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Eccellenze, Monsignori, Signore e Signori, 1. È per me una grande gioia incontrarvi nel corso della Sessione Plenaria annuale della Pontificia Accademia delle Scienze. Rivolgo a ciascuno di voi un saluto deferente e cordiale, assicurandovi nuovamente del mio interessamento e della mia stima per le vostre attività in seno all’Accademia. All’inizio del nostro incontro vorrei innanzitutto onorare la memoria dei sette illustri membri della vostra assemblea scomparsi nel corso di quest’anno. Prego il Signore di accordare loro la ricompensa eterna, auspicando che i loro contributi all’attività dell’Accademia rimangano dei punti di riferimento e siano un invito a proseguire instancabilmente la ricerca, al servizio della verità e dei nostri fratelli, poiché è dalla verità che deriva la dignità umana (cf. Veritatis splendor, 63). 2. La vostra Sessione Plenaria è l’occasione per rendere note le nomine dei nuovi accademici, chiamati a partecipare alla vita dell’Accademia grazie alle loro competenze e ai loro lavori ampiamente riconosciuti. Sono lieto di salutare il loro arrivo poiché essa accentua la dimensione internazionale della vostra assemblea, aperta anche a nuove discipline scientifiche. Ciò vi consente di essere sempre più attenti alle tecniche e alle scienze che sono in continuo progresso in tutti i continenti. In effetti gli interrogativi ai quali la nostra società deve rispondere richiedono sempre più l’illuminazione delle scienze che sono fra le grandi ricchezze del nostro mondo in continuo sviluppo e cambiamento. Tuttavia, allo stesso tempo, non si deve perdere di vista il fatto che la scienza non può pretendere di spiegare da sola l’origine trascendente e il fine ultimo dell’esistenza umana; ogni ricercatore è invitato a tener conto degli interrogativi metafisici e morali che diventano più urgenti quando la certezza ottenuta dalla scienza deve confrontarsi con la verità integrale sull’uomo. 3. Nel programma di lavoro della presente sessione, come nelle vostre precedenti riunioni, voi assegnate un posto importante alla questione del genoma umano, che è una posta in gioco essenziale per l’avvenire delle persone e dell’umanità. Apprezzo il fatto che, di fronte a un tale interrogativo, continuiate instancabilmente a riflettere, al fine di proporre ai nostri contemporanei un’analisi in cui, senza cadere in contraddizione, si uniscono la constatazione scientifica e la verità integrale di ciò che è obiettivamente l’uomo. La progressiva scoperta di una mappa genetica e le precisazioni sempre più accurate della sequenza del genoma, ricerche che richiedono ancora molti anni di studio, sono un progresso nelle conoscenze scientifiche che suscita immediatamente un legittimo stupore, in particolare per ciò che riguarda la ricostituzione della catena del DNA, base chimica dei geni e dei cromosomi. Sembra ormai certo che, per tutte le specie viventi, incluso l’uomo, il DNA sia il supporto dei caratteri ereditari e della loro trasmissione. Le molteplici conseguenze per l’uomo, conseguenze che non possono ancora essere completamente individuate, sono portatrici di promesse. In effetti, si può a ragione prevedere che in un futuro ormai prossimo, la sequenza integrale del genoma offrirà nuove vie alla ricerca con finalità terapeutiche. In tal modo, quei malati che non possono essere curati in modo adeguato a causa di patologie ereditarie spesso letali, potranno ora beneficiare dei trattamenti necessari a migliorare il loro stato di salute fino ad un’eventuale guarigione. Agendo sui geni malati del soggetto, si potrà così prevenire la manifestazione di malattie genetiche e la loro trasmissione. La ricerca sul genoma permetterà all’uomo di capire se stesso a un livello fino ad ora mai raggiunto. In particolare, si potranno anche comprendere meglio i condizionamenti genetici e distinguerli da quelli che provengono dall’ambiente naturale e culturale e da quelli che sono legati all’esperienza personale dell’individuo. Inoltre, evidenziando l’insieme dei condizionamenti nei quali si esplica la libertà