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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANTA MARIA AUSILIATRICE AL TUSCOLANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 20 maggio 1984

 

1. “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Con queste parole di Cristo risorto saluto la parrocchia romana dedicata a santa Maria Ausiliatrice.

Vengo qui come Vescovo di Roma, insieme con il cardinale vicario e con il vescovo ausiliare del vostro settore, per vivere con voi, cari fratelli e sorelle, nell’odierna domenica, quinta del tempo pasquale, la gioia della risurrezione del Signore.

Questa gioia deriva dal fatto che Cristo, nella potenza della sua croce e della risurrezione, ci conduce al Padre. E nella casa del suo Padre vi sono molti posti. Egli va a prepararne anche per noi (cf. Gv 14, 2).

La gioia della risurrezione si trasforma ormai chiaramente nell’attesa del ritorno di Cristo al cielo. E ciò suscita una certa tristezza e paura. Perciò il Salvatore dice: “Non sia turbato il vostro cuore” (Gv 14, 1).

La risurrezione del Signore ha aperto una chiara prospettiva degli ultimi destini dell’uomo in Dio. Cristo ci guida verso questi destini nella potenza dello Spirito Santo. Ci prepariamo all’Ascensione e insieme alla Pentecoste.

Nello spirito di questa preparazione desidero vivere l’odierno incontro con la vostra parrocchia.

2. Cristo è la via: nessuno viene al Padre se non per mezzo di lui (cf. Gv 14, 6).

La pagina del Vangelo di Giovanni di questa domenica contiene alcune delle affermazioni più profonde della teologia cattolica, che rispondono agli interrogativi e alle esigenze più sentite dell’uomo.

L’apostolo Filippo, con semplicità ma anche con ansiosa curiosità, chiede al divin Maestro: “Signore, mostraci il Padre e ci basta!”. Sembra quasi di sentire la domanda che tormenta l’uomo di sempre, bisognoso di certezza e di sicurezza, desideroso di incontrarsi con Dio. Gesù risponde con ferma autorità: “Chi ha visto me, ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me”. Gesù sottolinea la perfetta identità di natura tra lui e il Padre, e quindi l’identità del pensiero (“Le parole che io vi dico, non le dico da me”) e dell’azione (“Il Padre che è in me compie le sue opere”), pur nella distinzione delle divine persone.

Gesù sembra rimproverare Filippo per la sua domanda: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto?”. Ma, più che un rimprovero, era una constatazione delle difficoltà che la ragione umana prova di fronte al mistero. Infatti, ci troviamo qui al vertice del “mistero trinitario” e solo conoscendo profondamente Gesù Cristo e accettando tutto il suo messaggio è possibile conoscere Dio come Padre, che rivela il suo amore con la creazione e con la redenzione. Solo Gesù è la via al Padre; solo Gesù ci fa conoscere il “mistero trascendente” della Santissima Trinità e il “mistero immanente” della Provvidenza di Dio, presente nella storia degli uomini con il progetto di salvezza, che ci porta il suo amore, la sua misericordia e il suo perdono.

L’apostolo Tommaso espone poi, con altrettanta semplicità, la seconda domanda ugualmente fondamentale, riguardante il destino dell’uomo: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gesù risponde con uguale chiarezza che egli ritorna al Padre, alla casa del Padre, dove tutti sono chiamati ad entrare, perché per tutti c’è un posto assegnato. La via è lui stesso, con la verità che ha rivelato e la grazia sacramentale che ha portato con l’incarnazione e la redenzione. La concezione cristiana della vita è radicalmente “escatologica”, e cioè proiettati oltre il tempo e oltre la storia: ognuno deve trafficare appassionatamente i propri talenti durante l’esistenza, in attesa del posto felice ed eterno nella casa del Padre: “Ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”. E Gesù conclude rivolgendo anche a noi la sua parola decisiva: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Sulle questioni che riguardano i significati ultimi della nostra esistenza, Gesù solo è la luce; lui solo è la verità.

3. Cristo ci conduce al Padre, divenendo pietra angolare della Chiesa, e cioè del tempio spirituale.

La seconda lettura, tratta dalla prima Lettera di san Pietro, ci fa meditare sulla Chiesa e sulla missione dei laici nella Chiesa.

Gesù ha voluto scegliere Pietro e gli apostoli e fondare su di essi e i loro successori la Chiesa, dando loro i suoi stessi poteri divini e consegnando loro la verità rivelata, per la sua trasmissione integra, il suo sviluppo con l’assistenza dello Spirito Santo e la sua difesa contro gli errori. Ma è anche evidente, come dice Pietro, che la “pietra angolare” dell’edificio spirituale rimane lui, il Cristo: pietra viva, scelta, preziosa e “chi crede in essa non resterà confuso”. In un altro contesto, anche san Paolo afferma: “. . .quella pietra era il Cristo” (1 Cor 10, 4). Su questa “pietra angolare”, che purtroppo da tanti è scartata con danno comune, perché non può essere eliminata, tutti i seguaci di Cristo sono chiamati a essere “pietre vive” per la costruzione dell’edificio spirituale, “per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo”. Grande è dunque la dignità e grande la responsabilità di ogni cristiano! “Onore a voi che credete! - scrive san Pietro - Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua mirabile luce!”.

4. Così dunque Cristo è la via e noi camminiamo in lui verso il Padre, verso la casa del Padre. In lui: nella potenza della sua croce e della risurrezione. Nella potenza del suo Vangelo e dell’Eucaristia.

