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CONCELEBRAZIONE INAUGURALE PER IL SINODO DEI VESCOVI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Giovedì, 1° ottobre 1987

 

“Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo” (Gl 3, 1).

1. Oggi, all’inizio della settima Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, desideriamo ringraziare per la Pentecoste della Chiesa;

-  per l’effusione dello Spirito sopra gli apostoli riuniti insieme alla Madre di Cristo nel cenacolo di Gerusalemme;

-  per la parola con la quale lo stesso Spirito di verità ha parlato alla Chiesa dei nostri tempi mediante il Concilio Vaticano II;

-  perché lo stesso Spirito Consolatore rende incessantemente testimonianza a Cristo, e perché anche noi - guidati da lui - possiamo dare testimonianza.

A lui, Spirito Creatore, Dono dell’Altissimo Dio, ci siamo rivolti all’inizio di questa celebrazione eucaristica, invocandolo: “Accende lumen sensibus: / infunde amorem cordibus: / infirma nostri corporis / virtute firmans perpeti”.

2. Tutto quello che legherete sopra la terra - assicura Gesù nel Vangelo proclamato poc’anzi - sarà legato anche in cielo” (Mt 18, 18).

Questo “legare” - grazie al quale la Chiesa si costruisce, di generazione in generazione, come corpo di Cristo - si attua nella potenza dello Spirito Santo.

Essa è il corpo nel quale la vita di Cristo si diffonde nei credenti, che a lui si uniscono in modo arcano e reale mediante i sacramenti; e contemporaneamente è popolo, il nuovo popolo di Dio, che ha per capo Cristo; per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, per legge il nuovo precetto dell’amore; per fine il regno di Dio (cf. Lumen Gentium, 8.9).

Essa è in Gesù Cristo come un “sacramento” o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano (Ivi, 1).

Quindi si adempiono costantemente in noi - ma anche mediante noi - queste parole: “Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo” (Mt 18, 18).

Veramente “la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen Gentium, 4).

Non è forse unito . . . “legato” in cielo ciò che è stato “legato”, qui, sopra la terra, nella potenza dello Spirito Santo sin dal giorno della Pentecoste? Non sono forse i fedeli “legati”, cioè uniti profondamente mediante il Battesimo, la Confermazione, l’Eucaristia, alla missione e alla vocazione della Chiesa?

3. Rendiamo grazie perché, mediante l’opera del Concilio Vaticano II, abbiamo potuto renderci più profondamente consapevoli di questo legame, di questo “legare” che ci unisce tutti nel corpo di Cristo che è, ad un tempo, popolo di Dio. E questo è il popolo pellegrinante attraverso la terra verso gli eterni destini in Dio: verso la Gerusalemme celeste.

Abbiamo potuto renderci più profondamente consapevoli di questo legame, questo “legare” che unisce nella Chiesa persone di diverse vocazioni: sacerdoti e laici, quelli che servono Dio come consacrati, e quelli che lo servono rivolti verso il mondo e verso quei compiti, che il mondo pone all’uomo. Ecco, lo Spirito Santo “guida la Chiesa per tutta intera la verità (cf. Gv 16, 13), la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cf. Ef 4, 11-12; 1 Cor 12, 4; Gal 5, 22)” (Lumen Gentium, 4).

Così si adempiono le parole del profeta: “Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie” (Gl 3, 1).

4. Riuniti nel Sinodo dei vescovi iniziamo oggi, 1 ottobre, il lavoro comune, che concluderemo il venerdì 30 ottobre. Esso è dedicato a questo argomento: i laici nella Chiesa, la loro vita e la loro missione, per la salvezza del mondo.

Sarà un lavoro complesso - nelle sessioni plenarie o nei circoli minori -, permeato anzitutto di preghiera; fatto di lunghe ore di ascolto e di dialogo, di studio e di riflessione, di scambio e di ricerca; lavoro impegnativo, sotto lo sguardo di Dio e della Chiesa intera.

Nei prossimi giorni si compiono 25 anni dall’inaugurazione del Concilio Vaticano II, che a tale argomento dedicò una grande parte del suo magistero.

Desideriamo guardare - alla luce delle esperienze di tutte le Chiese e comunità - la vita e la missione del laicato nella Chiesa universale. Desideriamo guardare con occhi di pastori di questa Chiesa, quindi dal punto di vista dei nostri compiti e della nostra responsabilità: dal punto di vista del nostro servizio nei confronti del popolo di Dio.

Nel vescovo infatti si concentra in modo particolare la Chiesa - prima di tutto quella Chiesa che gli è stata affidata dallo Spirito Santo. E proprio questa Chiesa che lo Spirito Santo ha affidato a noi vescovi, come comunità complessa, come popolo di Dio - “laós” - diventerà oggetto specifico dei lavori di questa assemblea del Sinodo.