dell’uomo, giungeremo a coglierne più chiaramente la misteriosa realtà. Alcune persone saranno forse tentate di cercare una spiegazione unicamente scientifica della libertà umana e di considerarla sufficiente. Una tale spiegazione giungerà a negare ciò che pretende di spiegare; essa si scontrerà con la prova intima e irrefutabile che il nostro io profondo non si riduce ai condizionamenti a cui è sottoposto, ma resta in definitiva il solo autore delle proprie decisioni. Quei progressi scientifici, come quelli che riguardano il genoma, rendono onore alla ragione dell’uomo chiamato a essere signore della Creazione e rendono onore al Creatore fonte di vita, che ha affidato all’umanità la gestione del mondo. Le scoperte sulla complessità della struttura molecolare possono invitare i membri della comunità scientifica, e più in generale tutti i nostri contemporanei, a interrogarsi sulla causa prima, su Colui che è all’origine di tutta l’esistenza e che ha formato ognuno di noi nel segreto (cf. Sal 139,15; Pr 24,12). 4. Per quanto concerne gli interventi sulla sequenza del genoma umano è opportuno ricordare qualche norma morale fondamentale. Qualsiasi intervento sul genoma deve essere effettuato nel rispetto assoluto della specificità della specie umana, della vocazione trascendentale di ogni essere e della sua incomparabile dignità. Il genoma rappresenta l’identità biologica di ogni soggetto; e inoltre esso rappresenta una parte della condizione umana dell’essere, voluto da Dio per se stesso, grazie alla missione affidata ai suoi genitori. Il fatto di poter stabilire la mappa genetica non deve portare a ridurre il soggetto al suo patrimonio genico e alle variazioni che possono esservi iscritte. Nel suo mistero, l’uomo va al di là dell’insieme delle sue caratteristiche biologiche. Egli è un’unità fondamentale nella quale l’aspetto biologico non può essere separato dalla dimensione spirituale, familiare e sociale, senza correre il grave rischio di sopprimere la natura stessa della persona e di farne un semplice oggetto d’analisi. La persona umana, per la sua natura e per la sua singolarità, è la norma di qualsiasi ricerca scientifica. Essa è e deve restare “principio, soggetto e fine” di qualsiasi ricerca (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 25). A tale proposito, si è lieti del fatto che numerosi ricercatori si rifiutino di ritenere che le scoperte effettuate sul genoma possano costituire dei brevetti suscettibili di venir registrati. Dato che il corpo umano non è un oggetto di cui si può disporre, i risultati delle ricerche devono essere comunicati a tutta la comunità scientifica e non possono essere proprietà di un piccolo gruppo. La riflessione etica deve anche vertere sull’utilizzazione dei dati medici concernenti gli individui, in particolare di quelli che sono contenuti nel genoma e che potrebbero essere sfruttati dalla società a detrimento delle persone, per esempio eliminando gli embrioni portatori di anomalie cromosomiche o emarginando i soggetti colpiti da una qualche malattia genetica; non si possono neppure violare i segreti biologici della persona, né esplorarli senza il suo consenso esplicito, né divulgarli per usi che non siano strettamente di ordine medico o che non abbiano finalità terapeutiche per la persona in questione. Indipendentemente dalle diversità biologiche, culturali, sociali o religiose che contraddistinguono gli uomini, ogni persona ha naturalmente diritto ad essere ciò che è e ad essere l’unica responsabile del proprio patrimonio genetico. 