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VIAGGIO APOSTOLICO IN TOGO, COSTA D'AVORIO II, CAMERUN I,
REPUBBLICA CENTRO-AFRICANA, ZAIRE II, KENYA II, MAROCCO

SANTA MESSA CON IL CONFERIMENTO
DEI SACRAMENTI DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Garoua (Camerun) - Domenica, 11 agosto 1985

 

1. “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).

Ecco le parole che Cristo ha rivolto agli apostoli, come suprema consegna, nel momento di terminare la sua missione d’inviato di Dio, di Figlio di Dio, al quale ogni potere è stato dato in cielo e sulla terra (cf. Mt 18, 18).

È con la forza di questo potere che gli apostoli devono portare il suo Vangelo al mondo. Essi hanno la missione d’insegnare e di battezzare, d’insegnare agli uomini ad osservare tutti i comandamenti che Cristo ha dato loro. Egli stesso rimane con essi fino alla fine del mondo. E con tutta la Chiesa.

2. Oggi la Chiesa del Camerun, alla presenza del successore dell’apostolo Pietro, desidera ricordare e meditare come si è realizzata la consegna del Signore tra i figli e le figlie del vostro Paese, e in particolare nella vostra provincia di Garoua.

Questo invio in missione assume in effetti un rilievo sorprendente su questa terra del Camerun del Nord. Quarant’anni fa il Vangelo era completamente ignorato in tutta questa regione.

Le comunità cattoliche delle altre province già da mezzo secolo conoscevano un bel progresso. Delle missionarie protestanti avevano preceduto i cattolici nel diffondere il Vangelo nel Camerun del Sud e un po’ anche nel Nord. Ma la Santa Sede, sensibile ai bisogni dell’evangelizzazione qui e nelle regioni vicine del Ciad, nel 1946 decise di affidarne la responsabilità ai Missionari Oblati di Maria Immacolata. Monsignor Yves Plumey, che saluto con venerazione, era alla testa di questi valorosi pionieri. In questo vasto territorio dalle numerose etnie, ciascuna delle quali ha le proprie tradizioni e la propria lingua, sono venuti a vivere nelle città, nei villaggi raggruppati, e anche nelle savane del Nord e nelle montagne. Fin dall’inizio essi hanno potuto contare su amici e collaboratori autoctoni, che hanno reso loro familiare questo Paese. In alcune dozzine di anni, essi si sono prodigati per moltiplicare i posti di missione, le scuole, i dispensari. Essi hanno suscitato numerosi catechisti. Hanno ammaestrato e battezzato le popolazioni che li accoglievano con gioia e fiducia, in mezzo a tante prove umane. È giusto, ora, rendere omaggio ai padri e ai fratelli Oblati: francesi, canadesi, polacchi, ai sacerdoti “fidei donum”, alle Suore della Santa Famiglia di Bordeaux, alle figlie di Gesù di Kermaria, alle figlie dello Spirito Santo, alle Suore del Sacro Cuore di Saint-Jacut, a molti altri religiosi, religiose e missionari laici che in seguito sono venuti a collaborare con essi.

Quando papa Pio XII fece il punto sullo sviluppo delle missioni, aveva già dimostrato che esse sono una tappa provvisoria della storia della Chiesa; un giorno esse dovranno cedere il posto a una Chiesa autoctona pienamente costituita, con il suo episcopato, il suo clero, il suo laicato. La cattolicità della Chiesa sarà pienamente realizzata solo con la costituzione della Chiesa nell’ambito delle diverse nazioni del mondo (cf. Pio XII, Evangelii Praecones, 2 giugno 1951).

Questo obiettivo è difficile da realizzare durante la prima evangelizzazione. Eppure già un certo numero di figli e figlie di questo Paese sono diventati catechisti, religiosi, religiose, diaconi permanenti, seminaristi, sacerdoti e, in certe diocesi, vescovi camerunesi. Accanto ai due vescovi missionari, monsignor Jacques de Bernon, vescovo di Maroua-Mokolo, e monsignor Jean Pasquier, vescovo di Ngaoundéré, sono lieto di salutare monsignor Christian Wiyghan Tumi, arcivescovo di Garoua, che ringrazio per la sua calorosa accoglienza, e monsignor Antoine Ntalou, vescovo di Yagoua. A cominciare da Garoua, eretta in vicariato apostolico nel 1953 e in arcidiocesi nel 1982, le quattro diocesi assicurano alla provincia una struttura che permette l’estensione dell’evangelizzazione in profondità. Sì, l’annuncio del Vangelo ha portato qui dei frutti precoci e molto belli, come ai primi tempi apostolici.

