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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN FRUMENZIO AI PRATI FISCALI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 10 febbraio 1990

 

“Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 5, 20).

1. Carissimi fratelli e sorelle, in queste parole è racchiusa la grande novità della legge della nuova alleanza che Gesù, nuovo Mosè, ha promulgato sul monte delle beatitudini davanti ai discepoli e alla folla, riuniti intorno a lui.

Gesù, Maestro che parla con autorità, non è venuto ad abolire l’antica legge data ad Israele, ma a portarla a compimento. Lui stesso - come annota più volte il Vangelo - l’ha osservata fedelmente. Tuttavia ha dato al nuovo Israele quel “di più” che gli consente di superarla come legge puramente esteriore, fatta di decreti e prescrizioni avvertiti e vissuti talora come pesanti e insopportabili, e di trasformarla in “scelta interiore”, frutto della docilità allo Spirito e di amore a Dio e ai fratelli.

La “giustizia” dei farisei, infatti, si limitava spesso all’osservanza materiale delle norme, si arrestava alla “lettera” e non ne coglieva lo “spirito”. Finiva così per scivolare nel formalismo e nell’ipocrisia, sia nell’esercizio del culto come nel comportamento di vita. Per questi motivi era frequentemente oggetto della denuncia e del rimprovero di Gesù.

2. La giustizia, invece, che Cristo propone a quanti vogliono essere suoi discepoli e formare il nuovo popolo di Dio, non si arresta alla materialità delle azioni, ma si rifà alle intenzioni con cui esse devono essere compiute. È nel cuore che si decide l’atteggiamento più vero e più radicale dei suoi discepoli; nel cuore maturano le scelte finalizzate alla gloria di Dio e all’autentico bene della persona e della società. La “nuova legge” dell’amore non è scritta su tavole di pietra, ma nell’intimo del cuore e quindi nella coscienza dell’uomo. A scrivere questa legge nel cuore dei discepoli è lo Spirito Santo, che Cristo risorto dona ai suoi per farli “nuove creature”. Lo Spirito, dunque, è la “legge interiore”, che li rende puri di cuore e retti nell’intenzione; è lui che li illumina e li muove interiormente ad agire secondo la volontà di Dio; è lui che li abilita a conformare la propria vita all’unico comandamento dell’amore, che è il compimento di tutta la legge. È in forza della sua azione, segreta ma efficace, che è possibile ai discepoli vivere non più come schiavi e quindi nella paura, ma come figli e perciò nella gioia e nella verità.

Questo è il “di più” con cui Gesù porta a compimento e a perfezione la legge antica.

3. Così il Maestro divino svela ai suoi il significato autentico della fedeltà alla legge: non un’osservanza esterna, ma un’“obbedienza” di fede alla volontà di Dio che si manifesta attraverso di essa. Nel rapporto con l’uomo, scoperto come fratello, non basta “non uccidere”, è necessario non offendere; non basta non commettere adulterio, occorre guardare con purezza d’intenzione ogni donna. Nel rapporto con Dio, amato come Padre, e particolarmente nel culto, non basta l’osservanza scrupolosa delle norme rituali; bisogna puntare alla comunione con lui e all’atteggiamento di misericordia e di riconciliazione. Il servizio a Dio senza il servizio ai fratelli è falso e perciò non gradito al Signore.

Alla scuola di Cristo i discepoli imparano in questo modo a vivere con coerenza la loro vita, nella vera libertà, e cioè nella verità e nella carità. E così diventano testimoni e annunciatori del regno di Dio a tutti gli uomini. Lo slancio missionario si fonda infatti nella “coscienza di verità” e nel dinamismo di una carità a tutta prova che bandisce ogni forma di convenienza e di interessi privatistici. Ciò è possibile solo a coloro che si lasciano guidare dallo Spirito e ascoltano la parola di Dio, autorevolmente interpretata e proposta alla comunità dei credenti da parte di coloro che ne sono dispensatori e garanti.

È questa la testimonianza che gli uomini si attendono da parte dei discepoli del Signore, che hanno il dono e perciò la consapevolezza di essere portatori della verità che salva.

4. In una situazione di scristianizzazione, che si caratterizza per la perdita di molti valori morali, per l’incoerenza di vita anche di coloro che si professano cristiani, per egoismi che producono lacerazioni e ingiustizie nel tessuto sociale, una decisa e diffusa “coscienza di verità” e una forte testimonianza di rigore e di coerenza morale, di riconciliazione, di amore e di servizio, diventano fattori indispensabili per una “nuova evangelizzazione”. Tutto ciò da parte specialmente dei fedeli laici che sono chiamati ad essere sale della terra e luce del mondo, con la specifica vocazione e missione di “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium, 31).

I cristiani, come non devono essere dei rinunciatari restando alla finestra e chiudendosi nel privato, così non possono assimilarsi alla mentalità e al costume correnti, limitandosi a un’osservanza puramente esteriore della legge di Cristo.

Nella complessità del mondo moderno e in mezzo alle contraddizioni, frutto talora di formalismo e di ipocrisia, i cristiani sono chiamati ad agire “nella verità” e quindi con coerenza, specialmente quando sono in gioco i valori relativi alla famiglia e alla fraternità, all’onestà nella vita pubblica e sociale; sono sollecitati a celebrare il culto della nuova alleanza “in spirito e verità”, sensibili e disponibili alle esigenze di riconciliazione e di pace, di amore e di servizio, proprie della liturgia cristiana, che è memoriale del sacrificio redentore di Cristo.

