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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN CRISOGONO IN TRASTEVERE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 4 marzo 1990

 

“Perdonaci, Signore: abbiamo peccato” (salmo responsoriale).

1. Carissimi fratelli e sorelle, in questa prima domenica di Quaresima, agli inizi cioè del cammino di conversione che ci condurrà, rinnovati nello spirito, a celebrare il mistero pasquale, la liturgia mette sulle nostre labbra le parole del “Miserere”. Esse sono simultaneamente una constatazione e una preghiera.

Una constatazione, anzitutto: abbiamo peccato! I credenti sono condotti a riconoscere con umiltà la loro condizione di figli di Dio che, pur richiamati a vivere in comunione col Padre e con i fratelli, dicono spesso “no” a questo progetto di amore.

Ci introduce in questa meditazione la parola di Dio, che abbiamo ascoltato. Nella prima lettura, con uno stile fatto di immagini che rivelano un linguaggio e una cultura assai diversi dal nostro modo di esprimerci, l’autore sacro affronta alcuni problemi che hanno sempre travagliato l’umanità: Qual è il disegno di Dio sull’uomo? Come si spiega la presenza del male nell’uomo e nel mondo?

La risposta chiama in causa la fede: Dio ha creato l’uomo a sua immagine; gli ha comunicato il suo soffio, cioè la sua vita; lo ha chiamato a vivere in comunione con lui e con gli altri; lo ha costituito signore del creato, egli stesso gli ha fissato la regola del comportamento morale con una legge scritta nel cuore, per consentirgli di scegliere il vero bene e di fuggire il male. La felicità dell’uomo e la convivenza fraterna nella comunità degli uomini sono legate alla fedeltà e all’obbedienza a questo progetto.

2. L’uomo, tuttavia, ha conosciuto fin dagli inizi e continua a sentire sempre la tentazione a emanciparsi da questo piano divino, a sostituirsi a Dio per diventare unico arbitro della sua vita e della storia, determinando per propria decisione ciò che è bene e ciò che è male.

Assecondare questa spinta vuol dire escludere Dio dal proprio orizzonte, troncando deliberatamente la comunione con lui e, di conseguenza, con coloro che Dio ha posto accanto all’uomo come fratelli. La pretesa illusoria di “essere come Dio” porta con sé le tristi conseguenze dello smarrimento, della divisione e quindi della morte che non solo investono il cuore e la vita dell’uomo, ma incrinano i rapporti fraterni e quelli col cosmo, travolto esso stesso dalla ribellione dell’uomo.

È “il mistero dell’iniquità” (2 Ts 2, 7) di cui parla san Paolo, ma di cui tutti gli uomini sono testimoni e fanno esperienza. Per i credenti quindi il male non è soltanto il risultato di processi psicologici inconsci o di anonime strutture oppressive. La prima radice del male risiede nella persona libera e cosciente che disobbedisce a Dio, lo esclude dalla sua vita, nega la sua signoria nella storia. Così il male - che la rivelazione chiama “peccato” - è entrato nel mondo fin dalle origini e ancora vi regna. L’esperienza di Adamo è quella di ogni uomo.

3. Che cosa fare davanti a questo quadro drammatico? Abbandonarsi allo scoramento? La parola di Dio, mentre denuncia e spiega la presenza del peccato nel mondo, ci invita nello stesso tempo ad aprire il cuore alla speranza. Il peccato - essa ricorda - è stato sconfitto da Gesù Cristo. Egli è il nuovo Adamo, il Figlio-Servo che con la sua obbedienza “fino alla morte” ha riconciliato gli uomini con Dio, e con la sua risurrezione ha riversato su quanti credono in lui il dono dello Spirito e l’abbondanza della grazia.