5. Tuttavia, non bisogna lasciarsi affascinare dal mito del progresso, come se la possibilità di svolgere una ricerca o di applicare una tecnica permettesse di qualificarle immediatamente come moralmente buone. La bontà morale di qualsiasi progresso si misura secondo il bene autentico che procura all’uomo, considerato nella sua duplice dimensione corporale e spirituale. In tal modo si rende giustizia a ciò che è l’uomo; non riferendo il bene all’uomo, che deve esserne il beneficiario, l’umanità correrebbe il rischio di perdersi. La comunità scientifica è incessantemente chiamata a mantenere l’ordine dei fattori situando gli aspetti scientifici nell’ambito dell’umanesimo integrale. Essa terrà così conto delle questioni metafisiche, etiche, sociali e giuridiche che si impongono alla coscienza e del fatto che bisogna chiarire anche i principi della ragione. Sono lieto che nel programma di questa sessione vi siate preoccupati, in quanto uomini di scienza, di mettere le vostre conoscenze al servizio della verità morale, riflettendo sulle implicazioni etiche e sugli adattamenti legislativi che sarebbe necessario proporre ai governi e ai gruppi scientifici. È auspicabile che la vostra autorevole voce contribuisca all’elaborazione di un consenso internazionale in un ambito tanto delicato, consenso fondato sulla verità obiettiva dell’uomo compresa mediante la giusta ragione. Su questa base bisogna sperare che le istituzioni coinvolte si impegnino a promuovere una riflessione approfondita affinché ogni Paese possa munirsi dei regolamenti volti a tutelare la persona umana e il suo patrimonio genetico, promuovendo la ricerca fondamentale e quella applicata alla salute degli individui. 6. Il Magistero non si interessa agli ambiti che sono oggetto delle vostre ricerche in virtù di una sua competenza scientifica particolare; l’esistenza stessa dell’Accademia dimostra che la Chiesa rispetta l’autonomia delle discipline scientifiche. E inoltre “I cristiani, dunque, non si sognano nemmeno di contrapporre i prodotti dell’ingegno e della potenza dell’uomo alla potenza di Dio [...] al contrario, piuttosto, essi sono persuasi che le vittorie dell’umanità sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno” (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 34). La Chiesa interviene solo in virtù della sua missione evangelica: essa ha il dovere di apportare alla ragione umana la luce della Rivelazione, di difendere l’uomo e di vegliare sulla “sua dignità di persona, dotata di un’anima spirituale, di responsabilità morale e chiamata alla comunione beatifica con Dio” (Congregazione per la Dottrina della Fede Donum vitae, 1). Quando è in causa l’uomo, i problemi superano l’ambito della scienza che non può spiegare la trascendenza del soggetto né dettare le regole morali, che derivano dalla centralità e dalla dignità primordiale del soggetto nell’universo. In questo spirito, va incoraggiata la presenza di comitati etici per aiutare la scienza a valutare gli aspetti morali delle ricerche e a determinarne le condizioni etiche. 7. Fra gli altri temi che affrontate vi è quello delle energie rinnovabili per i Paesi in via di sviluppo, tema di cui si coglie l’importanza per il futuro dell’umanità in questo momento in cui le questioni legate alla demografia sono oggetto di seri dibattiti. Per favorire il dinamismo economico del mondo è importante elencare le soluzioni realistiche per rimpiazzare le risorse attuali che rischiano un giorno di esaurirsi. Più di qualsiasi altra generazione, quella presente ha la responsabilità e il dovere di non sprecare inutilmente le sue ricchezze energetiche. Le decisioni in questo ambito devono anche tener conto delle generazioni future. Le risorse energetiche del nostro pianeta sono delle ricchezze che devono permettere a tutti i popoli di svilupparsi e di disporre dei mezzi materiali per una vita degna, evitando di creare squilibri economici ed ecologici. Queste risorse non possono essere utilizzate da un ristretto numero di Paesi a detrimento degli altri. La ripartizione dei beni nel nostro pianeta è iniqua. La solidarietà e la condivisione sono indispensabili per creare rapporti equi fra i Paesi produttori e i Paesi consumatori. 