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VISITA PASTORALE IN CAMPANIA

CONCELEBRAZIONE IN PIAZZA D’ARMI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Nola (Napoli) - Sabato, 23 maggio 1992

 

1. “Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà . . .” (At 1, 11). Le parole, che gli Apostoli hanno modo di ascoltare dopo la dipartita di Cristo verso il Padre, costituiscono una conferma di ciò che Egli stesso aveva loro preannunciato la vigilia della sua passione e morte. Nel Cenacolo aveva detto: “Vado e tornerò a voi” (Gv 14, 28), riferendosi alla sua partenza e all’inizio del suo ritorno, del nuovo ritorno. Il racconto di Giovanni relativo al colloquio con cui Cristo si congeda dai suoi discepoli, s’incentra totalmente sull’annuncio: “Vado e tornerò”.

2. Ogni anno la Chiesa rivive, nel tempo liturgico della Pasqua, i quaranta giorni trascorsi da Gesù, dopo la risurrezione, con i suoi discepoli sulla terra. Quando ci si avvicina al quarantesimo giorno, cioè all’Ascensione, si rifanno presenti tutte le circostanze della sua partenza. Nella liturgia odierna ci è dato di ascoltare il suo ultimo colloquio con i discepoli. Gli interlocutori - secondo la loro mentalità - lo interrogano circa i tempi della ricostituzione del regno di Israele, ma Cristo risponde mettendo in risalto un’altra prospettiva, la prospettiva del regno di Dio, del regno del Padre. Si esprime così: “Avrete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8).

3. Nella prospettiva del Regno di Dio, ciò che è più vicino ed importante è proprio questo: lo “Spirito Santo scenderà su di voi”. Di lì a poco gli Apostoli avrebbero sperimentato il compimento di tale promessa. Dal giorno di Pentecoste - prima loro stessi e poi i fedeli di tutta la Chiesa, di generazione in generazione - hanno vissuto e continuano a vivere il compimento della promessa del Redentore. La Chiesa sa che nella discesa dello Spirito-Paraclito è Cristo stesso che viene. È con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20). Perché nella storia dell’umanità si possa realizzare il Regno di Dio è necessaria la potenza di Dio: una “potenza che viene dall’alto” (cf. At 1, 5). Non bastano le forze umane: non basta l’intelligenza, né la volontà, né qualsiasi umana abilità o capacità. Solo nella potenza dello Spirito di Verità possiamo essere testimoni di Cristo. Solo nella potenza dello Spirito di verità possiamo essere Chiesa.

4. Ci troviamo oggi sul luogo in cui, nei tempi antichi, ha vissuto un singolare testimone di Gesù Cristo, San Paolino di Nola, vescovo e confessore, venuto in questa vostra terra dalla sua patria lontana. Anche in lui si è manifestata la stessa potenza dello Spirito Santo, che gli Apostoli hanno ricevuto nel giorno della Pentecoste. Con lui ricordo l’altro vostro Santo Patrono, San Felice; e ancora l’insigne teologo e grande assertore dell’Immacolata Concezione di Maria Giovanni Duns Scoto, particolarmente venerato nella vostra Città.

Carissimi fratelli e sorelle! Facendo memoria di questi illustri testimoni della fede cristiana, che con la loro vita hanno tracciato una scia luminosa di fedeltà al Vangelo in questa vostra Regione, io vi saluto tutti con affetto. Sono lieto di poter celebrare quest’oggi l’Eucaristia con la vostra Comunità diocesana, spiritualmente raccolta attorno all’altare del Signore, realizzando una significativa manifestazione di comunione e di unità.

Saluto il Pastore della vostra Diocesi, Mons. Umberto Tramma, i Cardinali Giordano e Ursi, come pure tutti i Vescovi della Campania. Saluto inoltre i Presbiteri, stretti collaboratori del Vescovo nel ministero pastorale; i Religiosi e le Religiose, che lo Spirito Santo chiama a peculiari forme di vita consacrata; i laici, dedicati alle attività della catechesi, del servizio liturgico e della carità. A ciascuno rivolgo il mio grato pensiero, invocando la potenza rinnovatrice dello Spirito Paraclito. Lo invoco specialmente su voi, ammalati e sofferenti, che vedo qui in prima fila: voi completate ciò che manca ai patimenti di Cristo nella vostra carne a vantaggio del suo corpo, che è la Chiesa (cf. Col 1, 24). L’ardore soprannaturale dello Spirito Santo faccia di tutti voi coraggiosi araldi della Verità, che libera l’uomo da ogni schiavitù e lo rende capace di consacrare l’intera esistenza alla costruzione del Regno.

