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VISITA PASTORALE A SANTIAGO DE COMPOSTELA
PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA PIAZZA
ANTISTANTE LA BASILICA DI COVADONGA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Covadonga (Spagna) - Lunedì, 21 agosto 1989

 

Carissimi confratelli nell’Episcopato, amati figli e figlie.

1. “Di te si dicono cose stupende, città di Dio”! (Sal 87, 3).

Il salmista abbonda in espressioni di lode a Gerusalemme, la città di Dio, proclama la gloria di Sion, le cui porte sono “le preferite del Signore”.

Sion, la montagna del Signore su cui, come fondamenta, sorge la città del Dio vivente: la città che fu testimone della Pasqua, cioè del passaggio salvifico di Dio.

E per questo passaggio di salvezza era previsto un luogo: il Cenacolo di Gerusalemme, in cui si riunirono gli apostoli dopo l’Ascensione del Signore. Lì rimasero uniti in preghiera, “insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1, 14).

Lì si prepararono per l’evento della Pentecoste.

2. “Di te si dicono cose stupende”, santuario di Covadonga, grotta di nostra Signora!

Da secoli si riuniscono qui assiduamente in preghiera generazioni di discepoli di Cristo, i figli e le figlie di questa terra delle Asturie e di Spagna. Si riuniscono “con Maria”. E la preghiera “con la Madre di Gesù” prepara, in modo particolare, i sentieri dell’avvento dello Spirito.

Questo è il mistero della Sion gerosolimitana. Questo e non altri è il mistero dei santuari mariani. Questo è anche il mistero del santuario della Santina di Covadonga, in cui, da secoli, la sposa dello Spirito Santo, la Vergine Maria è circondata di venerazione e di amore.

Dopo essere stato come pellegrino a Compostela, sono voluto salire fin qui, sul monte santo di Covadonga, tanto unito dalla storia alla fede della Spagna.

Il mio più cordiale saluto è rivolto in primo luogo a sua altezza reale don Felipe de Borbòn, felicemente legato a questo luogo mariano quale principe delle Asturie. Inoltre, mi è gradito rinnovare il mio fraterno saluto al signor Arcivescovo di Oviedo, monsignor Gabino Díaz Merchan ed al suo ausiliare, e agli amatissimi Asturiani. Questo saluto si estende anche agli amatissimi pastori delle diocesi sorelle di Astorga, León e Santander che, accompagnati da numerosi fedeli, partecipano a questa solenne Eucaristia.

3. Tutti insieme lodiamo in questo giorno la Sposa dello Spirito Santo. A lei sola l’angelo messaggero di Dio annunciò a Nazaret: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 35). Maria diede il suo assenso dicendo: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). E da allora fu trasformata nel santuario più santo della storia dell’umanità.

Maria, figlia ammirevole di Sion!

Qui la vediamo in cammino verso la casa di sua cugina Elisabetta. Essa, a sua volta, illuminata dallo Spirito Santo, riconobbe in Maria questo santissimo santuario.

“Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”.
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1, 42-43).

Con queste parole ispirate essa tributò a Maria la prima beatitudine del nuovo testamento: la beatitudine della fede di Maria:
“Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1, 45).

4. Il Papa, successore di Pietro, “che professa la sua fede” in questo santuario vivente che è la Vergine di Nazaret, sale anch’egli alla montagna, a Covadonga, la casa della Signora, per proclamare Maria benedetta, felice, fortunata! Si compie così la profezia della Vergine del “Magnificat”: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (cf. Lc 1, 48).

Maria è “colei che ha creduto”, È la credente per eccellenza che ha dato il suo consenso alle parole dell’angelo e alla scelta del Signore. In questo racconto evangelico ci viene svelato il mistero della fede di Maria.

Per potere annunciare questa verità sulla Madre del Redentore è necessario percorrere l’ammirevole “itinerario della fede” che conduce da Nazaret a Betlemme, dal tempio di Gerusalemme - il giorno della presentazione del bambino Gesù - all’Egitto, dove fugge in compagnia del suo sposo e di suo figlio, per timore di Erode e più tardi, dopo la morte di questi, ritorna nuovamente a Nazaret. Così trascorrono gli anni della vita nascosta di Gesù.

