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SANTA MESSA PER I 600 ANNI DELLA MADONNA DI  JASNA GÓRA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Castel Gandolfo, 26 agosto 1982

 

1. “. . . Prima di andarmene da qui, vi prego di accettare, ancora una volta, tutto il patrimonio spirituale il cui nome è “Polonia”, con la fede, la speranza e la carità che Cristo ha innestato in noi nel santo Battesimo.

Vi prego
- di non perdere mai la fiducia, di non abbattervi, di non scoraggiarvi;
- di non tagliare da soli le radici dalle quali abbiamo avuto origine.

Vi prego
- di aver fiducia, malgrado ogni vostra debolezza, di cercare sempre la forza spirituale da Colui, presso il quale tante generazioni dei nostri padri e delle nostre madri l’hanno trovata.

- Non staccatevi mai da lui.

- Non perdete mai la libertà di spirito, con la quale egli “fa libero” l’uomo.

- Non disdegnate mai la Carità che è la cosa “più grande”, che si è manifestata attraverso la croce, e senza la quale la vita umana non ha né radici né senso.

Tutto questo chiedo a voi . . .”.

2. Ho ripetuto le parole pronunziate il 10 giugno sui Prati di Cracovia durante la solenne Eucaristia che mi è stato dato di celebrare per il 900° anniversario della morte del martire san Stanislao, patrono della Polonia.

Oggi, 26 agosto 1982, mi trovo presso l’altare nella Cappella degli ultimi Papi a Castel Gandolfo.

Pio XI, che è stato Nunzio Apostolico in Polonia nei primi anni dopo la riconquista dell’indipendenza, ha introdotto in questa Cappella e messo sull’altare principale l’immagine della Madre di Dio di Jasna Góra, offertagli dall’Episcopato polacco. Certamente il ricordo di Jasna Góra si è messo profondamente nel cuore di quel successore di san Pietro, dato che ha voluto avere quest’Effigie sull’altare principale della sua Cappella. E profondamente si è messo nel suo cuore il ricordo degli avvenimenti degli anni 1655-6 e, in seguito, quelli dell’anno 1920, poiché essi costituiscono l’oggetto degli affreschi con i quali un pittore polacco ha ornato, per volontà del Papa, le pareti laterali della Cappella.

3. Qui dunque, davanti a questo altare, sto oggi sentendo un profondo legame con Jasna Góra, che celebra il giubileo della presenza da 600 anni della Madre di Dio, Regina della Polonia, nella sua veneratissima Effigie.

Già quando fui l’ultima volta in Polonia, sono stato invitato per questo giubileo. Poi i vari ambienti e, in particolare, i padri Paolini hanno rinnovato quest’invito; infine l’ha espresso il Consiglio di Presidenza dell’Episcopato, a nome di tutti i Vescovi della Polonia e di tutti i cattolici della Polonia.
Ho risposto sempre - e lo stesso rispondo oggi - che la partecipazione al giubileo di Jasna Góra è ritenuto da me un dovere, sia nei confronti della Regina della Polonia, sia anche nei confronti della mia nazione e della Chiesa in Polonia. Perciò continuamente esprimo la convinzione che le dichiarazioni pronunziate in relazione a questo pellegrinaggio del Papa alla Patria saranno realizzate nel quadro di questo Giubileo. Lo esige anche il buon nome della Polonia presso le nazioni dell’Europa e del mondo.

4. Tuttavia oggi sto davanti all’immagine della Madre della mia Nazione, in questo posto nel quale l’ha messa la mano di Pio XI che amava la Polonia indipendente e dei miei predecessori.

Qui prendo parte alle preghiere e ai sacrifici con cui voi, cari connazionali, andate a Jasna Góra il 26 agosto 1982. Mi unisco a voi, ai vostri Pastori, all’Episcopato della Polonia, nella stessa fede, speranza e carità, e introduco nel tesoro della Chiesa Universale il Sacrificio che voi lì offrite dinanzi a Colei “che difende la luminosa Czestochowa”: il nuovo sacrificio della storia.

E, al tempo stesso, desidero che in questo santissimo Sacrificio che unisce tutti i figli di Dio nell’intero orbe terrestre, si compia quel mirabile scambio di doni, che Cristo ha iniziato nella storia degli uomini e delle nazioni.

Per questo all’inizio ho ricordato le parole pronunziate durante la celebrazione dell’Eucaristia, nel corso della memorabile “Confermazione della storia” nei prati di Cracovia nell’anno “di san Stanislao” 1979.

5. E nell’anno del Signore 1982 qual è il dono che portiamo?

Che cosa desideriamo offrire noi al Padre di ogni Luce e Re immortale dei secoli, al cospetto della Madre di Cristo?