8. Accanto alla nozione di “certezza matematica” le ricerche intraprese sui “principi fondamentali in matematica” hanno portato a riconsiderare il procedimento epistemologico che i matematici debbono seguire per rispettare le esigenze proprie della loro scienza, come la chiarezza, la coerenza, l’onestà intellettuale e la fiducia nelle capacità razionali dell’uomo. Sulla base di questa riflessione è stato elaborato il concetto chiave di “intelligenza artificiale”. È tuttavia opportuno ricordare che la macchina resta uno strumento al servizio dell’uomo. La sua “intelligenza” è limitata, poiché non si tratta della ragione nel senso pieno del termine, quella ragione che consente all’uomo di pensarsi come creatura, di discernere ciò che è bene, vero e buono, di orientare grazie all’atto volontario la sua vita e di giungere al suo termine. Voi ricordate a tale proposito l’importanza dello studio delle correlazioni fra il cervello umano e i sistemi elettronici nell’ambito delle neuroscienze che consente alla macchina di supplire a un certo numero di carenze umane e di migliorare la qualità della vita delle persone disabili. La grandezza della scienza consiste proprio nell’essere al servizio di quei nostri fratelli che hanno particolarmente bisogno d’aiuto per condurre un’esistenza conforme alla loro natura e alla loro incomparabile dignità. 9. Nell’avvicinarci al sessantesimo anniversario della Rifondazione di questa illustre istituzione ad opera di Pio XI, si può affermare che essa svolge le funzioni che erano state assegnate agli scienziati: designati in funzione della loro competenza, senza discriminazioni di origine o di religione, essi sono chiamati ad agire liberamente. Preoccupati di migliorarne l’efficienza, state esaminando il vostro regolamento interno per poter svolgere in modo più adeguato la missione prevista dai vostri statuti: la partecipazione ai progressi delle scienze e l’approfondimento della natura della conoscenza scientifica. Al termine del nostro incontro permettetemi di ringraziarvi per il contributo che apportate alla Santa Sede su questioni nuove e significative che richiedono conoscenze approfondite. Nel contesto degli immensi progressi del mondo contemporaneo spetta all’intera comunità essere particolarmente attenta a promuovere un umanesimo integrale. È il significato stesso dell’uomo a essere chiamato in causa. Affido all’Altissimo le vostre ricerche e i vostri sforzi sempre aperti alle esigenze di questo umanesimo.

Excellences, Messeigneurs, Mesdames, Messieurs, 1. C’est pour moi une grande joie de vous rencontrer au cours de la Session plénière annuelle de l’Académie pontificale des Sciences. J’adresse à chacun de vous un salut déférent et cordial, en vous renouvelant l’assurance de mon attention et de mon estime pour vos activités au sein de l’Académie. Au début de notre entrevue, je voudrais tout d’abord honorer la mémoire des sept membres illustres de votre assemblée qui sont morts au cours de l’année écoulée. Je prie le Seigneur de leur accorder la récompense éternelle, en souhaitant que leurs contributions au travail de l’Académie demeurent des points de repère et soient une invitation à poursuivre inlassablement la recherche, pour le service de la vérité et pour le service de nos frères, car c’est de la vérité que découle la dignité humaine. 2. Votre session plénière est l’occasion de publier la nomination des nouveaux académiciens, appelés à participer à la vie de l’Académie grâce à leurs compétences et à leurs travaux largement reconnus. Je suis heureux de saluer leur arrivée, qui accentue la dimension internationale de votre assemblée, ouverte ainsi à de nouvelles disciplines scientifiques. Cela vous permet d’être davantage à l’écoute des techniques et des sciences qui ne cessent de progresser dans tous les continents. Car les interrogations auxquelles notre société est affrontée requièrent de plus en plus l’éclairage des sciences, qui sont une des grandes richesses de notre monde sans cesse en développement et en mutation. Mais, dans le même temps, on ne doit pas perdre de vue que la science ne peut prétendre rendre compte à elle seule de l’origine transcendante et de la finalité ultime de l’existence humaine; tout chercheur est invité à tenir compte des interrogations métaphysiques et morales, qui se font plus pressantes lorsque la certitude obtenue par la science est confrontée à la vérité intégrale sur l’homme. 