È quanto Gesù manifesta già al principio della sua missione. Solidale con l’uomo, egli si sottopone alla prova nei quaranta giorni vissuti nel deserto e supera le tentazioni, di cui invece era rimasto vittima Israele nei quaranta anni del suo esodo e alle quali soccombono gli uomini nel cammino della loro vita. Egli riporta vittoria riaffermando, con l’obbedienza al comandamento del Padre (“sta scritto”), il primato di Dio. Primogenito tra molti fratelli, fonda così la certezza della vittoria per quanti si comportano come lui.

4. Una tale vittoria, tuttavia, pur restando sempre un “dono”, non può essere conseguita senza un’attiva collaborazione dell’uomo. Nasce così l’istanza della conversione, itinerario spirituale che il peccatore è chiamato a percorrere guidato dallo Spirito, rimettendo costantemente in discussione, alla luce della parola di Dio, il suo modo di pensare e di agire.

La conversione è presupposto e condizione indispensabile per ottenere la riconciliazione e vivere nella comunione. Ad essa ci sollecita con particolare insistenza questo tempo quaresimale, “tempo propizio” per tornare a Dio e rinnovare l’alleanza con lui.

Dalla constatazione del peccato nasce, dunque, l’invocazione: Perdonaci, Signore! L’impegno a cambiare modo di pensare e di vivere per essere riconciliati con Dio e tra noi non raggiungerà il suo traguardo, se non verrà alimentato e sostenuto dalla consapevolezza che è Dio stesso a farcene dono e a rendercene capaci.

5. Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di San Crisogono, questo è dunque il “tempo favorevole” per intraprendere con rinnovato vigore l’itinerario della conversione e lasciarsi così riconciliare con Dio. L’appello dell’apostolo Paolo, risuonato nelle nostre assemblee fin dal primo giorno di Quaresima, deve essere accolto con generosa disponibilità dall’intera Chiesa di Roma, in questa promettente stagione spirituale in cui si sta preparando il Sinodo pastorale diocesano.

Questo, infatti, altro non vuol essere se non un cammino personale e comunitario di conversione, nel quale i cristiani si esaminano sulla loro fedeltà al Signore per viverla più autenticamente e rendersi così sempre più idonei a testimoniare la comunione davanti ai fratelli. Lo scopo finale è di far sì che i credenti, riconciliati col Padre e tra di loro, realizzino nella Città il regno di verità, di giustizia, di amore e di pace, inaugurato nella pasqua di Cristo.

Un tale impegno deve intensificarsi in questi 40 giorni nei quali l’appello alla conversione si fa più insistente, più frequenti sono le occasioni per ascoltare la parola di Dio e pregare insieme, più forti le spinte a vivere il vangelo della carità e a tradurlo in opere concrete di solidarietà e di servizio verso i fratelli in difficoltà.

6. Le diverse indagini promosse nella prima fase del cammino sinodale vi hanno consentito di conoscere meglio la situazione della Città e del vostro quartiere. Dai numerosi e significativi dati emersi viene la conferma di quanto profondamente la realtà umana e sociale sia segnata dal peccato. Sono numerose le lacerazioni che si manifestano nei rapporti tra persone e gruppi, frutto di ingiustizie e del misconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana. Alla radice di tali lacerazioni sta la ferita che il peccato ha aperto nell’intimo dell’uomo.

Al tempo stesso, è forte, non solo nei credenti ma anche negli uomini di buona volontà, il desiderio di ricomporre le fratture, di rimarginare le ferite, di instaurare a tutti i livelli una più profonda comunione. La Chiesa deve farsi attenta e disponibile di fronte a queste istanze. E lo fa annunciando a tutti che in Cristo Gesù la riconciliazione è possibile, anzi è già realizzata. A condizione però che gli uomini si volgano a lui e, con lui, si facciano obbedienti al progetto di Dio. In una parola: si convertano. È questo il contenuto della “nuova evangelizzazione”, a cui la Chiesa deve dedicarsi con rinnovato impegno.