È questo, cari fratelli e sorelle, il dono particolare, l’espressione del nostro secolo e, insieme, il segno della continuità salvifica con la Croce di Cristo.

Ecco, tra poco tempo, dovrà essere annoverato nell’albo dei Santi della Chiesa cattolica il beato Massimiliano Maria Kolbe, la Vittima di Oswiecim.

Desidero esprimere la convinzione che questo è quel particolare dono che noi tutti portiamo alla Signora di Jasna Góra per il 600° anniversario. Tuttavia non è questo forse soprattutto il suo dono per noi nel tempo del Giubileo? Sì, è soprattutto la Madre di Jasna Góra che ci dà questo Santo che è cresciuto dalla terra polacca, che è maturato nell’eroico sacrificio sul terribile rogo sul quale bruciava la sua nazione, insieme con le altre, durante gli spaventosi anni 1939-45.

Sì, è la Madre di Jasna Góra che ce lo dà. Egli non fu forse, nei suoi giorni in particolare Cavaliere dell’Immacolata? Non ha perseverato, in modo stupendo, fino alla fine nella fedeltà alla sua Signora, dando la vita per un fratello nel “bunker” a Oswiecim?

Così dunque desideriamo portare, per questo 600° anniversario di Jasna Góra, questo particolare dono preparato dalla Provvidenza. Desideriamo esprimere, in questo dono, noi stessi, e desideriamo completare con noi stessi ciò che il nostro Beato dice a noi e ciò che dice, per così dire, al nostro posto.

6. Ecco, egli è diventato solidale, fino agli estremi limiti, con un altro uomo e si dichiarò pronto ad andare al suo posto, alla morte, memore delle parole di Cristo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).

Il sacrificio di Massimiliano, offerto nel luogo di terribile disprezzo dell’uomo, a Oswiecim, parla agli uomini contemporanei, alle nazioni, alle società. È diventato un segno eloquente dei tempi in cui viviamo.

Ai piedi della Signora di Jasna Góra, elevo oggi - insieme con tutti i figli e le figlie della nazione polacca, insieme con tutti gli uomini di buona volontà nel mondo intero - l’implorazione che questo segno sia da noi riletto bene.

Che parli dicendo che nella terra polacca bisogna stare vicino a ogni uomo, senza eliminare nessuno, e ricostruire il bene comune mediante la unione con ognuno e mediante il dialogo con la società. Non si può costruire questo bene con i mezzi della forza e con la violenza, ma con l’eloquenza della ragione, la quale significa rispetto di ogni uomo e, perciò, è capace di convincere ognuno.

Il gesto del padre Massimiliano nel campo di concentramento a Oswiecim invita ed esorta ad una tale unione con ogni uomo, all’unione con tutta la nazione, già provata fin troppo attraverso molti periodi della sua storia.

È un gesto, un atto che la Provvidenza ci ha mostrato e dato come compito, perché secondo esso risolviamo i difficili problemi della patria.

Durante gli ultimi difficili mesi, la Chiesa in Polonia non cessa di ripetere e riconfermare che il potere può essere veramente forte soltanto con l’appoggio della società, e che la via che conduce a tale appoggio passa non attraverso la contrapposizione, ma attraverso il dialogo con tutti, attraverso un reale accordo sociale.

7. Miei amati connazionali!

Per quanto difficile sia la vita dei polacchi in quest’anno, vinca in voi la coscienza che questa vita è abbracciata dal Cuore della Madre; così come ella ha vinto in Massimiliano Maria, Cavaliere dell’Immacolata, così vinca in voi.

La ringraziamo per il primo miracolo a Cana di Galilea e per i sei secoli della presenza nell’immagine di Jasna Góra.

E contemporaneamente preghiamo che ella si comunichi, nei nostri giorni, a tutti gli uomini che abitano in terra polacca.

Vinca il Cuore della Madre!

Vinca la Signora di Jasna Góra in noi e mediante noi. Vinca perfino mediante le nostre afflizioni e sconfitte. Faccia sì che non desistiamo di sforzarci e di lottare per la verità e per la giustizia, per la libertà e per la dignità della nostra vita. Le parole di Maria: “Fate quello che vi dirà (mio Figlio)” (Gv 2, 5) non significano forse anche questo? Che la potenza si manifesti pienamente nella debolezza, secondo le parole dell’Apostolo dei Gentili (cf. 2 Cor 12, 9) e secondo l’esempio del nostro connazionale: padre Massimiliano Kolbe.

Maria, Regina della Polonia, sono vicino a te, mi ricordo di te, veglio!

           

 

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