3. Dans le programme de travail de la présente session comme dans vos précédentes réunions, vous accordez une place importante à la question du génome humain, qui est un enjeu essentiel pour l’avenir des personnes et de l’humanité. J’apprécie que, face à une telle interrogation, vous poursuiviez inlassablement la réflexion, afin de proposer à nos contemporains une analyse où se lient, sans contradiction, le constat scientifique et la vérité intégrale de ce qu’est objectivement l’homme. La découverte progressive de la carte génétique et les précisions de plus en plus fines du séquençage du génome, investigations qui prendront encore plusieurs années, sont une avancée dans les connaissances scientifiques qui suscite tout d’abord un émerveillement légitime, en particulier en ce qui concerne la reconstitution de la chaîne d’ADN, base chimique des gènes et des chromosomes. Il semble désormais acquis que, pour toutes les espèces vivantes y compris l’homme, l’ADN soit le support des caractères héréditaires et de leur transmission à la descendance. Les multiples conséquences pour l’homme, qui ne peuvent être encore totalement discernées, sont porteuses de promesses. En effet, dans un avenir désormais assez proche, on peut raisonnablement envisager que le séquençage intégral du génome offrira de nouvelles voies à la recherche à finalité thérapeutique. Ainsi, des malades qui ne pouvaient pas être soignés de manière adéquate, par suite de pathologies héréditaires souvent létales, pourront désormais bénéficier des traitements nécessaires à l’amélioration de leur état et à une éventuelle guérison. En agissant sur les gènes malades du sujet, on pourra aussi prévenir la manifestation de maladies génétiques et leur transmission. La recherche sur le génome permettra à l’homme de se comprendre lui–même, à un niveau jusqu’alors jamais atteint. En particulier, on pourra ainsi mieux percevoir les conditionnements génétiques, et les distinguer de ceux qui proviennent de l’entourage naturel et culturel et de ceux qui sont liés à l’expérience propre de l’individu. De plus, en mettant en lumière les réseaux de conditionnements dans lesquels se déploie la liberté de l’homme, nous parviendrons à en saisir plus clairement la réalité mystérieuse. Certaines personnes seront peut–être tentées de rechercher une explication uniquement scientifique de la liberté humaine, et de la tenir pour suffisante. Une telle explication reviendrait à nier ce qu’elle tend à expliquer; elle irait à l’encontre de l’évidence intime et irréfutable que notre moi profond ne se réduit pas aux conditionnements dont il peut être tributaire, mais qu’il demeure en définitive le seul auteur de nos décisions. Des progrès scientifiques comme ceux qui portent sur le génome honorent la raison de l’homme, appelé à être seigneur de la création, et ils honorent le Créateur, source de toute vie, qui a confié à l’humanité la gestion du monde. Les découvertes de la complexité de la structure moléculaire peuvent inviter les membres de la communauté scientifique, et plus largement l’ensemble de nos contemporains, à s’interroger sur la causalité première, sur Celui qui est à l’origine de toute existence et qui a façonné chacun de nous dans le secret. 4. En ce qui concerne les interventions sur le séquençage du génome humaine, il convient de rappeler quelques règles morales fondamentales. Toute action sur le génome doit s’effectuer dans le respect absolu de la spécificité de l’espèce humaine, de la vocation transcendantale de tout être et de son incomparable dignité. Le génome représente l’identité biologique de chaque sujet; plus encore, il exprime une part de la condition humaine de l’être, voulu par Dieu pour lui–même, grâce à la mission confiée à ses parents. Le fait de pouvoir établir la carte génétique ne doit pas conduire à réduire le sujet à son patrimoine génique et aux altérations qui peuvent y être inscrites. Dans son mystère, l’homme dépasse l’ensemble de ses caractéristiques biologiques. Il est une unité fondamentale, dans laquelle le biologique ne peut être séparé de la dimension spirituelle, familiale et sociale, sans courir le risque grave de supprimer ce qui est la nature même de la personne et de n’en faire qu’un simple objet d’analyse. La