Accanto alle comunità cattoliche del Camerun del Nord, saluto i nostri fratelli e sorelle nella fede, venuti dalle regioni vicine del Ciad e della Nigeria. Siamo felici di vedervi qui con noi, perché non abbiamo cessato di portare le vostre intenzioni nella preghiera.

3. Abbiamo sottolineato i meriti dei pionieri, ma è a Dio che rendiamo gloria: è lui che, al tempo fissato, ha esteso la sua misericordia fino al vostro Paese, come lo ha fatto per ciascuno dei nostri Paesi. È il suo Spirito Santo che ha suscitato lo zelo presso i suoi inviati e la fede nel cuore di coloro che li accoglievano. Da sempre voi foste nel pensiero di Dio, e oggetto del suo amore. Direi volentieri, con San Pietro che battezzava il centurione Cornelio: “Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto” (At 10, 35). È una grande grazia il conoscerlo secondo la verità che ha rivelato con il suo Figlio Gesù, di essere gradito visibilmente al popolo di Dio “per proclamare le opere di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pt 2, 9). La liturgia ci pone sulle labbra il cantico d’azione di grazie che dovrebbe essere la nostra costante preghiera: “Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra, cantate al Signore, benedite il suo nome” (Sal 96, 1-2).

4. Oggi sul cammino dell’evangelizzazione, che ha la sua origine nell’invio in missione nel giorno dell’ascensione e che attraversa la storia di questa terra africana, io, il successore di Pietro, e i vostri vescovi uniti a me, compiamo un passo in più. Un nuovo gruppo di catecumeni riceverà fra poco i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana: il Battesimo, la Confermazione, l’Eucaristia.

Cari amici, da lungo tempo vi preparate a questa grazia che segnerà definitivamente la vostra vita. Con qualche semplice parola, voglio rivolgermi specialmente a voi, per ravvivarne la coscienza.

Questi sacramenti consacrano in ciascuno di voi un legame personale, nuovo e definitivo, con Gesù Cristo. Voi siete incorporati alla famiglia dei suoi discepoli; voi diventate le membra del suo corpo mistico.

Il Battesimo, anzitutto, vi purifica e vi tuffa nella vita di Dio. Cristo vi unisce all’evento essenziale della sua vita, alla sua Pasqua, al suo passaggio da questo mondo a suo Padre. Vi unisce alla sua morte – e voi sapete che egli è morto per liberare gli uomini dai loro peccati – e vi unisce alla sua risurrezione, che lo ha fatto entrare in una vita nuova, gloriosa, alla destra di suo Padre.

Voi che state per essere battezzati, comincerete col professare la vostra fede in Cristo salvatore, col promettere di rifiutare il peccato, ciò che conduce al male, e Satana, l’autore del peccato. Allora, mediante l’acqua e lo Spirito Santo, Dio vi purificherà da tutto quello che è stato peccato nella vostra vita, e dal peccato originale che, da Adamo, fa ostacolo a Dio nel cuore dell’uomo. Perdonandovi, Dio vi libera dalla schiavitù del male, dalla paura che troppo spesso segna le vostre vite, dalla morte eterna. E soprattutto, grazie al Cristo risorto, ricevete in voi stessi una vita nuova, la vita di Dio, che si svilupperà in tutto quello che farete secondo il Vangelo. Voi comprendete facilmente perché Dio ha scelto l’acqua per manifestare questa rinascita: non conoscete la potenza vitale dell’acqua, quando le grandi piogge vengono a far rinascere la vostra terra bruciata dal sole? In verità, voi rivestite Cristo, ed è ciò che significa l’abito della festa che oggi indossate. Voi sarete consacrati a Cristo con l’unzione del sacro crisma. Voi riceverete la sua luce.

Tramite Cristo, Dio vi adotta come suoi figli. Lo Spirito Santo è presente in voi. La santa Trinità abita in voi. Voi entrate nella famiglia di Dio. E voi entrate nella famiglia delle membra di Cristo, nella Chiesa che è il suo corpo. Di questo, voi portate il segno per sempre.

Ormai, la Chiesa continuerà a trasmettervi i doni di Dio ad ogni tappa della vostra vita, con i diversi sacramenti. E voi stessi assumete il vostro posto di membri attivi nella Chiesa, con i diritti e i doveri dei cristiani. Voi partecipate alla missione della Chiesa: voi testimoniate la vostra fede con tutta la vostra vita, in famiglia, nel vostro villaggio, nel vostro quartiere, nel vostro ambiente di lavoro o nella vostra scuola.

5. Mi rivolgo a voi anche in quanto confermandi. La Confermazione completa il Battesimo. Essa perfeziona il cristiano. L’imposizione delle mani e l’unzione con il sacro crisma – l’olio santo di Cristo – sono i segni efficaci del dono dello Spirito Santo.

