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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 13 ottobre 1982

 

1. Nella nostra precedente considerazione abbiamo cercato di approfondire - alla luce della lettera agli Efesini - il “principio” sacramentale dell’uomo e del matrimonio nello stato della giustizia (o innocenza) originaria.

È noto, tuttavia, che l’eredità della grazia è stata respinta dal cuore umano al momento della rottura della prima alleanza con il Creatore. La prospettiva della procreazione, invece di essere illuminata dall’eredità della grazia originaria, donata da Dio non appena infusa l’anima razionale, è stata offuscata dalla eredità del peccato originale. Si può dire che il matrimonio, come sacramento primordiale, è stato privato di quella efficacia soprannaturale, che, al momento della istituzione, attingeva al sacramento della creazione nella sua globalità. Nondimeno, anche in questo stato, cioè nello stato della peccaminosità ereditaria dell’uomo, il matrimonio non cessò mai di essere la figura di quel sacramento, di cui leggiamo nella lettera agli Efesini (Ef 5, 22-33) e che l’Autore della medesima lettera non esita a definire “grande mistero”. Non possiamo forse desumere che il matrimonio sia rimasto quale piattaforma dell’attuazione degli eterni disegni di Dio, secondo i quali il sacramento della creazione aveva avvicinato gli uomini e li aveva preparati al sacramento della Redenzione, introducendoli nella dimensione dell’opera della salvezza? L’analisi della lettera agli Efesini, e in particolare del “classico” testo del capo 5, versetti 22-33, sembra propendere per una tale conclusione.

2. Quando l’Autore, al versetto 31, fa riferimento alle parole dell’istituzione del matrimonio, contenute nella Genesi (2, 24: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”), e subito dopo dichiara: “Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef 5, 32), sembra indicare non soltanto l’identità del Mistero nascosto in Dio dall’eternità, ma anche quella continuità della sua attuazione che esiste tra il sacramento primordiale connesso alla gratificazione soprannaturale dell’uomo nella creazione stessa e la nuova gratificazione - avvenuta quando “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa . . .” (Ef 5, 25-26) - gratificazione che può essere definita nel suo insieme quale Sacramento della Redenzione. In questo dono redentore di se stesso “per” la Chiesa, è anche racchiuso - secondo il pensiero paolino - il dono di sé da parte di Cristo alla Chiesa, ad immagine del rapporto sponsale che unisce marito e moglie nel matrimonio. In tal modo il Sacramento della Redenzione riveste, in certo senso, la figura e la forma del sacramento primordiale. Al matrimonio del primo marito e della prima moglie, quale segno della gratificazione soprannaturale dell’uomo nel sacramento della creazione, corrisponde lo sposalizio, o piuttosto l’analogia dello sposalizio, di Cristo con la Chiesa, quale fondamentale “grande” segno della gratificazione soprannaturale dell’uomo nel Sacramento della Redenzione, della gratificazione, in cui si rinnova, in modo definitivo, l’alleanza della grazia di elezione, infranta al “principio” con il peccato.

3. L’immagine contenuta nel passo citato della lettera agli Efesini sembra parlare soprattutto del Sacramento della Redenzione come della definitiva attuazione del Mistero nascosto dall’eternità in Dio. In questo “mysterium magnum” si realizza appunto definitivamente tutto ciò, di cui la medesima lettera agli Efesini aveva trattato nel capitolo 1. Essa infatti dice, come ricordiamo, non soltanto: “In lui (cioè in Cristo) [Dio] ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto . . .” (Ef 1, 4), ma anche: “Nel quale [Cristo] abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi . . .” (Ef 1, 7-8). La nuova gratificazione soprannaturale dell’uomo nel “Sacramento della Redenzione” è anche una nuova attuazione del Mistero nascosto dall’eternità in Dio, nuova in rapporto al sacramento della creazione. In questo momento la gratificazione è, in certo senso, una “nuova creazione”. Si differenzia però dal sacramento della creazione in quanto la gratificazione originaria, unita alla creazione dell’uomo, costituiva quell’uomo “dal principio”, mediante la grazia, nello stato della originaria innocenza e giustizia. La nuova gratificazione dell’uomo nel Sacramento della Redenzione gli dona invece soprattutto la “remissione dei peccati”. Tuttavia, anche qui può “sovrabbondare la grazia”, come altrove si esprime san Paolo: “Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5, 20).