personne humaine, par sa nature et par sa singularité, est la norme de toute recherche scientifique. Elle “ est et doit rester le principe, le sujet et la fin ” de toute recherche. A ce propos, on se réjouit du refus de nombreux chercheurs de considérer que les découvertes effectuées sur le génome puissent constituer des brevets susceptibles d’être enregistrés. Parce que le corps humain n’est pas un objet dont on peut disposer, les résultats des investigations sont à diffuser à l’ensemble de la communauté scientifique et ne peuvent pas être la propriété d’un petit groupe. La réflexion éthique doit aussi porter sur l’utilisation des données médicales concernant les individus, spécialement celles qui sont contenues dans le génome et qui pourraient être exploitées par la société au détriment des personnes, par exemple en éliminant les embryons porteurs d’anomalies chromosomiques ou en marginalisant les sujets affectés de telle ou telle maladie génétique; on ne peut pas non plus violer les secrets biologiques de la personne, ni les explorer sans son consentement explicite, ni les divulguer pour des usages qui ne seraient pas strictement d’ordre médical et à finalité thérapeutique pour la personne considérée. Indépendamment des différences biologiques, culturelles, sociales ou religieuses qui distinguent les hommes, il y a en effet pour chacun un droit naturel à être ce qu’il est et à être le seul responsable de son patrimoine génétique. 5. Cependant, il ne faut pas se laisser fasciner par le mythe du progrès, comme si la possibilité de réaliser une recherche ou de mettre en œuvre une technique permettait de les qualifier immédiatement de moralement bonnes. La bonté morale de tout progrès se mesure au bien authentique qu’il procure à l’homme, considéré selon sa double dimension corporelle et spirituelle; ainsi, on rend justice à ce qu’est l’homme; en ne reliant pas le bien à l’homme, qui doit en être le bénéficiaire, il serait à craindre que l’humanité ne coure à sa perte. La communauté scientifique est sans cesse appelée à maintenir l’ordre des facteurs, en situant les aspects scientifiques dans le cadre d’un humanisme intégral; elle tiendra ainsi compte des questions métaphysiques, éthiques, sociales et juridiques qui se posent à la conscience et que les principes de la raison sont à même d’éclairer. Dans le programme de votre présente session, je me réjouis que vous ayez eu le souci, comme hommes de science, de mettre vos connaissances au service de la vérité morale, en réfléchissant aux implications éthiques et aux adaptations législatives qu’il serait nécessaire de proposer aux gouvernements et aux équipes scientifiques. Il est souhaitable que votre voix autorisée contribue à l’élaboration d’un consensus international dans un domaine aussi délicat, consensus fondé sur la vérité objective de l’homme, appréhendée par la droite raison. A partir de là, il faut espérer que les institutions concernées s’attacheront à favoriser une réflexion approfondie, pour que chaque pays puisse se doter des règlementations qui protégeront la personne humaine et son patrimoine génétique, tout en stimulant la recherche fondamentale et la recherche appliquée à la santé des individus. 6. Ce n’est pas en raison d’une compétence scientifique particulière que le Magistère s’intéresse aux domaines qui font l’objet de vos recherches; l’existence même de l’Académie montre que l’Eglise respecte l’autonomie des disciplines scientifiques. De plus, “ loin d’opposer les conquêtes du génie et du courage de l’homme à la puissance de Dieu, ... les chrétiens sont au contraire bien persuadés que les victoires du genre humain sont un signe de la grandeur divine et une conséquence de son dessein ineffable ”. L’Eglise n’intervient qu’en vertu de sa mission évangélique: elle a le devoir d’apporter à la raison humaine la lumière de la Révélation, de défendre l’homme et de veiller sur “ sa dignité de personne dotée d’une âme spirituelle, de responsabilité morale, et appelée à la communion bienheureuse avec Dieu ”. Dès que l’homme est en cause, les problèmes dépassent le cadre de la science, qui ne peut rendre compte de la transcendance du sujet ni édicter les règles morales découlant de la place centrale et de la dignité primordiale du sujet dans l’univers. Dans cet esprit, l’existence de comités d’éthique est à encourager, pour aider la science à évaluer les aspects moraux des recherches et à en déterminer les conditions éthiques. 