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SANTA MESSA PER L'ORDINAZIONE DI 9 NUOVI VESCOVI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità dell'Epifania
Basilica di San Pietro, 6 gennaio 1982

 

1. La Chiesa, che oggi celebra l’Epifania del Signore, invita voi, venerati e cari fratelli, a ricevere dalle mani del Vescovo di Roma la consacrazione episcopale.

Siete venuti per questo giorno da diversi paesi: dal Ciad, dalla Lituania, dalla Romania, dal Ghana, dagli Stati Uniti d’America, dal Brasile, da Malta e dalla Terra Santa. Voi rappresentate in qualche modo la Chiesa universale, ma siete anche l’espressione di alcune Chiese locali. Ebbene, la voce delle Chiese dalle quali provenite, afferma che voi siete degni dell’eredità del ministero apostolico.

Con gratitudine accogliamo questa voce. Prima di imporre su di voi le mani, trasmettendo a ciascuno di voi lo Spirito Santo, permettete che ancora brevemente io mediti sulla vostra nuova vocazione alla luce del mistero liturgico del giorno.

2. La prima Epifania di Dio è tutto il mondo creato, e l’uomo nel mondo. Dovete essere testimoni di questa epifania.

Fin dall’inizio, il mondo visibile parlava all’uomo del suo invisibile e incircoscritto Creatore. E ne parla anche oggi.

L’uomo contemporaneo sa incomparabilmente molto di più sul mondo che in qualsiasi tempo precedente. Ne ha approfondito incomparabilmente meglio i segreti, ed ha svelato le risorse che esso nasconde in sé.

Tuttavia, di pari passo con ciò, “le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni” (Is 60,2), come proclama Isaia nella prima Lettura della Liturgia odierna.

Il mondo che non è l’epifania di Dio – il mondo che non parla all’uomo su Dio – non cessa di essere gigantesco, potente, ricco, ma contemporaneamente diventa minaccioso.

L’uomo abbraccia questo mondo col proprio pensiero, penetra i suoi segreti, strappa le sue risorse e in pari tempo questo mondo conquistato dimostra all’uomo la sua propria caducità e distruttibilità: “Polvere tu sei e in polvere ritornerai” (Gen 3,19).

Voi, cari fratelli, ricevete oggi il sacramento dell’episcopato per diventare i testimoni dell’epifania di Dio nel mondo.

3. Ricevete lo Spirito Santo in questo sacramento, affinché, mediante il vostro ministero, l’uomo nel mondo riconosca in sé una particolare epifania di Dio.

Soprattutto, l’epifania divina viene proclamata dalla solennità odierna: “Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2).

Nella notte del Natale del Signore i pastori sui campi di Betlemme hanno visto la luce e sono venuti per adorarlo.

Oggi vengono i Magi dall’oriente. Li guida una stella. Vengono e adorano. Chi adorano? Il Bambino. L’uomo Neo-nato. L’uomo che è una particolare epifania di Dio.

Essi hanno compiuto un lungo viaggio per trovarsi in questo luogo, al quale li ha condotti la stella.

Nel Bambino nato a Betlemme hanno riconosciuto l’ultimo Dono che il Padre Eterno fa all’uomo.

In questo Dono, l’uomo, nel mondo appare come una particolare epifania di Dio.

Lo era dall’inizio, creato a immagine e somiglianza di Dio. Egli sapeva che nessuna delle creature che lo circondavano nel mondo era a misura di lui. Nessuna, in realtà, è simile a lui. Egli solo, l’uomo, ha avuto in sé, fin dall’inizio, quella particolare somiglianza con Dio. Fu la sua immagine.

Questa somiglianza egli ha offuscato in sé col peccato. Ha deformato l’immagine. Ma non l’ha distrutta.

Sulle orme di questa somiglianza l’uomo camminava verso il Messia. Ha seguito la stella dei suoi Divini destini, così come quei Magi venuti dall’oriente. E così si svolge ulteriormente la storia.

Cristo è venuto, affinché l’uomo possa riconoscere in sé una particolare epifania di Dio.

Il vostro ministero episcopale, cari fratelli, deve aiutare in ciò l’uomo dei nostri tempi, tutti gli uomini ai quali siete mandati.

4. I Magi d’oriente “prostratisi lo adorarono..., aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2,2).

I doni sono una risposta al Dono.

In Cristo, nato nella notte di Betlemme, i Magi d’oriente riconoscono quel definitivo Dono, che l’Eterno Padre fa all’uomo. È il dono del Figlio: dono dell’Eterno Figlio; “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito...” (Gv 3,16).

Attraverso questo Dono, l’uomo riscopre e porta in sé l’epifania del Dio Vivente. L’Eterno Figlio ha dato agli uomini il “potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Ha dato questo potere come Fratello ai fratelli. Ha rivelato e continuamente rivela il Padre in coloro che il Padre “gli ha dato in eredità” (cf. Gv 17,24).

L’uomo che porta in sé l’epifania del Dio Vivente, vive una nuova vita. Egli sa che deve produrre frutti. Sa che al Dono deve rispondere con un dono.

Porta quindi oro, incenso e mirra.

In questo dono dell’uomo, che è una risposta al Dono dall’alto, è racchiuso il pieno significato della vita umana, e nello stesso tempo il preannunzio della chiamata alla gloria. In questa l’uomo e il mondo si riconfermano come l’epifania di Dio, che si estende oltre i limiti della temporalità e della distruttibilità.

Cari fratelli, che oggi ricevete la consacrazione episcopale, fate tutto ciò di cui siete capaci, affinché gli uomini, ai quali siete mandati, credano che essi sono epifania del Dio Vivente.

Fate tutto ciò che potete, perché essi rispondano con un dono al Dono: che portino oro, incenso e mirra.

Fate di tutto, perché il preannunzio della chiamata alla gloria cresca e si rafforzi nei cuori umani.

5. Il Vescovo di Roma – successore di san Pietro Apostolo – che compie oggi nei vostri confronti il ministero della consacrazione episcopale, implora oggi lo Spirito Santo: Spirito di Verità e Spirito di Amore, e lo chiede per voi insieme con tutta la Chiesa.

 

© Copyright 1982 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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