4. Il Sacramento della Redenzione - frutto dell’amore redentore di Cristo - diviene, in base al suo amore sponsale verso la Chiesa, una permanente dimensione della vita della Chiesa stessa, dimensione fondamentale e vivificante. È il “mysterium magnum” di Cristo e della Chiesa: mistero eterno realizzato da Cristo, il quale “ha dato se stesso per lei” (Ef 5, 25); mistero che si attua continuamente nella Chiesa, perché Cristo “ha amato la Chiesa” (Ef 5, 25), unendosi con essa con amore indissolubile, così come si uniscono gli sposi, marito e moglie, nel matrimonio. In questo modo la Chiesa vive del Sacramento della Redenzione, e a sua volta completa questo sacramento come la moglie, in virtù dell’amore sponsale, completa il proprio marito, il che venne in certo modo già posto in rilievo “al principio”, quando il primo uomo trovò nella prima donna “un aiuto che gli era simile” (Gen 2, 20). Sebbene l’analogia della lettera agli Efesini non lo precisi, possiamo tuttavia aggiungere che anche la Chiesa unita con Cristo, come la moglie col proprio marito, attinge dal Sacramento della Redenzione tutta la sua fecondità e maternità spirituale. Ne testimoniano, in qualche modo, le parole della lettera di san Pietro, quando scrive che siamo stati “rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna” (1 Pt 1, 23). Così il Mistero nascosto dall’eternità in Dio - Mistero che al “principio”, nel sacramento della creazione, divenne una realtà visibile attraverso l’unione del primo uomo e della prima donna nella prospettiva del matrimonio - diventa nel Sacramento della Redenzione una realtà visibile nell’unione indissolubile di Cristo con la Chiesa, che l’Autore della lettera agli Efesini presenta come l’unione sponsale dei coniugi, marito e moglie.

5. Il “sacramentum magnum” (il testo greco dice: tò mysterion toûto méga estín) della lettera agli Efesini parla della nuova realizzazione del Mistero nascosto dall’eternità in Dio; realizzazione definitiva dal punto di vista della storia terrena della salvezza. Parla inoltre del “renderlo [il mistero] visibile”: della visibilità dell’Invisibile. Questa visibilità non fa sì che il mistero cessi d’esser mistero. Ciò si riferiva al matrimonio costituito al “principio”, nello stato dell’innocenza originaria, nel contesto del sacramento della creazione. Ciò si riferisce anche all’unione di Cristo con la Chiesa, quale “mistero grande” del Sacramento della Redenzione. La visibilità dell’Invisibile non significa - se così si può dire - una totale chiarezza del mistero. Esso, come oggetto della fede, rimane velato anche attraverso ciò in cui appunto si esprime e si attua. La visibilità dell’Invisibile appartiene quindi all’ordine dei segni, e il “segno” indica soltanto la realtà del mistero, ma non la “svela”. Come il “primo Adamo” - l’uomo, maschio e femmina - creato nello stato dell’innocenza originaria e chiamato in questo stato all’unione coniugale (in questo senso parliamo del sacramento della creazione), fu segno dell’eterno Mistero, così il “secondo Adamo”, Cristo, unito con la Chiesa attraverso il Sacramento della Redenzione con un vincolo indissolubile, analogo all’indissolubile alleanza dei coniugi, è segno definitivo dello stesso Mistero eterno. Parlando dunque del realizzarsi dell’eterno mistero, parliamo anche del fatto che esso diventa visibile con la visibilità del segno. E perciò parliamo pure della “sacramentalità” di tutta l’eredità del Sacramento della Redenzione, in riferimento all’intera opera della Creazione e della Redenzione, e tanto più in riferimento al matrimonio istituito nel contesto del sacramento della creazione, come anche in riferimento alla Chiesa come sposa di Cristo, dotata di un’alleanza quasi coniugale con lui.


Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je résume ainsi ce que j’ai dit depuis quelque temps sur la Lettre aux Ephésiens en rapport avec les premiers chapitres de la Genèse. On peut parler du sacrement de la Création, concernant l’homme et la femme créés dans l’état d’innocence originelle et appelés dans cet état à l’union conjugale. C’était alors le signe du Dessein d’amour de Dieu, gratifiant les hommes de sa sainteté en vue de les adopter comme des fils. Et ce mystère caché dès l’origine a trouvé sa réalisation nouvelle et définitive dans ce qu’on peut appeler le Sacrement de la Rédemption, par lequel le Christ a aimé l’Eglise au point de se livrer pour elle et d’obtenir aux hommes rachetés la sainteté, par la rémission des péchés, comme en une nouvelle création; ce Sacrement de la Rédemption - le grand mystère - fait de l’Eglise l’Epouse du Christ, unie à lui de façon indissoluble, le complétant en quelque sorte, comme la première Eve (“aide semblable à lui”), et recevant de lui sa fécondité spirituelle. Enfin, de tout ce mystère d’Alliance, le sacrement actuel de mariage est le signe visible. Quelle dignité pour l’amour des époux chrétiens!

Je salue et bénis tous les pèlerins de langue française présents à cette audience, époux, parents, jeunes et aussi les personnes consacrées à Dieu, signes du Royaume à venir, frères et religieuses, et je dois aujourd’hui un salut particulier aux prêtres représentés ici par un groupement international.

* * *

Chers Frères dans le sacerdoce, membres et responsables de l’Union Apostolique du Clergé,

Soyez vivement remerciés d’avoir tenu à me rendre visite, au milieu de cette foule qui représente si bien l’Eglise universelle et qui vous rappelle concrètement la magnifique mission pastorale pour laquelle vous avez un jour reçu de votre évêque l’imposition des mains.

Je suis heureux de savoir que vous consacrez quatre journées romaines à l’approfondissement de l’esprit communautaire des prêtres au sein du presbyterium diocésain. Je vous félicite d’effectuer ces travaux de réflexion en vous appuyant sur des bases solides et lumineuses, telles que les Actes des Apôtres, l’enseignement des Pères, spécialement saint Augustin et saint Grégoire-le-Grand, et les documents de Vatican II. Aimez et faites aimer ces sources inépuisables et tonifiantes!

Je sais également que la prière tient une grande place dans cette session internationale et qu’elle se fond dans la prière jaillie du cœur de Jésus: “Père saint, garde ceux que tu m’as donnés . . . Que tous soient un, comme toi Père, tu es en moi et moi en toi. Qu’eux aussi soient un en nous, afin que le monde croie que tu m’as envoyé!” (Cfr. Io. 17, 11. 21). Oui, que votre ordination au presbytérat soit toujours davantage le fondement de l’unité entre évêques et prêtres et en même temps le signe efficace de la vérité et de la crédibilité de l’Evangile! A vous qui portez actuellement des responsabilités dans cette Union Apostolique qui touche quarante mille prêtres de quarante-cinq nations, j’adresse mes encouragements chaleureux, comme à tous les responsables d’associations sacerdotales. Vivez votre sacerdoce avec une foi à transporter les montagnes et aidez vos frères prêtres à faire de même! C’est bien de cela que l’Eglise et le monde d’aujourd’hui ont surtout besoin. Que Marie, la Mère de l’Unique Prêtre et Pasteur, veille sur vous! Et moi, je vous bénis de grand cœur.

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J’aurais voulu aussi saluer plus longuement le groupe des Frères Maristes des Ecoles, représentant six mille religieux. Chers Frères, dans le sillage du bienheureux Marcellin Champagnat, vous tenez dans l’Eglise une place importante et originale: vous y incarnez le charisme d’une vie authentiquement consacrée à Dieu, selon les Conseils évangéliques, pour un apostolat complémentaire du ministère ordonné des prêtres, et totalement donnée au service de l’éducation des enfants et des jeunes, si nécessaire pour le progrès culturel et religieux du monde contemporain. A vous tous, mes vœux chaleureux et mon affectueuse Bénédiction!

Ai fedeli di lingua inglese

Dear brothers and sisters,

During the past weeks we have been reflecting on the sacramental origins of marriage, as it existed in the beginning, before original sin. But also after original sin, marriage continues to reflect the sacrament of God’s creation. It is indeed, in the words of the Letter to the Ephesians, a great mystery which signifies Christ’s gift of himself to the Church. And this gift of Christ to the Church is presented in the image of the conjugal relationship of husband and wife.

