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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SAN LUIGI GRINION DE MONTFORT

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 20 dicembre 1987

 

Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio” (2 Sam 7, 14).

1. La memoria liturgica del primo Avvento di Cristo si avvicina al suo compimento. La Messa della domenica odierna ne dà testimonianza in modo molto eloquente.

Tale testimonianza si manifesta soprattutto nella sollecitudine per la casa, per la dimora a Dio. Tutta la lettura tratta dal Secondo Libro di Samuele fa riferimento a questo argomento. Il re Davide, avendo consolidato il suo dominio su Giuda e su Israele, desidera costruire una casa a questo Dio, che ha concluso l’alleanza “con il suo eletto” (cf. Sal 89, 4). Davide è l’erede di quella alleanza, in forza della quale i discendenti di Abramo, liberati dalla schiavitù d’Egitto, sono entrati nella terra loro promessa da Dio. Il testimone dell’alleanza, solennemente stipulata sul Sinai tra il Dio d’Israele e Mosè, è l’Arca, la cosa più sacra per il popolo eletto.

Tuttavia “l’arca di Dio sta sotto una tenda” (2 Sam 7, 2). Questo fatto provoca rimorsi di coscienza a Davide, quando pensa che egli stesso “abita in una casa di cedro” (2 Sam 7, 2).

Il profeta Natan loda l’intento del cuore regale. Preannuncia però che non a lui ma al figlio (cioè a Salomone) sarà dato di realizzare questo disegno.

2. In tal modo, al punto di partenza dell’odierna liturgia di Avvento, si trova il tempio: la casa e la dimora del Dio dell’alleanza. Il segno visibile del fatto che Dio è l’Emmanuele (Dio con noi), il quale sta in mezzo al suo popolo e abita con esso.

Tuttavia, la prima lettura ci prepara al Vangelo, in cui abbiamo sentito la descrizione dell’Annunciazione secondo il testo di Luca.

In questa descrizione, il tema del tempio, segno visibile dell’abitazione di Dio con gli uomini, viene collocato in un’altra dimensione.

Ecco, ora Dio desidera abitare nel seno della Vergine di Nazaret, desidera essere concepito in lei come uomo e nascere da lei.

Questa è una dimensione completamente nuova del mistero dell’Emmanuele. È una realtà totalmente nuova dell’alleanza. L’antica alleanza della legge e del culto viene qui totalmente superata. I disegni eterni di Dio vanno ben oltre quello che Davide credeva.

L’uomo vivo diventa la dimora - il tempio - del Dio vivente. Maria è la prima ed eminente espressione di questa alleanza: della nuova alleanza.

3. Nell’imminenza delle feste del Natale del Signore questa intera pericope sull’annunciazione assume una particolare attualità. E benché conosciamo molto bene questo brano del Vangelo di san Luca, tuttavia occorre che ci soffermiamo su di esso ancora una volta.

Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre” (Lc 1, 31-32).

“Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio”, così aveva detto il profeta Natan al re Davide, e queste parole sembravano riferirsi al figlio regale, che doveva costruire un tempio a Dio in Gerusalemme. E tale probabilmente era il senso immediato di quelle parole.

Adesso apprendiamo, durante l’annunciazione, che queste parole avevano ancora un altro senso, indiretto e di assai più vasta portata. In esse era racchiuso il preannunzio del mistero dell’incarnazione. Ecco, “il Figlio dell’Altissimo” si farà uomo. Per opera dello Spirito Santo nascerà da una Vergine chiamata Maria (Myriam). E proprio in lui si compiranno pienamente le parole del profeta Natan: “Io gli sarò Padre ed egli mi sarà Figlio”.

4. Nel momento in cui queste parole profetiche, ripetute in qualche modo all’annunciazione, giungono al loro compimento, giunge anche al suo termine il primo Avvento di Cristo nel mondo.

È l’Avvento per il quale tutta l’antica alleanza è stata un’ampia preparazione. Il compimento supera certamente l’attesa di tutti. E ci voleva proprio la fede sublime ed eroica della Vergine di Nazaret per riuscire a fissare gli occhi nella verità che si rivelava nella parola “Emmanuele”. “Dio con noi” non significava soltanto Dio che abita nel tempio del proprio popolo. Significava Dio concepito nel seno della Donna, “Dio nato come uomo”, “Figlio dell’uomo”.

Veramente: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37).

5. Così dunque: Dio è Figlio (“Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato”, canta il salmista (Sal 2, 7), esprimendo ancora più pienamente, con tali parole, la verità racchiusa nella profezia di Natan).

L’Avvento si compie nella rivelazione della paternità e della figliolanza in Dio stesso. Ecco, ci avviciniamo alla pienezza del mistero di Dio. Tale pienezza, Padre-Figlio-Spirito Santo, è già abbastanza chiara nelle parole dell’annunciazione. Diventerà poi sempre più esplicita fino alle ultime parole di Cristo rivolte agli apostoli: “Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19).

