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VIAGGIO PASTORALE IN ANGOLA, SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA «PRAÇA DE CASSEQUE»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Benguela (Angola) - Martedì, 9 giugno 1992

 

1. “Il Signore è mia luce e mia salvezza” (Sal 27, 1). Al centro del Vangelo troviamo scritta questa domanda: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?” (Mt 19, 16). È una domanda alla quale Gesù Cristo risponde con tutto quello che fa o che insegna, ma soprattutto attraverso quello che Egli è. Abbiamo ascoltato questa domanda nelle letture della liturgia di oggi: “che cosa devo fare . . .”? L’uomo domanda che cammino deve seguire per arrivare a Dio. Il Vangelo che risponde a tale domanda è il Vangelo della vocazione. Persino negli anni più duri in cui il vostro Paese era diviso dalla guerra civile, il Vangelo della vocazione cristiana non è stato soffocato. Anche in quell’epoca i figli e le figlie dell’Angola rivolgevano a Cristo la stessa domanda, per conoscere il cammino lungo il quale Dio li chiamava e trovavano risposta. Il Papa eleva al cielo questa Eucaristia per tutte le persone consacrate che in Angola servono il Regno di Dio, in particolare per quelle della diocesi di Benguela, con il loro amato Vescovo, il caro fratello Dom Oscar Lopes Fernandes Braga, cui sono grato per l’indirizzo di benvenuto.

2. La vocazione viene da Dio. Se l’uomo pone la domanda “che cosa devo fare?”, lo fa perché il Signore che “è luce e salvezza”, ha preparato nel cuore dell’uomo lo spazio necessario a tale ricerca. A volte, la vocazione è una chiamata evidente da parte di Dio, come nel caso di Abramo, come testimonia il Libro della Genesi. Dio gli parla direttamente: “Vattene dal tuo paese . . . verso il paese che io ti indicherò” (Gen 12, 1). E Abramo “partì, come gli aveva ordinato il Signore” (Gen 12, 4). Ma di solito il Signore aspetta la risposta dell’uomo. Egli lo ha creato come un essere razionale e libero, capace di porre domande essenziali a Dio, e di interrogarsi sul cammino da scegliere nella vita, il cammino della sua vocazione. Dio vuole rispondere a questa domanda, ma lo fa come Cristo ha risposto al giovane del Vangelo di oggi.

3. Dobbiamo riflettere attentamente su questa risposta di Cristo. Di fronte alla domanda del giovane, Gesù comincia col rispondere con un’altra domanda: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono” (Mt 19, 17). Questa è la prima e più importante parte della risposta di Cristo. Il giovane chiede: “Che cosa devo fare di buono?”. Gesù risponde: se vuoi sapere ciò che è bene, allora devi rivolgerti soprattutto a chi è fonte di ogni bene: a Dio. Dio ha indicato a tutti il cammino verso la salvezza, verso la vita eterna, dando agli uomini i suoi comandamenti. La via che conduce alla vita eterna è la via dei comandamenti di Dio: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19, 17) risponde subito dopo Gesù al giovane. Allo stesso tempo, il cammino della salvezza consiste nella risposta fondamentale alla questione della vocazione nella vita dell’uomo. Ciascuno di voi, uomini e donne, troverà in questi comandamenti la via che conduce a Dio, e lungo la quale dovrà camminare. I Comandamenti sono una condizione fondamentale e indispensabile perché l’uomo possa realizzare la vocazione della sua vita: raggiungere il fine per il quale vive sulla terra. Questa è la prima ed essenziale risposta di Cristo, di Colui che “è luce e salvezza” dell’uomo: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”.