5. Queste riflessioni acquistano particolare significato e spessore, se collocate nel quadro degli impegni che il Sinodo pastorale diocesano domanda a voi, fedeli della comunità parrocchiale di San Frumenzio e a quelli dell’intera Chiesa di Roma.

Saluto il cardinale vicario con il vescovo ausiliare mons. Salvatore Boccaccio, al quale è particolarmente affidato questo settore della diocesi. Saluto il parroco, don Enrico Feroci, col viceparroco e gli altri sacerdoti che offrono la loro collaborazione nelle varie attività pastorali. Saluto le Suore Missionarie della Consolata, la cui cappella è stata il cuore della parrocchia quando ancora non esisteva questa bella chiesa e che ancora continuano a prestare generosamente la loro opera a sostegno delle iniziative comunitarie.

E di iniziative la vostra parrocchia ne ha molte e ben avviate, grazie alla notevole mobilitazione dei laici, i quali mostrano di sapersi assumere le loro responsabilità con disponibilità degna d’encomio. A tutti coloro che recano un proprio contributo nei diversi settori nei quali s’esprime la vita della comunità va il mio saluto, insieme col più caloroso incoraggiamento a perseverare.

Le possibilità di impegno in attività di servizio sono molteplici: dai corsi catechistici ai capiscuola; dai gruppi di approfondimento della parola di Dio agli incontri per la preparazione ai sacramenti; dalle attività caritative e di accoglienza verso i piccoli, handicappati, anziani, alle iniziative di carattere culturale e ricreativo. C’è spazio per tutti: spazio per donare e spazio per ricevere, spazio per crescere con gli altri verso il traguardo di una piena maturità cristiana.

6. Il prossimo Sinodo costituisce un momento privilegiato in questo processo di crescita personale e comunitaria nella “coscienza di verità” e nella fedeltà alla legge nuova dell’amore cristiano. Esso, proprio perché “evento di popolo”, chiede a tutti i fedeli, e in particolare a voi, laici, di sentirvi maggiormente impegnati nella formazione di una coscienza morale retta e quindi nella missione a cui la Chiesa è chiamata oggi nel mutato contesto socio-culturale. Il Sinodo vi chiede di sentirvi personalmente responsabili di quella “nuova evangelizzazione”, che è uno dei suoi principali obiettivi.

Questo è dunque il momento favorevole per essere sempre più testimoni coerenti del Vangelo. È questa l’occasione propizia per prendere più viva coscienza e per dedicarsi con maggior vigore ad animare di spirito evangelico la realtà in cui vive oggi la Chiesa, con particolare attenzione al “mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, della scienza e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; e anche di altre realtà particolarmente aperte alla evangelizzazione quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza” (Evangelii nuntiandi, 70).

7. Nessun dubbio: il compito è arduo! occorrono persone responsabili e mature nella fede. Per questo il Sinodo diocesano dovrà porre tra le sue priorità quella di incrementare e qualificare le iniziative e gli strumenti per un’integrale formazione dei fedeli laici. Occorrerà predisporre un progetto più organico, che sviluppi tutti gli aspetti di tale formazione, superando il rischio della frammentarietà e le spinte dell’autonomia da parte di espressioni e articolazioni particolari della comunità ecclesiale.

Questo impegno, mirante alla formazione di una coscienza cristiana sempre più vera e certa nella fede, in vista di una testimonianza più coerente, deve avere il suo perno nella parrocchia e nella diocesi e deve stare particolarmente a cuore ai pastori quali maestri ed educatori della comunità ecclesiale. In questo modo essi riusciranno anche ad aprire ai fedeli laici spazi più vasti e significativi nella vita e nella missione della Chiesa. A tale proposito, penso all’importanza e al ruolo che rivestono oggi gli organismi di partecipazione - e tra questi, in specie, il “Consiglio pastorale” e il “Consiglio per gli affari economici” -, mediante i quali si attua e si esprime concretamente la comunione ecclesiale, si progetta e si verifica l’azione evangelizzatrice, in rapporto ai bisogni e alle istanze degli uomini che vivono nel territorio. Sono perciò organismi da rilanciare e rivitalizzare.

Vorrei finalmente ricordare il valore che assume l’apostolato dei fedeli laici, se compiuto in forma associata. La Chiesa di Roma si presenta particolarmente ricca e vivace sotto questo profilo. Molti sono i gruppi, le associazioni, i movimenti in essa presenti e operanti. Costituiscono un dono dello Spirito e un aiuto prezioso per una vita cristiana coerente e per un impegno apostolico e missionario più incisivo. Questa ricchezza, tuttavia, andrebbe incontro a seri inconvenienti, se le singole articolazioni ecclesiali ignorassero le altre, prescindendo dalla vita globale della diocesi e assolutizzando la propria esperienza. L’istanza della comunione, prima forma di evangelizzazione, dovrà perciò condurre tutti a camminare insieme, a convergere intorno al progetto pastorale, della Chiesa locale, apportandovi l’originalità e la ricchezza dei carismi particolari, sotto la guida del vescovo e del suo magistero.

8. Fratelli e sorelle, ascoltiamo ancora le parole del Salmo: “Beato l’uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore. / Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore”.

Carissimi, se vi sforzerete di camminare nella verità e nell’amore, se custodirete la parola di Dio con cuore retto e sincero, sarete “beati”, diventerete stabile dimora di Dio e darete un fattivo contributo alla “nuova evangelizzazione”. Amen!

 

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