7. Parmi les autres thèmes que vous abordez, il y a celui des énergies de substitution pour les pays en voie de développement, thème dont on mesure l’intérêt pour l’avenir de l’humanité en cette période où les questions liées à la démographie font l’objet de graves débats. Pour favoriser le dynamisme économique du monde, il est important de faire l’inventaire des solutions réalistes pour remplacer les ressources actuelles, qui risquent de s’épuiser un jour. Plus que toute autre, la génération présente a la responsabilité et le devoir de ne pas gaspiller inutilement ses richesses énergétiques. Les décisions en ce domaine doivent aussi tenir compte des générations futures. Les ressources énergétiques de notre planète sont des richesses qui doivent permettre à tous les peuples de se développer et d’avoir les moyens matériels d’une vie digne, en évitant de créer des déséquilibres économiques et écologiques. Ces ressources ne peuvent pas être utilisées par un petit nombre de pays au détriment des autres. La répartition des biens sur le sol de la planète est inégale. La solidarité et le partage sont indispensables pour créer des relations équitables entre les pays producteurs et les pays consommateurs. 8. A côté de la notion de “ certitude mathématique ”, les recherches entreprises sur les “ Principes fondamentaux en mathématique ” ont conduit à reconsidérer la démarche épistémologique que les mathématiciens doivent suivre pour respecter les exigences propres à leur science, telles que la clarté, la cohérence, l’honnêteté intellectuelle et la confiance dans les capacités rationnelles de l’homme. En lien avec cette réflexion, a été forgé le concept clé d’“ intelligence artificielle ”. Il convient cependant de rappeler que la machine reste un instrument au service de l’homme. Son “ intelligence ” est limitée, car il ne s’agit pas de la raison au sens plein du terme, raison qui permet à l’homme de se penser comme créature, d’appréhender le bien, le vrai et le beau, de diriger sa vie et de se mouvoir vers sa fin grâce à l’acte volontaire. Vous évoquez à ce propos l’importance de l’étude des corrélations entre le cerveau humain et les systèmes électroniques dans le domaine des neurosciences, pour que la machine puisse suppléer un certain nombre de déficiences humaines et améliorer la qualité de la vie de personnes handicapées. C’est la grandeur de la science que d’être particulièrement au service de ceux de nos frères qui ont le plus besoin d’aide pour mener une existence conforme à leur nature et à leur incomparable dignité. 9. Alors que nous approchons du LXème anniversaire de la refondation de cette illustre institution par Pie XI, on peut affirmer qu’elle remplit les fonctions qui avaient été assignées aux scientifiques: désignés en fonction de leur compétence, sans discrimination d’origine ou de religion, ils sont appelés à agir librement. Dans un souci de meilleure efficacité, vous avez mis à l’étude votre règlement interne, pour pouvoir remplir de manière plus adéquate la mission inscrite dans vos statuts: la participation aux progrès des sciences et l’approfondissement de la nature de la connaissance scientifique. Au terme de notre rencontre, permettez–moi de vous remercier pour les contributions que vous apportez au Saint–Siège, sur des questions nouvelles et significatives qui requièrent des connaissances approfondies. Dans les immenses progrès du monde contemporain, il appartient à la communauté tout entière d’être particulièrement vigilante à promouvoir un humanisme intégral. C’est le sens même de l’homme qui est en cause. Je confie au Très–Haut vos efforts et vos recherches toujours ouverts aux exigences de cet humanisme.

 

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