando attraversate la Porta Santa, lasciatevi contagiare da questo amore — se mi sente un medico mi sgrida — ammalatevi, ammalatevi di amore, così imparerete a guardare sempre gli altri con misericordia, con vicinanza, con tenerezza, soprattutto chi soffre e quanti hanno bisogno di aiuto.

Sarete di fronte a Gesù Sacramentato: accompagnatelo, perché in lui, e solo in lui, troverete la forza per continuare il progetto di felicità più bello e costruttivo della nostra vita; perché, lo sapete, no?, l’amore è costruttivo, l’amore non distrugge neppure il nemico, l’amore costruisce sempre. E, quando sarete inviati dai vescovi come Testimoni della Misericordia, ricordatevi che il desiderio più bello del Maestro è che non abbiate paura di nulla. Ragazzi e ragazze, non abbiate paura di nulla, siate liberi dai legami di questo mondo e annunciate a tutti, ai malati, agli anziani, alle persone tristi, che la Chiesa sta piangendo accanto a loro, e che Gesù è capace di dare loro nuova vita, di risuscitarli.

Forse vi potrà aiutare ciò che ci ha lasciato il venerabile Padre Félix Varela: voi “siete la dolce speranza della patria”. Coraggioso il Padre! Ma lo dice a voi, non lo dice a me, voi siete “la dolce speranza della patria”. Per essere portatori della speranza, è necessario che non perdiate la capacità di sognare. Ricordatevi che nell’oggettività della vita deve entrare questa capacità di sognare e che chi non ha la capacità di sognare è rinchiuso in se stesso (cfr. Saluto ai giovani del Centro Culturale Padre Félix Varela, L’Avana, 20 settembre 2015). Aggiungerei ancora: chi non ha la capacità di sognare, è già andato in pensione. I giovani che non hanno questa capacità di sognare e di andare avanti sono già andati in pensione e non servono neanche come coriandoli a carnevale.

Giovani cubani: Apritevi a cose grandi! Non abbiate paura, non fate gli schizzinosi. Sognate che il mondo con voi può essere diverso! Sognate che Cuba con voi può essere diversa e ogni giorno migliore! Non vi arrendete! In questo impegno, è importante, bisogna aprire il cuore e la mente alla speranza che dà Gesù.

E non dimenticate mai che questa speranza è dolorosa; la speranza fa soffrire per portare a termine un progetto, ma non dimenticate neppure che dà vita, è feconda. E con questa speranza non sarete sterili, bensì darete vita agli altri, farete patria, farete Chiesa, farete grandi cose. Perché? Perché la speranza invita a costruire l’“amicizia sociale”, anche se la si pensa diversamente. Non è necessario che la pensiate tutti allo stesso modo; no, no, dovete unirvi nell’“amicizia sociale”, anche se uno la pensa in modo diverso o ha un’altra convinzione; ma avete tutti qualcosa in comune: il desiderio di sognare e l’amore per la patria. L’importante, uguali e diversi, è costruire l’“amicizia sociale” con tutti; gettare ponti, lavorare insieme. Gettare ponti? Qualcuno tra voi potrà dire: e come posso costruire un ponte se non sono né un muratore né un ingegnere? Tutti possiamo costruire ponti, con la parola, con il desiderio, con il cuore. Ora però vi invito a essere costruttori di un ponte umano, del primo ponte che è stato gettato nella storia: datevi la mano, allungate il braccio e datevi la mano. Fatelo! E così, ora, tutti insieme, con la mano tesa, stiamo testimoniando che vogliamo gettare ponti e lavorare insieme.

Ragazzi e ragazze, riuniti all’Avana, ma con il cuore a Cracovia: non separatevi, camminate insieme! Gettate ponti, sempre con la mano tesa.

In questo cammino vi incoraggia la Vergine Maria della Carità. Lei da oltre quattrocento anni accompagna la fede, la speranza e l’incontro tra tutti i cubani. Mettete ai suoi piedi tutte le cose belle che suo Figlio vi donerà in questi giorni. E ricordate le sue parole a Cana: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2, 5).

Vi assicuro della mia vicinanza e della mia preghiera per voi e per tutto l’amato popolo cubano, e al tempo stesso vi benedico con particolare affetto. E come sempre vi chiedo: pregate per me. Un abbraccio e un ponte.

 

 


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