Prima di segnare la vostra fronte col sacro crisma, stenderò le mani su tutti i confermandi. È il gesto che ci viene da Gesù tramite gli apostoli. Pietro e Giovanni andavano a imporre le mani ai primi battezzati per invocare su di essi lo Spirito di santità con tutti i suoi doni (cf. At 8, 17). Con questo gesto, cari amici confermandi, è il Signore che prende possesso di voi, che vi protegge con la sua mano; è lui che vi guida e che vi manda in missione, come se vi dicesse: “Non avere paura, io sarò con te”.

E per ciascuno di voi io pronuncerò le parole: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. Voi partecipate alla grazia di Gesù che a Nazaret diceva: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione” (Lc 4, 18). Lo Spirito Santo vi è stato dato perché tutto il vostro essere cristiano sia illuminato e fortificato.

Sì, lo Spirito Santo completa la vostra somiglianza con Cristo. Vi segna profondamente con la sua impronta come il bambino porta la somiglianza dei suoi genitori, e voi sapete che la croce è il segno di Cristo. Esso diventa il vostro Maestro interiore che vi apporta costantemente la luce di Cristo, per guidarvi verso la verità tutta intera. È lui che aiuta il cristiano a comprendere e a gustare la parola di Dio, a pregare, a continuare a credere che Gesù è Salvatore, a sperare in tutte le prove.

È lui che diffonde l’amore nei vostri cuori, perché amiate alla maniera di Cristo e viviate in comunione con tutti i membri della Chiesa. Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa.

È lui che, di conseguenza, vi dona la forza di essere testimoni di Cristo in mezzo al mondo. Gesù diceva agli apostoli: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra (At 1, 8). Voi chiederete allo Spirito Santo di combattere il male che rode sempre noi e ciò che sta intorno a noi. La vita cristiana è una lotta. Voi gli chiederete il coraggio di mostrarvi cristiani, di dire con fierezza che siete discepoli di Cristo, di vivere secondo la fede, la carità, la giustizia, la purezza di Cristo, in un mondo che non sempre condivide queste convinzioni. Voi riceverete la forza dei testimoni, non per imporvi agli altri, ma come amici di Cristo che diffondono in qualche modo il loro buon odore ovunque essi vivono, come il profumo contenuto nel sacro crisma. Ciò che voi dovete irradiare è la pace, la gioia e l’amore di Cristo.

La Confermazione è il sacramento della crescita, dello stato adulto del cristiano, e della sua piena responsabilità nella Chiesa.

6. I battezzati e i confermati adulti, con dei bambini di famiglie cristiane, ricevono anch’essi, per la prima volta, l’Eucaristia.

Cari comunicandi, anche qui è il legame con Cristo che si approfondisce. Vi ammette nell’intimità del suo banchetto; vi offre veramente il suo corpo santissimo e il suo sangue, sotto il segno di un cibo. Egli vi dice: “Ecco il mio corpo, dato per voi”, offerto in sacrificio per voi. Egli vi invita a offrirvi con lui come un’ostia vivente. Vuole abitare in voi perché possiate rimanere in lui. Egli vuole che viviate della sua vita, come il ramo vive della linfa del ceppo di vite, come nel corpo la vita di un membro dipende dalla testa. E questa vita termina nella vita eterna. Egli vuole permettervi di dire, con San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). E stringe i vostri legami con tutti quelli che partecipano allo stesso pane di vita, per formare un solo corpo, “affinché tutti siano uno”. Sì, il sacramento dell’Eucaristia è il sacramento dell’amore, il segno dell’unità, il legame della carità. Egli è la fonte, il cuore e il vertice della vita cristiana, come lo manifesta il Congresso eucaristico internazionale di Nairobi, inaugurato oggi e al quale parteciperò.

Voi stessi, cari amici, accostatevi spesso e degnamente all’Eucaristia, in particolare durante l’assemblea domenicale. Con Cristo presente in voi, vivete nella santità, nella gioia, nell’azione di grazia!

7. E noi, pur compiendo questo servizio sacramentale a nome del Cristo risorto, eleviamo nello stesso tempo “preghiere di domanda, d’intercessione e di ringraziamento per tutti gli uomini”, come San Paolo lo chiedeva a Timoteo, in particolare “per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità” (1 Tm 2, 1-2).