7. Il cammino sinodale, specialmente in questi 40 giorni, domanda simultaneamente alla comunità ecclesiale anche altri impegni. Anzitutto quello di una più intensa preghiera. Occorre tener desta nella coscienza di tutti la convinzione che “se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Sal 128, 1). Il che significa che non sarà possibile costruire comunione, dare risposta alle attese di riconciliazione, di giustizia e di pace, se il Signore non ci previene e non ci accompagna con la sua grazia. Si faccia perciò più insistente la preghiera, perché il Sinodo raggiunga questi obiettivi!

A coloro che la comunione l’hanno ricevuta in dono e si sforzano di viverla e farla crescere in sé e negli altri, il Sinodo chiede inoltre partecipazione e corresponsabilità. In questa fase delicata e decisiva parrocchie, Istituti religiosi, gruppi, associazioni e movimenti hanno ricevuto dalle Commissioni preparatorie gli “strumenti di lavoro” per approfondire le tematiche sinodali e far giungere le prime osservazioni e proposte, che serviranno ad elaborare gli schemi da sottoporre all’esame e all’approvazione delle assemblee sinodali vere e proprie. Si tratta di costruire insieme le decisioni per un rinnovamento spirituale e pastorale.

La Quaresima, periodo privilegiato di più frequenti convocazioni ecclesiali, deve essere saggiamente utilizzata anche per questo. Sarà un modo concreto per crescere insieme in atteggiamento di ricerca, di conversione, di dialogo.

8. Sono certo che anche la vostra Comunità parrocchiale, carissimi fratelli e sorelle di San Crisogono, non mancherà di trarre dalla Quaresima incitamento e stimolo nell’adempimento di questi impegni. Sono lieto di vedervi, stamane, qui raccolti intorno a me per questa celebrazione eucaristica. Saluto il cardinale vicario e mons. Filippo Giannini, vescovo ausiliare per questo settore. Saluto il vostro parroco, padre Luigi Cianfriglia, insieme col vicario parrocchiale e con i benemeriti sacerdoti che prestano il loro servizio presso le varie chiese e cappelle comprese nel territorio parrocchiale. Saluto le comunità religiose maschili e femminili, che nell’adesione fedele ai rispettivi carismi mantengono viva tra voi la testimonianza dei consigli evangelici.

Un particolare pensiero desidero rivolgere ai laici impegnati nelle diverse forme di apostolato parrocchiale, sia come singoli che come membri di gruppi, associazioni, movimenti. Il vostro quartiere, ben noto in Roma e anche oltre i confini della Città, è meta di numerosi visitatori, che qui si riversano attratti non solo dal richiamo turistico, ma anche dalle antiche e insigni memorie cristiane, conservate in storici e spesso splendidi luoghi di culto. Siate fieri di questo prezioso patrimonio, che parla ancor oggi al cuore dei pellegrini con gli esempi di santi quali Crisogono, Agata, Cecilia, Gallicano, Francesca Romana, della cui morte ricorre quest’anno il 550° anniversario, la Beata Anna Maria Taigi, le cui venerate spoglie riposano qui accanto. Fate in modo, carissimi, che quanti vengono tra voi siano favorevolmente colpiti dal fervore della vostra pratica religiosa e dalla coerenza delle vostra condotta in ogni circostanza della vita.

9. Ciascuno di voi faccia propria la preghiera del Salmo, che è stato recitato poco fa: “Crea in me, o Dio, un cuore nuovo, rinnova in me uno spirito saldo”. Sì, occorre un cuore docile per costruire una comunità cristiana esemplare. È necessario uno spirito saldo nella fede per annunciare l’amore di Dio, che vince il peccato e salva in Cristo morto e risorto.

Crei in noi il Signore questo cuore docile e saldo nella fede, affinché questa Quaresima e il cammino sinodale che in essa si svolge, diventino per tutti “tempo favorevole”, per “crescere nella conoscenza del mistero di Cristo” e per “testimoniarlo con una degna condotta di vita”. Amen!

 

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