Quando Gesù dà inizio alla sua missione messianica, l’itinerario mariano della fede passerà per Cana di Galilea per giungere quindi alla sua rivelazione culminante nel Golgota ai piedi della Croce.

E infine la troviamo nel Cenacolo di Gerusalemme, nella città santa di Sion, dove la prima comunità dei discepoli di Gesù, in attesa della Pentecoste, riconosce in Maria “colei che ha creduto”; colei che con la sua fede ha reso possibile ciò che loro hanno potuto vedere con i propri occhi.

Maria, testimone di Gesù che è salita in cielo, è garanzia dello Spirito promesso, che i discepoli aspettano in preghiera unanime e perseverante.

5. Nel Concilio Vaticano II la Chiesa ha dichiarato che la Vergine, santa madre di Dio, mirabilmente presente nella missione di suo Figlio Gesù Cristo, “ha preceduto” tutta la Chiesa nel cammino della fede, della speranza e della perfetta unione con Cristo (cf. Lumen Gentium, 58).

Sin dal giorno della Pentecoste il Popolo di Dio custodisce in tutta la terra questa mirabile, “precedenza” nella fede. I santuari mariani sono la testimonianza efficace di questo fatto.

E lo è anche il santuario di Covadonga.

La grotta di nostra Signora e il santuario che il popolo fedele ha consacrato a quest’immagine “piccolina e nobile” con il Bambino in braccio e nella mano destra un fiore d’oro, sono un monumento alla fede del popolo delle Asturie e della Spagna tutta. La presenza della Madre di Dio, vigile e sollecita in questo luogo, realizza idealmente un’unione sensibile tra la prima comunità apostolica della Pentecoste e la Chiesa stabilita in questa terra. Lì e qui la presenza di Maria continua ad essere garanzia di un’autentica fede cattolica e di una genuina speranza che non è mai venuta meno.

Nel Cenacolo gli apostoli intensificano indubbiamente la loro vicinanza affettuosa e filiale a Maria, in cui contemplano una testimone singolare del mistero di Cristo. Prima avevano imparato a guardarla attraverso Gesù. In quel momento imparavano a vedere Gesù attraverso colei che custodiva nel suo cuore le primizie del Vangelo, il ricordo incancellabile dei primi anni della vita di Cristo.

Anche a Covadonga voi cristiani delle Asturie venerate in Maria la santa madre di Cristo. Ed ella stessa vi introduce alla conoscenza di suo Figlio, il redentore dell’uomo.

Qui e lì, a Covadonga e nel Cenacolo di Gerusalemme, la presenza di Maria è garanzia dell’autenticità della Chiesa, in cui non può essere assente la Madre di Gesù.

6. Così Covadonga, attraverso i secoli, è stata come il cuore della Chiesa delle Asturie. Ciascun asturiano sente profondamente dentro di sé l’amore alla Vergine di Covadonga, alla “Madre e Regina della nostra montagna”, come cantate nel suo inno.

Per questo, se volete costruire delle Asturie più unite e solidali non potete prescindere da quella nuova vita, fonte di spirituale energia, che, più di dodici secoli fa, è scaturita da queste montagne sulla spinta della Croce di Cristo e della presenza materna di Maria.

Quante generazioni di figli e di figlie di questa terra hanno pregato dinanzi all’immagine della Madre ed hanno sperimentato la sua protezione! Quanti malati sono saliti fino a questo santuario per rendere grazie a Dio per i favori ricevuti grazie all’intercessione della Santina!

La Vergine di Covadonga è come una calamita che attira misteriosamente gli sguardi e i cuori di tanti emigranti partiti da questa terra e sparsi oggi in luoghi lontani.

La Vergine Maria, possiamo dire, non è soltanto colei “che ha creduto”, ma la madre dei credenti, la stella dell’evangelizzazione che si è irradiata in queste terre e da qui, con i suoi figli, missionari e missionarie, è giunta al mondo intero.