E contemporaneamente Cristo è pietra angolare: ci conduce al Padre nella comunità del popolo “che Dio si è acquistato” (1 Pt 2, 9), facendo noi “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1 Pt 2, 5).

Cristo ci conduce ai destini definitivi in Dio per mezzo della stessa Chiesa, che egli ha fondato sugli apostoli, come testimonia la prima lettura.

In questa Chiesa vi sono pure diversi servizi, come, ad esempio, il servizio dei diaconi, la diaconia. La prima lettura degli Atti degli apostoli narra appunto l’istituzione del diaconato.

Mediante una molteplice partecipazione alla diaconia della Chiesa costruiamo, come pietre vive, un edificio spirituale. La pietra angolare permane sempre la redenzione: il servizio della croce e della risurrezione di Cristo. Ad essa attingiamo tutti la vita e la salvezza.

5. Eccomi dunque con voi, cari fedeli della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice al Tuscolano! La visione biblico-liturgica, che abbiamo ricavato dalle letture, si addice perfettamente anche a voi, e così io oggi saluto coloro che in questa comunità costruiscono il “tempio di Dio” come pietre vive, “stirpe eletta, sacerdozio santo”, chiamati ad offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo.

Sono molto lieto di trovarmi oggi con voi, perché è il mese di maggio, consacrato particolarmente alla devozione alla Vergine santissima, e inoltre perché quest’anno commemoriamo il cinquantennio della canonizzazione di san Giovanni Bosco. Queste circostanze mi spingono ad esortare i benemeriti Salesiani, che da tanti anni reggono questa parrocchia, ad essere sempre fervorosi e ardenti nel seguire la spiritualità di don Bosco e voi, fedeli, ad assecondare le loro direttive.

Certamente il lavoro pastorale da compiersi nella vostra parrocchia, che raggiunge quasi i cinquantamila abitanti, è molto impegnativo e faticoso e, mentre ringrazio di cuore i sacerdoti per la loro opera assidua e i coadiutori Salesiani per la loro collaborazione, desidero anche manifestarvi il mio vivo compiacimento per tutte le vivaci attività e iniziative che danno coordinazione all’intera comunità: la suddivisione della parrocchia in quattro settori affidati ciascuno a un viceparroco, che permette un maggior contatto personale e crea un più vivo senso di appartenenza; il consiglio presbiterale e pastorale, attorniati dalle consulte per le varie categorie di fedeli; il centro di formazione professionale; gli oratori maschili e femminili, con i gruppi musicali, sportivi, caritativi, missionari; il consiglio familiare, sempre più importante e necessario; l’attività catechistica, con settanta catechisti e con gli incontri di preparazione; i corsi di istruzione per il Battesimo, la Cresima e il Matrimonio; l’organizzazione di fraternità e amicizia È un bel lavoro, intenso e organizzato, che state compiendo per vivere con sempre maggiore convinzione e coerenza l’ideale cristiano, e per avvicinare a Cristo quanti non lo conoscono o ne vivono lontani. Continuate con entusiasmo e generosità l’istruzione religiosa, metodica e completa, la frequenza alla santa messa festiva e ai sacramenti, e l’inserimento attivo e responsabile di molte altre persone nelle strutture delle attività parrocchiali.

La vostra parrocchia è dedicata a Maria Ausiliatrice. È noto che don Bosco, verso il 1863, cominciò a celebrare Maria Santissima sotto questo titolo per diversi motivi, e non solo per la costruzione del grandioso santuario in Valdocco, ma soprattutto per la difesa della Chiesa e del Papa in quegli anni particolarmente difficili. A don Bosco sembrava che l’aiuto di Maria fosse quanto mai necessario e ne propagava la devozione, convinto che non si trattava solo più “di tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare”, ma di salvare la stessa Chiesa “assalita da ogni parte” (cf. Giovanni Bosco, Maraviglie della Madre di Dio, invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino 1868).

Certamente i tempi sono cambiati, ma le difficoltà sono sempre presenti: pregate ogni giorno Maria Ausiliatrice, vostra patrona, per le vostre necessità spirituali e materiali; ma pregatela soprattutto per le necessità della vostra parrocchia, e della Chiesa intera!

Ancora don Bosco scriveva: “Uno solo è il mio desiderio, quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità. Anch’io desidero questo ardentemente per tutti voi! E il segreto della felicità sta nelle “beatitudini”, e cioè nell’amore, nella carità, nell’altruismo, nella generosità, nell’aiuto reciproco, nella fedeltà alla grazia di Dio, nella preghiera, nella misericordia, nel perdono. Siano questi i vostri propositi concreti e quotidiani, per essere davvero le “pietre vive” del tempio spirituale della vostra parrocchia.

6. Cari fratelli e sorelle!

Conservate profondamente nel cuore la verità salvifica che la Chiesa proclama nella quinta domenica di Pasqua.

Si consolidi essa nella vostra coscienza.

Guidi il vostro comportamento.

Cristo è la via, la verità e la vita.

Camminiamo su questa via!

Amiamo questa verità!

Viviamo questa vita!

“Non sia turbato il vostro cuore” (Gv 14, 1.27).

Lasciate che vi compenetri questa fortezza che scaturisce dalla risurrezione del Signore.

La vittoria è la nostra fede (cf. 1 Gv 5, 4).

 

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