Marriage, as it existed in the beginning, was the actuation of the mystery of God’s love hidden from eternity in God. But through Redemption, marriage becomes a permanent dimension of the life of the Church, on the basis of Christ’s sponsal love for his Church. Through the sacrament of Redemption, Christ is united with his Church through an indissoluble bond, which is like the indissoluble covenant of husband and wife, and which becomes the definitive sign of the eternal mystery of God’s love. Christ’s love for his Church expressed in the sacrament of marriage becomes the visible expression of God’s invisible love.

My greetings go to all the pilgrims assembled here today from England, Scotland, Ireland, the Philippines, Canada and the United States.

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In particular I welcome, from England, the members of Her Majesty’s Ships “Naiad” and “Fearless”. During your visit to Rome may you experience God’s gifts of gladness and peace of soul. And may the Lord bless your families at home.

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With special joy I greet the group of friends of the Focolari Movement - the Anglican, Evangelical, Orthodox and Catholic Bishops meeting at Rocca di Papa. In your prayer and in the pursuit of truth in love, may our Lord Jesus Christ reveal himself ever more fully to all of you. And may the word of Christ abide always in your hearts.

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwerstern!

Viene von euch haben schon am Sonntag an der Heiligsprechung von Pater Maximilian Kolbe teilgenommen. Ich freue mich auch über euren Besuch bei dieser Audienz und grüße euch alle herzlich. Nehmt die geistliche Botschaft des neuen Heiligen mit hinein in euren Alltag. Sein opferbereiter, heroischer Einsatz für den Mitmenschen sei euch stets Vorbild und Ermutigung, wie er mit Christus euer Leben im Dienst an de Mitbrüdern hinzugeben.

In unseren allgemeinen Überlegungen erörtern wir heute die Sakramentalität der Ehe. Ihre Wurzel liegt schon im sakramentalen Charakter der Schöpfung selbst, in der Gott von Anfang an seinen ewigen Heilsplan mit der Menschheit zu verwirklichen begonnen hat. Mit dem Verlust der übernatürlichen Begnadung durch die Ursünde verlor jedoch zugleich die Ehe ihre übernatürliche Wirkkraft. Doch bleibt sie auch nach dem Sündenfall in einer besonderen Weise Zeichen für jenes” große Geheimnis“, von dem das 5. Kapitel des Epheserbriefes spricht und das im Sakrament der Erlösung, im Liebesbund zwischen Christus und der Kirche, seine endgültige volle Verwirklichung findet. Wie die Ehe des ersten Menschenpaares Zeichen für die übernatürliche Begnadung des Menschen im Sakrament der Schöpfung gewesen ist, so ist die unauflösliche Vereinigung Christi mit der Kirche das grundlegende ”große“ Zeichen für die übernatürliche Heiligung des Menschen im Sakrament der Erlösung. Diese findet im Ehesakrament ihren besonderen sichtbaren, gnadenhaften Ausdruck.

Besonders grüße ich unter den heute so zahlreichen deutschen Gruppen noch jene Pfarreien, die den hl. Maximilian Kolbe als ihren Kirchenpatron haben; ferner die großen Pilgerzüge aus den Diözesen Köln, Paderborn, Essen und Münster sowie die folgenden Kirchenchöre und Gesangvereine:

- die Kirchenchöre der Region Heinsberg im Bistum Aachen;

- den Cäcilienverband im Erzbistum Paderborn;

- Chor und Orchester des Görresgymnasiums und Chor der ehemaligen Hofkirche St. Andreas in Düsseldorf

- und den Kölner Männer-Gesangverein.

Ich danke euch allen für eure Teilnahme an der heutigen Audienz und erbitte euch die Gnade, daß ihr auch in den Pflichten des Alltags treu zu Christus und zu seiner Kirche steht.

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Einen herzlichen Willkommensgruß richte ich schließlich noch an die Neupriester des Collegium Germanicum-Hungaricum mit ihren Angehörigen. Ihr seid, liebe junge Freunde, am Tag der Heiligsprechung von Pater Kolbe Priester geworden, am zwanzigsten Jahrestag der Eröffnung des Zweiten Vatikanum habt ihr eure Primiz gefeiert. Möge euer Leben und Wirken immer unter dem Vorbild und der Fürsprache des neuen Heiligen stehen und sich an den Lehren und Weisungen des Konzils ausrichten!