Covadonga è inoltre una delle prime pietre dell’Europa, le cui radici cristiane affondano nella sua storia e nella sua cultura. Il regno cristiano nato su queste montagne diede l’avvio a uno stile di vita e di espressione dell’esistenza ispirato al Vangelo.

Per questo, nel contesto del mio pellegrinaggio iacopeo alle radici dell’Europa cristiana, pongo fiduciosamente ai piedi della Santina di Covadonga il progetto di un’Europa senza frontiere, che non rinneghi le radici cristiane che l’hanno originata. Che non rinneghi l’autentico umanesimo del Vangelo di Cristo!

7. “Le sue fondamenta sono sui monti santi . . . / e danzando canteranno: / «Sono in te tutte le mie sorgenti»” (Sal 87, 1. 7).

Covadonga è inoltre misteriosa fonte d’acqua e si placa dopo essere scaturita dalle montagne, come immagine efficace delle grazie divine che Dio effonde con abbondanza per intercessione della Vergine Maria.

L’ardua salita a questa montagna che molti di voi continuate a compiere a piedi in una nobile e vigorosa esperienza di pellegrinaggio, è il simbolo dell’itinerario della fede, del percorso solidale delle vie del Vangelo, della salita al monte del Signore che è la vita cristiana. Quanti pellegrini hanno trovato qui la pace del cuore, la gioia della riconciliazione, il perdono dei peccati e la grazia del rinnovamento interiore! In questo modo la devozione alla Vergine si trasforma in autentica vita cristiana, in esperienza della Chiesa come sacramento di salvezza, in efficaci propositi di rinnovamento di vita.

Maria è la fonte e Cristo è l’acqua viva!

Sono lieto di sapere che Covadonga è oggi luogo di pellegrinaggio per tanti in cerca di Dio, che si manifesta soprattutto nella solitudine e nel silenzio e si rivela nei santuari della Madre. Qui Maria, in preghiera e maestra di preghiera, insegna ad ascoltare e a guardare il Maestro, ad entrare in intimità con lui per imparare ad essere discepoli ed essere poi testimoni del Dio vivente in una società che occorre impregnare di autentica testimonianza di vita.

Qui, a Covadonga, forgiò il suo spirito un illustre cappellano della Santina, don Pedro Poveda y Castroverde, fondatore dell’istituzione teresiana, dedicata alla formazione cristiana e al rinnovamento pedagogico nella Spagna degli inizi di questo secolo. Un’intuizione profetica, ispirata da Maria, per la promozione della donna, attraverso donne dall’autentica trasparenza mariana e dall’ardore apostolico tipicamente teresiano. Qui è nata quest’opera, ai piedi della Santina!

8. Cari fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato la proclamazione del salmista: “Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro è nato in essa / e l’Altissimo la tiene salda»” (Sal 87, 5).

È così. Ciascuno di noi è nato a Sion il giorno dell’effusione dello Spirito Santo nella Pentecoste. Quando nasce la Chiesa con la presenza di Maria. “Il Signore scriverà nel libro dei popoli: / «La costui è nato»” (Sal 87, 6).

Qui, nel santuario mariano di Covadonga, il popolo che abita la penisola iberica, e in particolare la terra delle Asturie, percepisce in modo particolare la sua nascita per opera dello Spirito Santo.

Perché Covadonga è seno materno, è culla della fede e della vita cristiana per la Chiesa che vive nelle Asturie. E Maria è immagine e Madre della Chiesa e di ogni comunità cristiana che ascolta la Parola, celebra i sacramenti e vive nella carità, costruendo una società più fraterna e solidale.

Ascoltate ciò che ci insegna il Concilio Vaticano II:
“La beata Vergine . . . ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto il primogenito di una moltitudine di fratelli (cf. Rm 8, 29), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre” (Lumen Gentium, 63).

Colei che ha creduto è anche colei che ha detto:
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore” (Lc 1, 46-47).
Proprio lei. Colei che è santissimo santuario del Dio fatto uomo.
Proprio lei. Colei che è ispirazione per tutte le generazioni del Popolo di Dio nel loro pellegrinaggio terreno.
Maria. Proprio lei . . . inizio di un mondo nuovo - di un mondo migliore - in Cristo Gesù.
Amen.

 

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