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CONCELEBRAZIONE CONCLUSIVA DEL CONCISTORO
STRAORDINARIO DEI CARDINALI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 7 aprile 1991

 

“La pietra scartata dai costruttori, è divenuta testata d’angolo” (Sal 118, 22).

1. La liturgia pasquale esprime con queste parole del Salmo una verità centrale della fede. La Chiesa crede che Dio costruisce nel mondo il suo Regno. La costruzione poggia sulla pietra angolare. Il mistero pasquale è la rivelazione di questa pietra, su cui Dio stesso costruisce il suo Regno. Il fatto che gli uomini abbiano scartato questa pietra rivela ancora più chiaramente che Dio stesso è il costruttore del Regno, il quale si realizza però negli uomini ed attraverso gli uomini, nonostante le loro contraddizioni; il Regno di Dio, infatti, è la loro ultima eterna vocazione.

Questa realtà trova la sua drammatica espressione proprio nel mistero pasquale: durante la settimana scorsa e, particolarmente, durante il Sacro Triduo, la liturgia lo ha attestato in modo speciale. Del resto, lo attesta sempre, ogni giorno, in ogni celebrazione eucaristica, mettendo in evidenza la verità su Cristo, che è la testata d’angolo. Scartato dai costruttori, Cristo si è manifestato come Colui sul quale poggia pienamente tutta la costruzione del Regno di Dio nel mondo.

2. Il dramma del rifiuto di Cristo è come l’essenza degli eventi che hanno avuto luogo a Gerusalemme durante le feste pasquali.

Il Salmo lo attesta con le seguenti espressioni: “Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, / ma il Signore è stato il mio aiuto” (Sal 118, 13).

Queste parole del Salmo alludono al Cristo. È lo stesso Cristo che “nel giorno dopo il sabato” entra nel Cenacolo di Gerusalemme, mentre le porte erano chiuse (cf. Gv 20, 19). Dopo l’esperienza della morte umana e del sepolcro Egli è tornato a vivere. Agli Apostoli riuniti mostra “le mani e il costato”, in cui sono le tracce della crocifissione. Colui che vive è stato veramente condannato a morte e inchiodato in croce sul Golgota. Si trovano in Lui tutti i segni della pietra scartata dagli uomini.

L’evento pasquale del Cenacolo è forse la teofania più piena; ne è conferma soprattutto l’episodio della seconda apparizione, quando Tommaso, prima scettico, toccando i segni della crocifissione, confessa la sua fede con le parole: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20, 28).

È questa la teofania più piena: il Dio rivelato nell’uomo; rivelato a prezzo della Croce; rivelato grazie al dominio sulla propria morte umana. Il Dio rivelato nel suo mistero trinitario: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo!

3. Che cosa è la fede? Cristo risponde a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno” (Gv 20, 29).

Che cosa è la fede? La fede è il contrario dell’incredulità, in quanto si contrappone a chi tenta di scartare la pietra angolare che è Cristo. La fede è, quindi, accettare il Regno che Dio sta costruendo nel mondo su Cristo, su questa unica testata d’angolo.

Che cosa è la fede?

La liturgia di questa seconda domenica di Pasqua, detta in Albis, dà a questa domanda una risposta in cui si racchiude tutta la logica della Pasqua di Cristo: della Croce e della Risurrezione. La Liturgia risponde con le parole tratte dalla Lettera di San Giovanni, le quali contengono in sé un profondo riflesso di ciò che Giovanni, insieme con gli altri Apostoli e con Tommaso, ha potuto sperimentare nel Cenacolo di Gerusalemme.

Ecco le parole di Giovanni: “Chiunque crede che Gesù è Cristo, è nato da Dio... Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo: e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (1 Gv 5, 1.4-5). “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20, 28).

4. La Pasqua, la Pasqua di Cristo, costituisce questo momento particolare in cui si decide il problema della fede e dell’incredulità: accettare, oppure rifiutare il Regno che Dio costruisce nel mondo sulla pietra angolare, che è Cristo.

Le parole di Giovanni vogliono forse indicare che la fede significa rifiuto del mondo? L’Apostolo parla della vittoria e non del rifiuto. La vittoria avviene sul “mondo” che cerca di imporsi all’uomo come unica dimensione e fine della sua esistenza, come, in certo modo, “un assoluto” che non esiste.

Il fatto che il mondo non è l’assoluto, né la dimensione definitiva dell’uomo, lo prova soprattutto la realtà della morte. Non può essere assoluto ciò che è mortale, distruttibile, transitorio. Cristo, per mezzo della sua vittoria sulla morte, ha rivelato l’assoluto che è Dio. La risurrezione è la definitiva teofania. “Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo”.

5. Questa vittoria, al tempo stesso, è la più profonda accettazione della creazione, cioè del mondo: del mondo creato da Dio per amore; del mondo redento da Cristo. Non c’è “un amore più grande di questo: dare la vita . . .” (Gv 15, 13) per la propria creatura.

Il Concilio Vaticano II si è incaricato proprio di compiere un rinnovamento della fede pasquale della Chiesa: “Con la sua risurrezione, costituito Signore, Egli, il Cristo, cui è stato dato ogni potere in cielo e in terra, tuttora opera nel cuore degli uomini con la virtù del suo Spirito, non solo suscitando il desiderio del mondo futuro, ma per ciò stesso anche ispirando, purificando e fortificando quei generosi propositi con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra. Ma i doni dello Spirito sono vari” (Gaudium et spes, 38).

6. Siamo riuniti qui, venerati e cari fratelli nell’Episcopato, membri del Collegio Cardinalizio, proprio per rispondere alle esigenze di questa fede pasquale. Mentre la liturgia ci fa ricordare il Cristo risorto, riunito nel Cenacolo con gli Apostoli, è con particolare gioia che noi pure siamo adunati in questa concelebrazione, tutta permeata della luce e della letizia pasquale.

Ringrazio di cuore i fratelli Cardinali per la loro presenza a questa liturgia eucaristica dell’ottava di Pasqua e per l’apporto che hanno dato in questi giorni, nei quali abbiamo riflettuto insieme su alcuni problemi che impegnano oggi la Chiesa e interpellano la nostra responsabilità di fronte a Dio e all’umanità.

7. Il Concistoro straordinario, che vede riuniti tutti i Cardinali attorno al Successore di Pietro, è sempre un evento importante, del quale dobbiamo ringraziare il Signore, datore di ogni bene. Esso non mancherà, ne siamo certi, di recare alla Chiesa un nuovo stimolo nel suo incessante impegno di evangelizzazione di tutte le genti e nell’assidua cura pastorale di ogni cristiano, divenuto con il battesimo membro del Corpo mistico di Cristo. Il cristiano, infatti, -come afferma la Costituzione Pastorale Gaudium et spes -“è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni . . . ma, associato al mistero pasquale, come viene assimilato alla morte di Cristo, così andrà anche incontro alla risurrezione, confortato dalla speranza . . . Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Con la sua morte Egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ha fatto a noi dono della vita, perché anche noi, diventando figli nel Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!” (Gaudium et spes, 22).

Venerati fratelli Cardinali e voi tutti, cari fratelli e sorelle: “Questo è il giorno fatto dal Signore: / rallegriamoci ed esultiamo in esso!” (Sal 118, 24).

Amen!

 

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