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SANTA MESSA PER LE GUARDIE SVIZZERE E PER GLI AGENTI DI VIGILANZA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Castel Gandolfo - Domenica, 27 luglio 1986

 

Care guardie svizzere e cari agenti dell’Ufficio di vigilanza.

La Liturgia odierna propone alla nostra considerazione la necessità della preghiera. Essa è infatti l’espressione logica e normale della creatura verso Dio, che è il Creatore e il Signore dell’intero universo. Appena si è compreso che la nostra vita dipende totalmente da Dio, si sente il bisogno di pregare, e cioè di affidarsi a colui che sa, segue e provvede, riconoscendo la sua suprema e assoluta autorità e la nostra radicale dipendenza.

La prima e massima espressione della preghiera è quindi l’adorazione, che comprende anche i sentimenti della riconoscenza, della propiziazione e della impetrazione. Gesù stesso, come Verbo incarnato, ha dato l’esempio della preghiera; anzi la sua vita è stata una continua preghiera di adorazione e di amore al Padre, fatta a nome dell’umanità e culminata nel sacrificio della croce. Questo atto di suprema adorazione è talmente necessario nei rapporti tra Dio e l’umanità, che il sacrificio del Calvario, per volontà di Cristo, è rimasto presente ed efficace mediante la santa Messa, la quale quindi è la prima ed essenziale forma di preghiera, di infinito valore, degna dell’Altissimo, Creatore e Signore.

Gesù poi ci illumina sul contenuto della preghiera, e cioè su che cosa in concreto dobbiamo chiedere a Dio. Lo fa mediante la grande invocazione del “Padre nostro”.

La prima domanda riguarda la Verità: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno!”. Gesù supera la distanza abissale tra Dio e l’uomo, rivelandone la “paternità”, e quindi l’amore, l’affetto, la condiscendenza verso le sue creature razionali. In questa prospettiva egli spiega quali devono essere le richieste essenziali della preghiera: “Sia santificato il tuo nome”, cioè che tutti gli uomini riconoscano che tu “sei” e “chi” sei; “Venga il tuo regno”, cioè che tutti riconoscano Gesù Cristo, il Verbo incarnato, e la sua missione redentrice che ha portato all’umanità il regno della verità e dell’amore.

La seconda domanda del “Padre nostro” riguarda la santità: “Rimetti a noi i nostri debiti”! “E non ci indurre in tentazione”. Sembra di udire quasi un grido timoroso, ansioso, che scaturisce dalla drammaticità della vita umana. Dio vuole la nostra salvezza, la nostra perfezione. “Voi siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 48). Di fronte a una tale esigenza, a un simile compito noi riconosciamo le nostre debolezze e la nostra incostanza. E proprio per questo chiediamo la remissione dei peccati e ci preoccupiamo, a nostra volta, di perdonare chi ci ha offeso o fatto del male. Chiediamo la forza dello Spirito per superare e sconfiggere la resistenza del male.

La terza domanda, infine riguarda la vita terrena. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Non dobbiamo mai trascurare la preghiera, nemmeno quando si tratta di beni naturali. Dobbiamo pregare affinché questi beni vengano concessi non solo a noi, ma anche agli altri. Nella nostra preghiera dobbiamo chiedere che gli uomini siano disposti a un’equa divisione delle ricchezze, una giusta organizzazione delle strutture politiche ed economiche, al superamento delle barriere razziali e di tutti gli ostacoli che potrebbero danneggiare lo Spirito di fratellanza, e infine alla comprensione reciproca e alla solidarietà. Chi prega con vera serietà e sincerità sente il bisogno di dividere il pane con i suoi fratelli.  

- Die zweite Bitte des Vaterunser betrifft die Heiligkeit: ”Vergib uns unsere Schuld“! - ”Und führe uns nicht in Versuchung“! Man glaubt fast einen angstvollen Schrei zu vernehmen, der sich aus der dramatischen Situation des menschlichen Lebens erhebt. Gott will nämlich erhebt. Gott will nämlich unsere Heiligung, unsere Vollkommenheit: ”Ihr sollt vollkommen sein, wie es auch euer himmlischer Vater ist “.

Gegenüber einer solch anspruchsvollen Aufgabe bekennen wir unsere Schwache und Unbeständigkeit. Und eben deshalb bitten wir um Vergebung für unsere Fehler und bemühen wir uns, unsererseits denen zu verzeihen, die uns beleidigt oder uns Schmerz zugefügt haben. Wir bitten um die Kraft des Geistes, um den Widerstand des Bösen zu überwinden und zu besiegen.

- Die dritte Bitte schließlich betrifft den irdischen Lebensurterhält: ”Unser tägliches Brot gib uns heute“.

Deshalb dürfen wir niemals das Gebet unterlassen, auch nicht, wenn die materiellen Guter in Frage stehen. Wir müssen darum beten, daß diese Guter nicht nur einem jeden von uns, sondern auch allen anderen gewahrt werden. Wir müssen in unserem Gebet bitten, daß die Menschen sich bereit finden zu einer gerechten Verteilung der Reichtümer, zu einer gerechten Gestaltung der wirtschaftlichen und politischen Strukturen, zur Überwindung der Rassenschranken und aller trennenden Barrieren im Geist der Brüderlichkeit, des gegenseitigen Verständnisses und der Solidarität. Wer wirklich aufrichtig und ernsthaft betet, der empfindet das Bedürfnis, das Brot mit seinen Brüdern zu teilen.

Ecco una nostra traduzione italiana delle parole del Papa.

Ecco dunque, care guardie svizzere e cari membri dell’Ufficio di vigilanza, quanto Gesù ci insegna nella preghiera. Egli ci dice di pregare con fiducia e confidenza, perché Dio è Padre, di pregare con insistenza e perseveranza - come l’amico della parabola - e ancora di pregare con sapienza, e cioè con fede soprannaturale, convinti che Dio vuole certamente il nostro bene, e cioè la nostra eterna salvezza, unico scopo della nostra esistenza nel tempo.

“Il povero invoca e Dio lo ascolta”, abbiamo detto nel salmo responsoriale. Di fronte all’infinita maestà dell’Altissimo, siamo tutti poveri e perciò preghiamo e durante il sacrificio della Messa, che ora celebriamo chiediamo, come l’amico della parabola, tre pani: il pane della fede, il pane della speranza e il pane della carità, sicuri di essere esauditi da colui che invochiamo col dolce nome di “Padre”.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 



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