Sì, il compito del bene comune di tutto il popolo camerunese è un servizio arduo e delicato, ed è normale che aiutiamo con le nostre preghiere coloro che l’assumono ai diversi livelli. Si tratta di far vivere nella pace, nell’armonia, nel reciproco rispetto, nella fraternità, nella cooperazione, le molteplici etnie che compongono la nazione. Come tanti Paesi nel mondo, e specialmente in Africa, il Camerun aspira a uno sviluppo pieno e proficuo per tutti, dove la prosperità sia equamente ripartita, dove la tecnica sia a servizio dell’umano, dove le ingiustizie siano incessantemente superate, dove ogni discriminazione sia bandita, dove ogni persona abbia le sue possibilità di riuscita, dove, in particolare, la dignità della donna e del bambino sia rispettata, dove i giovani, così numerosi, possano trovare casa, impiego, responsabilità, dove ci si unisca per combattere insieme le calamità naturali della siccità e delle malattie, dove i rifugiati e gli emigranti trovino il loro posto. Sì, il compito è difficile, ma i camerunesi hanno già cercato di fronteggiarlo in molti campi. Essi non devono scoraggiarsi! Noi preghiamo Dio d’ispirare sapienza e coraggio a tutti i cittadini e a tutti i responsabili, affinché i problemi siano risolti nel rispetto dei valori morali e spirituali, e specialmente della libertà religiosa.

8. Dio vuole pure “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”, dice ancora San Paolo (1 Tm 2, 4). Dalla montagna di Galilea, è a tutte le nazioni che Cristo ha inviato i suoi apostoli, perché facciano dei discepoli. I cristiani si sentono quindi in dovere e in diritto di annunciare ovunque quello che hanno ricevuto come una buona novella, come un messaggio di salvezza. È quanto spiega il loro zelo in questo paese. In realtà, è la felicità e il bene dei loro fratelli che sta loro a cuore. Il sacramento della Confermazione ci ricorda questa missione di testimoniare.

Ma la testimonianza del cristiano non ha nulla a che vedere con quella che si chiama propaganda. Egli vuole basarsi lealmente sulla verità ricevuta da Cristo, mediante la Chiesa. Egli propone il messaggio come un appello rispettoso alla coscienza degli uomini che hanno tutti il dovere di cercare la verità, ma ci tiene ad escludere ogni costrizione esterna, incompatibile con il libero consenso dato a Dio nella fede.

Questo è ciò che la Chiesa cattolica chiama libertà religiosa, che è un diritto umano fondamentale e contemporaneamente un’esigenza della religione stessa. Essa rende omaggio ai governi che sanno assicurarla a tutti.

Affermando la sua convinzione che Cristo è solo Mediatore tra Dio e gli uomini, la Chiesa rispetta coloro che arrivano a Dio tramite altre vie, secondo la loro coscienza; essa stima la loro sincerità, la loro generosità, e ama cooperare con essi per il bene di tutti.

È in questo senso che saluto qui i figli dell’Islam, che hanno voluto associarsi a questa importante cerimonia d’iniziazione dei loro fratelli cristiani. Cari amici, noi condividiamo con voi la fede nell’unico Dio vivente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra. Voi avete una venerazione per Gesù e onorate la Vergine Maria sua Madre. Noi possiamo progredire in un dialogo sincero per meglio comprendere il nostro reciproco patrimonio religioso e vivere nell’amicizia di cui Dio ci indica il cammino.

Esprimo la mia stima a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, che manifestano i loro sentimenti religiosi nell’ambito di religioni tradizionali ricevute dai loro avi. Li ringrazio per la loro benevolenza e prego Dio di colmare le attese del loro cuore.

Sopra ogni cosa, rivolgo un saluto cordiale, particolare, ai nostri amici protestanti. Riconosciamo insieme il salvatore Gesù Cristo di cui riceviamo, gli uni e gli altri, il Vangelo mediante la predicazione, e la grazia mediante il Battesimo. Il patrimonio della nostra fede comporta molti elementi comuni che dobbiamo approfondire. Con voi, cari fratelli e sorelle, cerchiamo di progredire, nella verità verso la piena comunione.

9. Al termine della nostra meditazione, i nostri occhi restano fissi su questa montagna dalla quale Cristo è salito verso suo Padre. E noi conserviamo nella memoria la sua ultima parola sulla terra: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Ecco ciò che egli ha detto agli apostoli. Ecco ciò che ha detto a tutti noi.

Sì, elevato al di sopra di tutto, presso Dio, egli rimane misteriosamente con noi. I sacramenti ne sono la garanzia. Egli non cessa di attirare a lui coloro che gli donano la loro fede. È diventato come “la montagna del tempio del Signore” che il profeta Isaia vedeva nella sua visione: “Ad esso affluiranno tutte le nazioni... Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” (Is 2, 2-3).

Rendiamo grazie al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per il popolo camerunese che cerca le strade che conducono alla montagna del Signore, al suo tempio, e che desidera seguire i suoi sentieri!

Amen.

 

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