5. La liturgia, soprattutto in questo tempo pasquale ci invita a perseverare nella preghiera, come gli Apostoli insieme a Maria nel Cenacolo. Ci ricordano gli Atti degli Apostoli che i discepoli, tornati dal monte degli Ulivi, rimasero concordi nella preghiera per i giorni successivi, fino alla Pentecoste. A tale preghiera prese parte - insieme ad alcune donne e ai “fratelli” del Signore - anche la Madre di Gesù, che fu così presente alla nascita della Chiesa. Una volta Gesù aveva detto: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 21), riferendosi a sua Madre - colei che gli aveva dato la vita umana nella notte di Betlemme - e colei che, insieme ai suoi fratelli e sorelle, era rimasta in preghiera, perché la Chiesa potesse nascere e rivelarsi al mondo.

6. Anche la vostra Diocesi sente viva la celeste e orante presenza della Vergine Madre del Signore ed è grande la devozione che ad essa vi unisce. Quest’affetto spirituale, permeante i vostri spiriti, nasce - ne sono certo - da una fede sincera e dalla consapevolezza del ruolo che Maria ha nel piano della salvezza. A lei voi guardate come al Modello del vostro itinerario cristiano personale e comunitario. Ella fu attenta ascoltatrice della parola di Dio, accolta e meditata nel suo cuore e voi ben sapete che è dall’ascolto di questa sublime parola che nasce e si nutre costantemente la vera fede. Maria, attraverso l’“oscurità” degli eventi che si trovò a vivere, credette sempre, pur non sempre comprendendo; fu la prima ad attuare quella “obbedienza della fede”, in cui s’esprime il giusto atteggiamento dell’uomo davanti a Dio che si rivela, e divenne così modello della Chiesa e del cristiano. È da questa fede, dall’accoglienza cioè della Parola di Dio costantemente ricercata e meditata, che acquistano senso e valore gli atti di culto e gli stessi Sacramenti. Quando la fede non è sufficientemente nutrita dalla Parola di Dio, quando vi è contraddizione tra ciò in cui si crede e ciò per cui si vive, i credenti perdono la capacità di incidere nella società. Viene meno, allora, il coraggio di reagire al degrado che logora il tessuto civile, sociale e morale; ci si lascia prendere dalla rassegnazione e dalla frustrazione; i giovani rischiano di divenire indifferenti ed estranei agli eventi religiosi, sociali e politici, rifugiandosi, ahimè non di rado, nell’ingannevole “paradiso” della droga.

7. Per resistere a così insidiose minacce si impone una nuova evangelizzazione, una profonda catechesi diretta a tutti, particolarmente agli adulti, perché è da loro, dai genitori in primo luogo, che i piccoli devono imparare a credere e a vivere come veri cristiani. Come, infatti, l’esistenza dell’uomo comincia con la nascita e perviene gradualmente al suo pieno sviluppo attraverso l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza e l’età matura, così la vita soprannaturale inizia col Battesimo, si perfeziona con la Cresima, che rende capaci di porre atti soprannaturalmente maturi, e giunge al suo pieno sviluppo nella partecipazione alla Mensa eucaristica, alla quale ci si dispone, se necessario, mediante la previa purificazione della Penitenza. Ecco l’itinerario cristiano. Itinerario di santità e di fedeltà, cammino di perfezione proposto a ogni credente. Penso, in questo momento, soprattutto a voi giovani di questa Diocesi. Voi conoscete per diretta esperienza i molti problemi che angustiano l’animo giovanile; vi è ben nota la sete di Dio, che abita il cuore di tanti vostri coetanei, anche se è nascosta a volte dietro atteggiamenti di indifferenza o addirittura di ostilità. Non accontentatevi di una fede languida e piatta. Non abbiate paura di essere generosi con Gesù Cristo. Se lui vi chiama, non è per togliere qualcosa alla vostra giovinezza, ma per arricchirla di ideali per i quali lottare, di traguardi a cui tendere, di vittorie da conseguire. Il pacato rimprovero che gli angeli rivolsero agli Apostoli il giorno dell’Ascensione: “Uomini di Galilea, perché indugiate a guardare in aria?” (At 1, 11) somiglia tanto all’altro richiamo contenuto nella parabola degli operai della vigna: “Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?” (Mt 20, 6). Come nella parabola, anche nella realtà segue l’invito pressante rivolto ai credenti in tutte le ore della storia, e quindi anche nel nostro “oggi”: “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20, 7).

8. Il Signore ci assicura: “Vado e tornerò tra voi”. E in questo tempo - tempo della Chiesa - dobbiamo vegliare e pregare; costruire un mondo a dimensione dell’uomo e guardare verso il cielo attendendo il ritorno di Cristo. Sia benedetto l’uomo che, come il vostro santo Vescovo Paolino di Nola, rimane in attesa del ritorno del Signore.

Siano benedetti quanti “ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 21): sono questi i veri fratelli e sorelle di Cristo, perché partecipano alla fede della Madre di Dio.  

Al termine dell’omelia, prima dell’“Amen” conclusivo, il Papa ribadisce l’ultimo capoverso, modificando la forma:  

Benedetti quanti ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica. Benedetti voi che cercate, ascoltando la parola di Dio, praticandola nella vostra vita cristiana, di diventare ogni giorno di più veri fratelli e sorelle di Cristo, partecipando alla fede della sua divina Madre. Amen!

 



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