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RITO FUNEBRE IN SUFFRAGIO DEL CARDINALE SERGIO GUERRI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Martedì, 17 marzo 1992

 

“Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori . . .” (Rm 5, 5).

1. Queste parole di San Paolo, nella lettera ai Romani, illuminano in modo significativo la celebrazione funebre in suffragio dell’amato nostro fratello, il Cardinale Sergio Guerri: anche lui ci ha lasciati per il cielo, ricco di meriti e di esperienze, all’età di quasi ottantasette anni. Come sapete, la sua morte è avvenuta domenica sera, appena terminata la celebrazione della Santa Messa. Da alcuni giorni non si sentiva bene e, nonostante il suggerimento di non celebrare a motivo delle precarie condizioni di salute, volle offrire il Divin Sacrificio. E fu l’ultima sua Messa! Mentre dalla Cappella ritornava in camera, si è accasciato al suolo ed è morto. Ci ha lasciati così, improvvisamente. Conserveremo sempre il ricordo del suo esempio di sacerdote appassionato e generoso, del suo lavoro meticoloso e intenso, del suo amore prudente e lungimirante per la Sede apostolica, della sua carità verso tante persone e Istituzioni, del suo apostolato per le vocazioni sacerdotali. Con la sua morte, avvenuta in circostanze tanto significative, il Cardinale Guerri sembra soprattutto voler rivolgere a noi sacerdoti, giovani e anziani, l’ammonimento, fraterno ma severo, a celebrare sempre la Santa Messa come se fosse l’ultima, come un incontro mistico ma reale con Colui che ci attende per l’eternità, ben convinti che dall’unico Sacrificio del Calvario, che si rinnova sull’altare, scaturisce la salvezza e la santificazione delle anime. La Celebrazione Eucaristica è stata al centro di ogni sua giornata e ha costituito la sorgente a cui alimentava il suo impegno spirituale. Possiamo dire - come deve essere di ogni sacerdote - che la Messa è stata la ragione della sua vita. A tal proposito torna alla memoria quanto scrive l’Autore dell’“Imitazione di Cristo”: “Grande mysterium et magna dignitas Sacerdotum: quibus datum est quod Angelis non est concessum!” (l. IV, c. V, 1).

2. Ricevuta l’Ordinazione Sacerdotale nella Diocesi di Tarquinia, dopo aver conseguito le Lauree in Filosofia, in Teologia e in “utroque iure”, il giovane Don Sergio Guerri esercitò il ministero in diocesi fino al 1937, ricoprendo vari incarichi di responsabilità e dimostrando, nei diversi uffici della Curia Vescovile, e particolarmente reggendo l’amministrazione dell’Orfanotrofio “Barbarigo”, doti amministrative non comuni, unite a saggezza, a bontà d’animo e umana sensibilità. Nel 1937, chiamato a Roma con l’incarico di Economo nel Pontificio Collegio Urbano di “Propaganda Fide”, iniziava il secondo periodo della sua esistenza sacerdotale. Ricoprì successivamente la mansione di Officiale presso l’Istituto per le Opere di Religione, ove nel 1946 veniva nominato Sostituto-Segretario. Fu poi Pro-Segretario e, nel 1951, Segretario della Commissione Cardinalizia per l’Amministrazione dei Beni della Santa Sede. Nel novembre 1968 assunse l’alto impegno di Pro-Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Nell’aprile del 1969 Paolo VI lo elevava alla dignità cardinalizia. In tutti questi anni quanti delicati e complessi lavori Egli ha svolto con maestria ed efficacia! Ricordiamo, tra gli altri, il suo servizio alla Chiesa come Delegato per l’Amministrazione Speciale della Santa Sede, affidatagli dal mio Predecessore Giovanni XXIII, l’interessamento per la manutenzione dei Pontifici Seminari Regionali, la responsabilità del settore amministrativo del Concilio Vaticano II, con i molti problemi tecnici e logistici che egli seguì personalmente insieme con l’apposito Segretariato. Si occupò, inoltre, della costruzione dell’Aula “Paolo VI” e di altre molteplici realizzazioni nell’ambito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Ricordiamo anche che il 25 aprile 1952 Monsignor Guerri veniva nominato Canonico di questa Patriarcale Basilica di San Pietro, nel cui Capitolo ricoprì a più riprese l’officio di camerlengo. In ogni suo impegno il Cardinale Guerri fu e volle essere soprattutto un sacerdote a totale servizio di Dio e della Chiesa. Ebbe profonda e convinta pietà eucaristica, congiunta a prudenza, saggezza e indubbie capacità professionali. Sempre fedele e obbediente ai Superiori, lavorò con piena dedizione, senza risparmio di tempo e di fatica. Persona di poche parole, ma schiette ed efficaci, raggiunta nel 1980 l’età del meritato riposo, lasciò i suoi incarichi, iniziando così il terzo e ultimo periodo della sua vita, nel silenzio e nella preghiera, lieto di aver servito il Signore e la Santa Sede. Visse questi anni in attesa, come ricorda il Vangelo, del Padrone, con la cintura ai fianchi e la lucerna accesa, pronto ad aprirgli subito, appena fosse arrivato a bussare.

3. Davanti alla sua salma, ai piedi dell’altare, ascoltiamo, fratelli e sorelle carissimi, il suo silenzioso insegnamento. Del Cardinale Guerri, che agli anni della diretta attività pastorale ha fatto seguire oltre cinquant’anni d’impegno negli Uffici del Vaticano, ci colpisce la costante disponibilità a operare per il Regno di Dio, venendo incontro alle esigenze degli organismi centrali della Sede apostolica, a servizio della Chiesa universale. È questo un conforto e una esortazione per quanti lavorano nella Curia Romana: talvolta il lavoro umile e nascosto di chi opera negli Uffici potrebbe apparire burocratico, potrebbe diventare pesante e monotono, suscitando una certa nostalgia per la diretta attività pastorale. Anche questi servizi sono una missione apostolica, un ministero salvifico e santificatore. Scrivendo al discepolo Timoteo, San Paolo dettava le consolanti parole, che tante volte abbiamo avuto modo di meditare: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia, che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione” (2 Tm 4, 7-8). “In quel giorno! . . .”. Per il Cardinale Guerri è arrivato “quel giorno” e certamente egli è andato a ricevere dal Signore “la corona di giustizia”, poiché ha combattuto la buona battaglia, ha mantenuto la fede. Noi ricordiamo con affetto questo nostro fratello, mentre a suffragio della sua anima offriamo il Sacrificio della salvezza, che Egli per l’ultima volta ha celebrato immediatamente prima della chiamata al Cielo.

Maria Santissima, che Egli ha amato e invocato con devozione, ottenga a Lui la gloria e la felicità nel Signore e a noi la forza e l’impegno di operare sempre con il medesimo spirito che ha animato l’esistenza del Cardinale Guerri.

Amen!

 

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