Ich empfehle euch der mütterlichen Liebe Marias und erteile euch, euren lieben Angehörigen und der ganzen Kollegsgemeinschaft sowie allen hier anwesenden Pilgern deutscher Sprache von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo cordialmente y doy la bienvenida a esta Audiencia a los peregrinos y visitantes de lengua española, procedentes de España y de varios Países de Latinoamérica.

En nuestra reflexión anterior hemos analizado el “principio” sacramental del hombre y del matrimonio, en el estado de justicia o inocencia original. La perspectiva de la creación, en vez de ser una herencia de la gracia original, ha sido agravada por el pecado original. Por ello, el matrimonio, como sacramento primordial, fue privado de la eficacia sobrenatural que, en el momento de su institución, recibía del sacramento de la creación; aunque no dejó de ser figura de tal sacramento, que el autor de la Carta a los Efesios llama “gran misterio”.

Gracia a Cristo, el misterio escondido desde los siglos en Dios, - hecho realidad visible por la unión del primer hombre y de la primera mujer, en la perspectiva del matrimonio - se hace una realidad visible en el sacramento de la redención, mediante la unión indisoluble de Cristo con la Iglesia.

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Un especial saludo al equipo de técnicos de Radio Nacional de España aquí presentes.

Sé que habéis venido para ir preparando mi ya próximo viaje a vuestra Patria, en ocasión de la clausura del Cuarto Centenario de la muerte de esa gran Santa española y universal, Teresa de Jesús. Agradezco vivamente a vosotros, a la Dirección y compañeros vuestros de Radio Nacional el interés que estáis poniendo para ofrecer una cobertura conveniente de las diversas fases del viaje. Llevaos mi palabra de estima y aprecio, y que Dios bendiga a todos vosotros y vuestras familias.

Ai fedeli di lingua portoghese

Uma saudação especial aos peregrinos e ouvintes de língua portuguesa!

Com alegria de acolher-vos nesta audiência, quero deixar-vos um pensamento sobre o “grande mistério” de que fala São Paulo na carta aos Efésios. Trata-se de um plano de Deus, escondido desde a eternidade e realizado no tempo. Põe em continuidade o sacramento primordial da gratificação sobrenatural do homem na criação e a nova gratificação feita pela Redenção de Cristo. O sacramento da criação representa uma gratificação originária, que constitui o homem, desde o início, em estado de inocência e justiça. O sacramento da Redenção, ao invés, concede ao homem principalmente a “remissão dos pecados”. Mas mesmo assim com a superabundância da graça.

O sacramento da Redenção, em base ao amor esponsal de Cristo para com a Igreja, torna-se uma permanente, fundamental e vivificante dimensão da própria vida da Igreja. Este é pois o grande mistério de Cristo e da Igreja, um mistério eterno, realizado por Cristo que se deu a si mesmo à Igreja, unindo-se a ela com um amor indissolúvel, como se unem os esposos no matrimónio.

Desejando-vos uma feliz viagem, dou-vos a minha Bênção.

Ad un gruppo di pellegrini ungheresi

Un saluto particolare ad un gruppo di pellegrini ungheresi provenienti dalla diocesi di Veszprém, guidati dal loro parroco.

Saluto con affetto i pellegrini della diocesi di Veszprém. La mia benedizione apostolica ai cattolici ungheresi!

La preghiera alla Madonna di Jasna Góra

Matko Jasnogórska!

Pragnę ci dziś w sposób szczególny podziękować za dzień kanonizacji św. Maksymiliana Marii Kolbego, za ubiegłą niedzielę.

Gaude Mater Polonia

prole fecunda nobili.

Te słowa, które od wieków stosowano do św. Stanisława, pierwszego z polskich świętych kanonizowanego, wypada dziś zastosować do ostatniego: św. Maksymiliana.

Raduj się matko-Polsko wobec Matki Jasnogórskiej!

Raduj się ziemio ojczysta tym nowym twoim synem wyniesionym do chwały świętości.

Raduj się tak, jak niegdyś radowałaś się Stanisławem, tak jak po nim radowałaś się innymi synami Polski, na których spoczywała aureola świętości.