6. In questo momento - alla soglia della solennità del Natale del Signore - l’Avvento è soprattutto la venuta del Figlio in una carne umana. La venuta; l’incarnazione del Figlio-Verbo per opera dello Spirito Santo.

Ed ecco che il Figlio viene nel mondo per costruire un tempio al Padre. Rende chiara l’analogia col figlio di Davide della profezia di Natan.

Il Figlio viene per fare del mondo intero, un tempio. Dell’intero creato. Viene, diventando creatura, diventando uomo, per restituire al Creatore, che è Padre, tutto il creato, tutto il mondo-cosmos.

Il Figlio viene, diventa uomo, per rendere l’uomo partecipe in modo speciale di questa ricostruzione cosmica. Tale è infatti la vocazione dell’uomo sin dal principio. Dal momento in cui è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.

7. Ed è comprensibile che questo primo Avvento - l’Avvento del Figlio - sia contemporaneamente il compimento delle profezie e delle attese: in certo senso è il loro termine. E in pari tempo è inizio. È l’inizio del secondo e definitivo Avvento. Questo Avvento si compirà soltanto quando, per opera di Cristo, il Figlio, operante nello Spirito Santo, restituirà al Padre il regno nella sua maturità di grazia e di gloria, perché “Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).

E così “il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 33).

8. E pure la vostra comunità parrocchiale, cari fratelli e sorelle, in quanto comunità di fede vive con la Chiesa universale questa speranza, questa attesa operosa di Gesù che verrà a portare a termine l’edificazione del regno di Dio.

In comunione con la Chiesa universale, anche voi siete impegnati, giorno per giorno, a far sì che il mondo intero diventi “tempio di Dio”, luogo nel quale Dio possa “abitare” ed essere in comunione con gli uomini. Un mondo, come dice l’Apocalisse (cf. Ap 21, 22-23), direttamente illuminato da Dio.

Qual è tutto il senso di una parrocchia, dei suoi ministeri, delle sue attività, dei suoi gruppi, se non la ricerca comune e coordinata, alla luce della parola di Dio e sotto la guida dei pastori, di ciò che prepara il ritorno glorioso del Signore?

E il nostro stesso riunirci qui oggi non è forse motivato dal desiderio di condividere assieme questa fede, questa comunione e questa speranza, nell’attesa dell’ultimo e definitivo Avvento del Signore?

9. In questo clima di fede e di comunione fraterna saluto tutti i presenti: il card. vicario, il vescovo del Settore, mons. Remigio Ragonesi, il parroco, padre Antonio Cortinovis e i suoi confratelli della Compagnia di Maria - i padri Monfortani - che hanno in questa zona la loro Curia Generalizia.

Saluto le religiose delle comunità femminili, i missionari e missionarie dell’Ospedale psichiatrico, le persone consacrate appartenenti ai vari Istituti secolari, i membri del Consiglio pastorale e dei vari gruppi parrocchiali, e tutti voi, cari fedeli laici qui presenti: famiglie, lavoratori, anziani, malati, sofferenti, persone sotto il peso della prova, e tutti voi, cari giovani e ragazzi che frequentate i numerosi Istituti educativi presenti in questo territorio. A voi tutti e a ciascuno i miei più cordiali sentimenti e i più vivi auguri per l’ormai prossima festa natalizia.

10. Il ritorno del Signore è preparato dall’unità della comunità credente attorno ai sacramenti, e soprattutto attorno all’Eucaristia. E mi compiaccio per l’attenzione che i padri Monfortani rivolgono alla vostra formazione liturgica.

Raccogliamoci tutti attorno a Gesù Eucaristico, nell’attesa della venuta del Signore. Prepariamogli, nell’unità dei nostri cuori e delle nostre coscienze, un tempio degno per la sua venuta!

Prepariamogli questo tempio in unione con Maria!

Quale creatura ha saputo accogliere meglio della Madonna la venuta del Salvatore? Per questa realtà centrale della storia e della vita interiore di ogni cristiano ha vissuto, sofferto e mirabilmente scritto san Luigi Grignion de Montfort, il patrono della vostra parrocchia. Chiediamogli di comunicarci la sua stessa devozione ardente e generosa per la Madre di Dio. Chiediamogli di insegnarci ad essere anche noi servitori fedeli di Maria, suoi strumenti docili, affinché, anche mediante la nostra collaborazione ella possa svolgere la sua azione di preparare i cuori all’Avvento del Signore!

Uniti attorno all’Eucaristia. Uniti attorno a Maria. Ecco il modo di attendere il Redentore. Ecco la maniera di essere confermati nella conoscenza e nell’attesa del mistero della salvezza.

11. Rileggiamo ancora una volta, come conclusione, le parole dell’Apostolo nella Lettera ai Romani che la liturgia odierna ci ha proposto:

“A Colui che ha il potere di confermarvi . . . secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora . . . a Dio che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei secoli. Amen” (Rm 16, 25-27).

 

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