4. L’interlocutore del Buon Maestro pone però un’altra domanda. Tenendo conto del fatto che nella sua vita precedente aveva osservato i comandamenti, il giovane chiede “che mi manca ancora?” (Mt 19, 20). Perché è lui che fa questa domanda? Anche in questo caso era stata preparata nel suo cuore dalla precedente grazia di Dio. L’uomo può cercare nella sua vita un cammino migliore, e per ogni interrogativo su tale cammino, Cristo ha una risposta propria per ognuno. Perciò, l’interlocutore del Vangelo sente Cristo rispondergli: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19, 21). Colui che nella sua vita osserva i comandamenti di Dio, già segue Cristo. Ma è necessario che alcuni vadano oltre. Si tratta di quelli ai quali Gesù può dire: “vieni e seguimi” in modo particolare. Seguimi, abbandonando tutto ciò che è tuo (come Abramo nel lasciare la terra nativa), seguimi in maniera esclusiva. Vieni con me per salvare insieme il mondo!

5. In primo luogo, voi sacerdoti, che siete stati unti proprio per essere altri Cristi davanti agli uomini, siate, prima di tutto, uomini di Dio, chiamati a testimoniare la presenza di Dio in mezzo ai credenti, annunciando loro il Vangelo, esercitando il ministero della dottrina “nelle cose che riguardano Dio” (Eb 5, 1). in ogni cosa e non solo in ciò che si riferisce a Dio, e alimentando la Chiesa con i sacramenti. In secondo luogo, siate uomini della Chiesa. Essa vi ha accolto, vi ha formato, vi ha ordinato e vi ha inviato, in nome di Dio, ad essere, in mezzo al popolo, la presenza salvifica di Gesù Cristo, del quale siete ministri. Siete stati ordinati per essere i dispensatori della grazia di Cristo, amministrata attraverso i Sacramenti e che, mediante il Battesimo, introduce gli uomini nel Popolo di Dio, mediante la Penitenza, riconcilia i peccatori con Dio e con la Chiesa, mediante l’olio degli infermi, allevia le sofferenze degli ammalati, con il matrimonio istituisce famiglie cristiane, e soprattutto con la celebrazione della Santa Messa offre sacramentalmente il Sacrificio di Cristo (cf. PO 5) a beneficio della Chiesa. Siete chiamati a servire come il Buon Pastore, il quale pascola le sue pecore conducendole all’ovile, facendo attenzione che nessuna si perda. Grande è la vostra responsabilità di fronte alla Chiesa, che vi ha affidato un gregge di grande valore, essendo una comunità redenta dal Sangue di Cristo. Infine, siate uomini della comunità. Come il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore, non appartenete a voi stessi, bensì al popolo a cui foste inviati. “Esercitando la funzione di Cristo capo e pastore per la parte di autorità che spetta loro - diceva il Concilio Vaticano II - i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo” (PO 6). Infine, uomini di Dio, della Chiesa, della comunità, siete tutto questo all’interno di un corpo sacerdotale, ossia il presbiterio costituito intorno al vostro Vescovo. Il ministero gerarchico e strutturato non è un dono puramente individuale: mediante l’ordinazione siete entrati nel collegio dei presbiteri, per vivere in esso il reciproco aiuto, fraterno e spirituale, la corresponsabilità pastorale, l’esempio per la Chiesa di una santa comunione con Cristo e con il prossimo.

