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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN PAKISTAN, FILIPPINE,
GUAM (USA), GIAPPONE E ANCHORAGE (USA)

SANTA MESSA AL QUEZON CIRCLE 
PER LA PACE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Manila (Filippine), 19 febbraio 1981

 

Qui al Quezon Circle abbiamo ascoltato le parole del Signore nostro Dio riportate dal profeta Isaia: “Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore; io li guarirò” (Is 57,19). E guardando oggi questa vasta assemblea, proclamo a tutti voi, vicini e lontani la pace del Signore, la pace di Cristo! Con l’apostolo Pietro io dico: “Pace a voi tutti che siete in Cristo” (1Pt 5,14).

1. Cari e amati fratelli e sorelle qui nelle Filippine: noi celebriamo oggi la pace del nostro Signore Salvatore Gesù Cristo: la pace che fu annunciata dagli angeli alla sua nascita; la pace che Egli comunicò a tutti coloro che vennero a contatto con Lui durante la sua vita terrena; la pace che diede ai suoi apostoli quando si trovò tra loro dopo la sua Resurrezione disse: “Pace a voi!” (Gv 20,19).

Noi stiamo celebrando la pace che Cristo guadagnò per voi attraverso il suo Mistero Pasquale, con la sua passione, morte e Resurrezione dai morti. Noi possiamo godere la pace perché Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo per essere nostro redentore.

2. E la pace che stiamo celebrando è la nostra redenzione dal peccato, la nostra liberazione dall’ira di Dio e dalla punizione eterna. Senza Cristo noi saremmo restati, secondo le parole di san Paolo, “figli dell’ira” (Ef 2,3). Ma in verità siamo stati liberati da Cristo; tutto è nuovo nel nostro rapporto con Dio. Cristo ci ha riconciliati con Lui “realizzando la pace con il sangue della sua croce” (Col 1,20). Siamo stati chiamati dall’oscurità del peccato alla luce meravigliosa del Regno di Dio, dove abbiamo ricevuto misericordia, grazia e pace da Gesù Cristo.

3. Attraverso l’amore di Dio non solo abbiamo ricevuto il dono della vita umana ma siamo anche diventati figli adottivi di Dio. Attraverso il grande atto di pacificazione di Cristo – il suo sacrificio sulla Croce – siamo diventati suoi fratelli e sorelle, e con Lui eredi della vita eterna. Per questa nostra nuova relazione con Dio in Cristo, la pace è ora possibile: pace nei nostri cuori e nelle nostre case, pace nelle nostre comunità e nelle nostre nazioni, pace in tutto il mondo.

Sì, Gesù Cristo è il Supremo Pacificatore della storia dell’uomo, il riconciliatore dei cuori umani, il liberatore dell’umanità, il redentore dell’uomo. “Egli è la nostra pace” (Ef 2,14).

4. È nel piano di Dio Padre che la pace che il suo amato Figlio Gesù Cristo guadagnò per noi sul Calvario debba essere comunicata ad ogni essere umano, sia individualmente sia come membro della società. Questa comunicazione della pace di Cristo avviene nella Chiesa per azione dello Spirito Santo che opera attraverso la parola di Dio e i Sacramenti.

Con la fede e il Battesimo noi assumiamo una relazione con Dio che rende realmente possibile la pace. Diventiamo infatti figli di Dio e membri del Corpo di Cristo. Siamo battezzati nella morte di Cristo (cf. Rm 6,4) – il suo grande atto di pacificazione – affinché possiamo partecipare alla sua Risurrezione e camminare in novità di vita.

Attraverso il Sacramento della penitenza Gesù ci offre perdono e pace. Proprio per la sua importanza come Sacramento di riconciliazione, sottolineavo nella mia prima enciclica “il diritto dell’uomo ad un incontro più personale con Cristo crocifisso che perdona” (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 20), e invitavo alla fedele osservanza della secolare pratica della confessione individuale. Oggi presento ancora una volta il Sacramento della penitenza come dono della pace di Cristo e del suo amore, e chiedo a voi tutti di fare ogni sforzo per cogliere questa occasione di grazia.

E l’Eucaristia, cari amici, è il culmine della nostra pace sacramentale, in cui noi presentiamo di nuovo al Padre, il sacrificio del suo Figlio e riceviamo in compenso il dono della riconciliazione e della pace, il dono di Gesù stesso. Gesù, Principe della pace, comunica se stesso e diventa nostra pace.

5. Cari fratelli e sorelle: è davvero importante per noi comprendere in che modo Dio si pone a contatto con Cristo e ci comunica la pace di Cristo. È estremamente importante per i genitori trasmettere ai loro figli una comprensione della fede, e un profondo apprezzamento della vita sacramentale, in modo che ciascuna generazione possa essere consapevole della pace di Cristo. Il successo della missione della Chiesa dipende sotto questo aspetto da voi; è intimamente legato alla insostituibile attività catechetica della famiglia.

6. Nello stesso tempo Cristo c’invita e ci sollecita a portare la sua pace al mondo. Questo è il modo in cui vuole che viviamo; lo ha enunciato per noi nelle Beatitudini Evangeliche: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). Siamo chiamati a trasmettere ad altri la guarigione che abbiamo sperimentato, e la riconciliazione che ci è stata data così generosamente. E nella seconda lettura odierna ci viene detto quello che dobbiamo fare: “Rivestitevi dunque di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportandovi a vicenda... Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Col 3,12ss) Essendo stati perdonati, siamo chiamati a perdonare. Essendo stati giustificati dalla grazia di Dio, siamo chiamati a dare testimonianza della giustizia nella nostra vita, perché sappiamo molto bene che relazioni pacifiche possono esistere nel mondo soltanto quando la giustizia di Cristo si effonde nei cuori ed è espressa in tutte le strutture della società.

7. Ma per comunicare la pace secondo le parole di Cristo, dobbiamo vivere quella pace. Nelle parole dell’apostolo Paolo, “La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo” (Col 3,15). Sì, cari fratelli e care sorelle, dev’esservi pace nelle nostre famiglie, tra mariti e mogli, tra genitori e figli; pace nelle nostre comunità, pace nelle nostre parrocchie e nelle nostre Chiese locali; pace nella società e in tutta la terra: pace nei cuori dei ministri di Cristo, nei cuori dei religiosi e dei laici, nei cuori di tutti quelli che abbracciano il suo Vangelo d’amore.

8. Solo allora la nostra proclamazione e comunicazione di pace potrà essere efficace: pace ai poveri e ai ricchi, pace ai giovani e ai vecchi, pace ai malati e ai sofferenti, ai prigionieri e a tutti quelli che piangono. Pace a tutti quelli che sono schiacciati dal peso del peccato, e a quelli che inciampano sotto il peso della loro croce. Pace a tutti quelli che servono con noi in nome di Cristo e per la gloria del suo Padre. Pace a tutti i nostri fratelli e sorelle in Cristo, a tutti gli uomini: la pace di riconciliazione, di giustizia, di libertà dalla paura, di liberazione dalla oppressione e dal peccato, di liberazione dalla morte eterna. La pace del Regno di Cristo, la pace della speranza, la pace di Gesù stesso. Miei amati, questa è realmente la pace che io vi proclamo oggi, a tutti quelli che sono vicini e lontani: la pace del Regno di Dio, la pace di Cristo.

9. La pace è vostra come dono del Signore, come responsabilità e come sfida. Ascoltiamo Gesù, oggi e tutti i giorni della nostra vita. Egli parla ai nostri cuori, quando dice: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Così sia.

 

© Copyright 1981 - Libreria Editrice Vaticana

 



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