Preparandoci ad essa, abbiamo cercato di sentire, dai nostri fratelli e sorelle laici, che cosa essi stessi pensino della loro vita e della loro missione nella Chiesa.

In numerose diocesi, parrocchie, associazioni, comunità ecclesiali, movimenti, gruppi di preghiera, essi hanno dato un importante contributo studiando il tema del Sinodo prima sulla base dei “Lineamenta”, poi riflettendo sull’Instrumentum laboris; esprimendo ai loro vescovi le loro convinzioni, le loro testimonianze, le loro attese; pregando individualmente e comunitariamente per la buona riuscita del Sinodo.

5. Alcuni di essi - per necessità non numerosi - sono stati invitati al Sinodo: si tratta di una presenza sostanziale, perché il gruppo degli “auditores” e delle “auditrices”, laici e laiche, sono come l’immagine di tutto il laicato della Chiesa: sono madri e padri di famiglia, sono membri di associazioni, di movimenti spirituali, di consigli pastorali; sono economisti, politici, ingegneri, educatori, catechisti; persone appartenenti al mondo dei lavoro, della cultura, dell’industria, al mondo urbano e al mondo rurale; essi portano, insieme alla loro testimonianza e ai loro contributi al dibattito, la realtà autentica dell’impegno dei laici della missione della Chiesa per la salvezza del mondo.

Adesso ci troviamo qui, dinanzi allo Spirito di Verità, per affrontare in tale forma sinodale il compito che ci attende. I nostri cuori e le nostre menti devono essere disposti a seguire e a far maturare le ispirazioni dello Spirito di Dio.

Dice Cristo: “Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra, sarà sciolto anche in cielo” (Mt 18, 18).

Abbiamo fiducia che lo Spirito Santo che ci è stato dato nella Chiesa - e per la Chiesa - ci aiuterà anche a “sciogliere” ciò che in questo vasto campo dei laici è da “sciogliere”, per far “scaturire” dalla loro vocazione laicale gli impegni loro propri e specifici per la missione ecclesiale.

Accogliamo come indirizzato a noi ciò che l’apostolo Paolo scrisse ai Filippesi e che leggiamo oggi nella liturgia: non cercate “il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (cf. Fil 2, 4).

Sarebbe difficile pensare diversamente; diversamente agire; essere vescovo e pastore nella Chiesa di Cristo in maniera differente. Sì, l’“interesse degli altri”, in questo caso l’interesse dei nostri fratelli e sorelle laici, è nello stesso tempo il nostro proprio interesse. Siamo lontanissimi da tutto ciò che l’Apostolo definisce come “spirito di rivalità”, oppure “vana gloria”. Anzi siamo disposti a considerare, con tutta umiltà, gli altri superiori a noi stessi (cf. Fil 2, 3). Nutriamo una profonda stima per i nostri fratelli e sorelle laici. Ringraziamo lo Spirito Santo per tutti i “doni”, che sono diventati la loro parte per il bene della Chiesa. Desideriamo che questi doni, questi carismi, risplendano pienamente e portino frutti in pienezza. Scrive l’Apostolo: “Se c’è . . . qualche consolazione in Cristo . . . rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti” (Fil 2, 1-2). Alla stessa gioia ci incoraggiamo anche reciprocamente. Anche noi desideriamo la stessa gioia, servendo la Chiesa come pastori sempre e dappertutto, ma particolarmente ora durante il dibattito al Sinodo. Preghiamo lo Spirito Santo perché ci accompagni con questo “conforto derivante dalla carità”, di cui leggiamo nella Lettera ai Filippesi (Fil 2, 1).

6. “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20).

Ti invitiamo, pastore eterno, nella nostra comunità. Sii con noi! Noi siamo riuniti qui nel tuo nome. Riuniti nella potenza dello Spirito Santo promessa da te alla Chiesa.

Ti ringraziamo per la Pentecoste!

L’assemblea sinodale si riunisce nell’Anno mariano. Speriamo che sia con noi in modo particolare la Madre di Dio. Colei che il Concilio ha tanto avvicinato a noi come “presente nel mistero di Cristo e della Chiesa” (Lumen Gentium, VIII).

Preghiamo perché tutti coloro, ai quali questo Sinodo si riferisce, “ascoltino la Chiesa”, per opera del nostro servizio sinodale: perché ascoltino lo Spirito che “parla” alla Chiesa mediante la Chiesa.

Perché si approfondisca e si arricchisca la “comunanza di Spirito” nei cuori dell’intero popolo di Dio in tutti i luoghi della terra. Amen!

 

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