6. “Vieni e seguimi”! Come sono belle queste parole per tutti voi, religiosi e religiose, che vi siete donati a Dio in una consacrazione totale per amore e gloria del Suo Regno, come segno di Alleanza del Signore con l’umanità, in particolare con il Popolo di Dio che vive in Angola. Per questo siete chiamati ad essere il segno dell’Assoluto di Dio. “Tutti coloro che sono chiamati da Dio - come dice il Concilio - alla pratica dei consigli evangelici e ne fanno fedelmente professione, si consacrano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo” (Perfectae caritatis, 1). E camminare al seguito di Cristo porta a condividere sempre più consapevolmente il mistero della Sua Passione, Morte e Resurrezione. Dio Nostro Signore si farà presente nel mondo se saprete essere testimoni del Mistero Pasquale, in una società logorata dall’attrattiva del benessere, dell’erotismo e dell’abuso del potere. Mediante la consacrazione, abbandonando la famiglia e rinunciando a costituire una famiglia, vi siete donati esclusivamente al “Dio che è amore” (cf. 1 Gv 4, 8) per dimostrare, fra l’altro, quanto sia relativo tutto quello che c’è nel mondo. Il Regno di Dio, la cui “elevazione sopra tutte le cose terrestri” si esprime nella vita religiosa (cf. LG 44), non è di questo mondo. Il popolo ha bisogno di questa vostra testimonianza. Consacrati all’amore di Dio, voi religiosi e religiose non siete perduti per il popolo; piuttosto il contrario. Invece di essere padri e madri di una piccola famiglia e con una discendenza fisica, siete padri e madri attraverso una discendenza spirituale all’interno di una famiglia molto più numerosa, la santa famiglia di Dio, la Chiesa, “Madre e Maestra” dei popoli. Anche a voi, carissime religiose che vi siete consacrate alla contemplazione e vivete nel raccoglimento e nella clausura la vostra vita religiosa, il Papa ricorda che il vostro tipo di vita vi pone nel cuore del mistero della Chiesa. Siete una forza nascosta che le fornisce energia per la sua feconda attività. Continuate la vostra insostituibile funzione di preghiera, dando il vostro contributo affinché l’azione dello Spirito vivifichi tutto l’organismo ecclesiale. D’altro canto, voi religiosi dovete essere segno e fermento di fratellanza. Dio vuole costruire nel mondo la grande famiglia di Dio, dove tutti gli uomini, di ogni razza, colore e condizione, possano vivere insieme in uno spirito di convivenza e di pace. Voi già siete una bella espressione di questa famiglia. Potete quindi aiutare il vostro popolo a costruirsi come popolo-famiglia, a partire da famiglie, tribù e culture diverse . . . Infine, dovete essere segno e fermento dell’Amore liberatore e salvifico di Dio per il vostro popolo e per tutti gli uomini. La vita consacrata nasce dallo Spirito Santo, ma come risposta a situazioni e carenze della Chiesa o degli uomini. Dio è salvatore e non vuole che nessuno si perda. Tutti quelli che vi avvicinano vogliono vedere il volto di Cristo Redentore, il quale “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2, 4). Siate testimoni di Cristo con il vostro modo di vivere e di pregare, aprite “Gli immensi spazi della carità, dell’annunzio evangelico, dell’educazione cristiana, della cultura e della solidarietà verso i poveri, i discriminati, gli emarginati e oppressi” (Redemptoris missio, 69). Siate veicolo di speranza liberatrice per coloro che soffrono a causa della schiavitù del peccato, che è la peggiore di tutte le schiavitù, guidate molti fratelli al Sacramento della Misericordia divina, della Riconciliazione. Siate segno di Dio. Dovete essere Suoi testimoni e di quanto Egli sia il centro e la sorgente di vita per gli uomini.

7. Nel concludere, vi esorto ancora ad ascoltare una voce che vuole parlarci, contenuta anche nella liturgia di oggi. La voce dell’Apostolo ed Evangelista San Giovanni: “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate né il mondo . . . perché il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1 Gv 2, 14-15-17). Così scrive l’Apostolo di Cristo. Scrive ciò che egli stesso aveva udito dalla bocca del divino Maestro: “Vieni e seguimi”. Ed egli lo seguì. Poi si è trovato sul Calvario, accanto a Maria, Madre del Redentore. E in quel luogo, lui, un uomo, fu dato come figlio alla Madre del Figlio di Dio. Egli ha seguito Gesù e non se ne è pentito. E ci dice: “giovani, il mondo passa con la sua concupiscenza”. La parola di Gesù che ha attratto Giovanni, risuona anche per noi: il Signore dice anche a noi: “Vieni e seguimi”.

Tenete a mente questo messaggio rivolto ai giovani dall’Apostolo Giovanni, al termine della sua vita, quando era già anziano. Questo messaggio vi infonda coraggio quando a qualcuno di voi - ragazzi o ragazze - Gesù rivolgerà una chiamata simile. “Seguimi”.

“Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?”.

 



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