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SANTA MESSA PER GLI ALUNNI DEL
PONTIFICIO SEMINARIO ROMANO MINORE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Cappella Paolina, 20 dicembre 1981

 

1. “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1,38).

Queste parole di Maria stanno al centro dell’odierna celebrazione liturgica della Quarta Domenica di Avvento.

Siamo ormai vicinissimi alla Solennità del Natale, ed i nostri cuori si infiammano sempre più di desiderio e di amore per Colui che deve venire. Nelle domeniche, le letture della liturgia ci hanno proposto la figura austera di Giovanni il Battista, esempio luminoso di attesa nell’umiltà e nella chiaroveggenza.

Oggi, invece, abbiamo davanti agli occhi la figura di Maria, così come ce la descrive l’evangelista Luca nella classica scena dell’Annunciazione. Pensiamo a quanti artisti hanno ritratto e interpretato quel sublime momento: quanti modi diversi di riprodurre la singolare esperienza e la decisività di quell’ora! Eppure tutti concordano, pur con varietà di stile e di dettagli, nel sottolineare la personalità di Maria davanti all’angelo, il suo profondo atteggiamento di ascolto e la sua risposta di totale disponibilità: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”!

2. Quello è stato il momento della vocazione di Maria. E da quel momento è dipesa la possibilità stessa del Natale. Senza il Sì di Maria, Gesù non sarebbe nato.

Cari fratelli e sorelle! Miei cari ragazzi! Quale lezione è questa per tutti! Voi, qui presenti, siete seminaristi o amici del Seminario, e siete anche genitori e familiari di questi ragazzi. Ebbene, il Vangelo di oggi è veramente adatto a questo nostro incontro, per farci riflettere sul grande tema della vocazione.

Infatti, senza il Sì di tante anime generose, non è possibile continuare a far nascere Gesù nel cuore degli uomini, cioè portarli alla fede che salva. Ma proprio questo è necessario: che l’“Eccomi” di Maria si ripeta sempre di nuovo, e quasi riviva, nella dedizione vostra e di tanti come voi, perché non manchi mai al mondo la possibilità e la gioia di trovare Gesù, di adorarlo e di lasciarsi guidare dalla sua luce, come già avvenne per i poveri pastori di Betlemme e per i Magi venuti da lontano.

Questa infatti è la vocazione: una proposta, un invito, anzi una sollecitudine a portare il Salvatore al mondo d’oggi, che ne ha tanto bisogno. Un rifiuto significherebbe non solo respingere la parola del Signore, ma anche abbandonare molti nostri fratelli nell’orrore, nel non-senso, o nella frustrazione delle loro aspirazioni più segrete e più nobili, a cui non sanno e non possono da soli dare risposta.

Noi oggi ringraziamo Maria per aver accolto la chiamata divina, poiché la sua pronta adesione è stata all’origine della nostra salvezza. Allo stesso modo, molti potranno ringraziare anche voi e benedirvi, perché, accettando la chiamata del Signore, porterete loro il Vangelo della grazia (cf. At 20,24), diventando, come scrive san Paolo, “collaboratori della loro gioia” (cf. 2Cor 1,24).

3. Ma per far maturare una vocazione è necessario l’apporto della famiglia. Nella recente esortazione sui compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi, ho scritto che essa è “il primo e il miglior seminario della vocazione alla vita di consacrazione al Regno di Dio” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 53); infatti, “il servizio svolto dai coniugi e dai genitori cristiani in favore del Vangelo è essenzialmente un servizio ecclesiale, rientra cioè nel contesto dell’intera Chiesa quale comunità evangelizzata ed evangelizzante” (Ivi).

Cari genitori qui presenti, vi esorto vivamente a continuare sempre più ad essere di questi uomini e di queste donne, che sentono a fondo i problemi della vita della Chiesa, che se ne fanno carico e sanno anche trasmettere ai figli questa sensibilità, con la preghiera, la lettura della Parola di Dio, l’esempio vivo. Normalmente una vocazione nasce e matura in un ambiente familiare sano, responsabile, cristiano. Proprio lì essa affonda le sue radici e di lì trae la possibilità di crescere e diventare un albero robusto e carico di frutti saporosi. Certo sarà necessario cooperare in armonia col Seminario diocesano e procedere di pari passo nel delicato compito dell’educazione e della formazione degli aspiranti al Presbiterio. In effetti, il Seminario svolge un ruolo unico e determinante. Ma tutto parte dalla famiglia e tutto è condizionato in ultima istanza da essa.

Perciò, anche voi, cari familiari, partecipate della vocazione di questi ragazzi. Anche voi, in un certo senso, potete e dovete rispondere al Signore: “Eccomi,... avvenga di me quello che hai detto”, concedendo a Lui e anzi donandogli il frutto del vostro amore reciproco. E siate certi che per il Signore e per la sua Chiesa vale la pena di impegnarsi fino a questo punto.

4. L’angelo disse a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35). Ebbene, io vi raccomando di cuore a questa “potenza” divina e ad essa vi affido, poiché “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37); al contrario, con la sua grazia si possono operare “grandi cose”, come la Madonna stessa cantò nel Magnificat (cf. Lc 1,49).

Il Natale che viene sia ricco di luce e di forza per tutti voi: perché possiate scorgere bene il cammino che siete chiamati a percorrere in questa vita terrena, possiate intraprenderlo con generosa determinazione, e possiate sostenerlo con perseveranza ed entusiasmo incessante. Amen!

 

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