Stanisław zwyciężył pod mieczem.

Maksymilian przez bunkier głodowy.

Trudne jest zwycięstwo dobra w każdej epoce. Ale dobro w każdej epoce zwycięża.

Mówię to wobec Pani Jasnogórskiej,

i mówię do was, Rodacy, którzy w ostatnich latach uczyniliście ogromny wysiłek w kierunku dobra. W kierunku wspólnego dobra.

Przyjmijcie Maksymiliana Marię, świętego w pasiaku, męczennika bunkra głodowego, jako patrona naszych trudnych czasów.

Niech Pani Jasnogórska przyjmie w chwale Rycerza Niepokalanej.

Questa la traduzione in italiano della preghiera del papa alla Madonna di Jasna Góra.

Madre di Jasna Góra!

Desidero oggi in modo particolare, renderti grazie per il giorno della canonizzazione di san Massimiliano Maria Kolbe, renderti grazie per domenica scorsa.

“Gaude Mater Polonia

prole fecunda nobili”.

Queste parole che da secoli sono state riferite a san Stanislao, primo santo polacco canonizzato, conviene oggi riferirle all’ultimo: san Massimiliano.

Rallegrati, madre-Polonia dinanzi alla Madre di Jasna Góra!

Rallegrati, terra natale del tuo nuovo figlio elevato alla gloria degli altari.

Rallegrati come una volta hai gioito per Stanislao, così come, dopo di lui, ti sei rallegrata degli altri figli della Polonia sui quali è stata posata l’aureola dei santi.

Stanislao ha riportato la vittoria sotto la spada,

Massimiliano mediante il bunker della fame.

In ogni epoca è difficile la vittoria del bene. Ma in ogni epoca il bene vince.

Lo dico dinanzi alla Signora di Jasna Góra e lo dico a voi, Connazionali, che, nel corso degli ultimi anni, avete fatto un grande sforzo verso il bene; verso il bene comune.

Accogliete come patrono dei nostri tempi difficili Massimiliano Maria, il santo in casacca a righe martire del bunker della fame.

La Signora di Jasna Góra accolga in gloria il Milite dell’Immacolata.

Ad alcuni gruppi italiani

Sono lieto di salutare il numeroso pellegrinaggio del Movimento per la terza età, della diocesi di Prato, guidato dal Vescovo, Monsignor Pietro Fiordelli.

Mi compiaccio della vostra presenza, che è segno di fede e di amore per la Chiesa. Mentre vi esorto a vivere con profondo spirito cristiano questa stagione della vostra vita, amo auspicare che la società si renda sempre più sensibile ai vostri problemi e più pronta a risolverli. Da parte mia vi assicuro che potete sempre contare sull’affetto del Papa e sul suo interessamento per voi. Per questo vi benedico di cuore.

* * *

Desidero ora rivolgere un particolare saluto ai giovani. In questi giorni in cui atti di violenza e di odio opprimono i nostri cuori, voglio ricordarvi la necessità che - sull’esempio di san Massimiliano Kolbe - siate i primi testimoni della bellezza e della forza sempre vincente dell’amore cristiano, dimostrato, se necessario, fino al sacrificio supremo.

* * *

Il mio pensiero va, inoltre, agli ammalati. Per voi e per tutti questo mese di ottobre sia un richiamo alla recita quotidiana del santo Rosario, quale invocazione privilegiata alla beata Vergine. Lei, Madre di Dio e Madre nostra, non mancherà certo di presentare le vostre sommesse invocazioni e i vostri affanni a Colui che è il solo sollievo e ristoro, nelle tribolazioni della vita.

* * *

Voglio infine ricordare gli Sposi novelli, venuti a Roma per iniziare il loro cammino sulle memorie del Principe degli Apostoli, al centro della Cattolicità. Con le parole del Concilio Vaticano II, iniziato 20 anni orsono, esprimo l’augurio che il Signore abbia sempre un posto privilegiato nella vostra famiglia, la quale deve essere come una piccola Chiesa aperta e inserita profondamente nella vita della grande comunità ecclesiale, di cui siete parte insostituibile.

In pegno di questi auspici, a tutti imparto di cuore la propiziatrice benedizione apostolica.

 

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