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VISITA PASTORALE A MACERATA, FOLIGNO E SUL GRAN SASSO

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLO STADIO DELLA «QUINTANA»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Foligno - Domenica, 20 giugno 1993

 

1. “Non abbiate timore” (Mt 10, 31).

Per tre volte l’invito alla fiducia è risuonato nella proclamazione dell’odierno Vangelo. Il Signore Gesù, il Risorto, lo ripete anche a noi oggi, lo ripete all’umanità, che sta vivendo significativi mutamenti sociali in questo ultimo scorcio di secolo e di millennio.

Non temete! A nome di Cristo ripeto questa parola rassicurante ed impegnativa a te, diletta Chiesa di Foligno, riunita quest’oggi col tuo Pastore attorno al Successore di Pietro per esser confermata nella fede e trovare nuovo slancio di comunione e di testimonianza evangelica.

Qual è il motivo della nostra fiducia, una fiducia che deve superare ogni timore? Ci risponde l’apostolo Paolo: “il dono di grazia” che, mediante Gesù Cristo, si è riversato “in abbondanza su tutti gli uomini” (Rm 5, 15).

Già il profeta Geremia, che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, nel subire rifiuto e persecuzione non vacilla e non vien meno alla sua missione, perché sa che il Signore è al suo fianco: è Lui che libera la vita del povero (cf. Ger 20, 13)!

Con l’Incarnazione del Verbo eterno del Padre, la bontà e la fedeltà di Dio si sono manifestate in pienezza agli umili che lo cercano. Lo abbiamo invocato nel Salmo: “Nel tuo grande amore rispondimi, o Dio!”. E Dio ha veramente risposto al grido degli uomini: nel suo unigenito Figlio egli ci ha comunicato il suo amore, la sua stessa vita.

Accogliere questo dono e viverlo in pienezza, senza riserve o paure: ecco l’invito che oggi ci rivolge il Vangelo: rivolge a tutta la Chiesa, rivolge a tutti noi qui radunati, rivolge a tutti gli uomini di buona volontà. Ecco la stupenda esperienza dei testimoni di Cristo: abbandonarsi nelle mani dell’eterno Padre ed essere liberi e coraggiosi di fronte al mondo.

2. Il discepolo sa riconoscere Gesù “davanti agli uomini” (Mt 10, 32). Non ha paura di dire nella luce e predicare sui tetti la parola del Vangelo.

Intorno a noi, carissimi fratelli e sorelle, e talora anche dentro di noi, s’annida il fascino di ciò che è relativo e mutevole, di ciò che, nella sua provvisorietà, non impegna fino in fondo. La verità lascia così il passo al relativismo delle opinioni.

In un simile contesto, i credenti, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, sono chiamati ad essere presenza critica di ogni incompiutezza ed errore per servire senza tentennamenti e paure la verità. È un debito, questo, che la Chiesa ha in particolare nei confronti delle giovani generazioni, la cui naturale aspirazione ad un mondo nuovo può trovare una risposta appagante solo in Cristo, unica autentica “novità” della storia. Quando pronuncio queste parole non posso non pensare a questi giovani che ieri a Macerata ho preparato per il loro pellegrinaggio annuale da Macerata a Loreto. Oggi si trovano già a Loreto, hanno camminato tutta la notte e certamente questo pellegrinaggio è una espressione della loro fede, della loro speranza, del loro attaccamento al Vangelo e l’espressione di quel “non abbiate timore”, perché camminano con Cristo. Da questa celebrazione eucaristica a Foligno saluto i miei giovani amici che si trovano adesso a Loreto e si preparano a partecipare alla Messa conclusiva del loro pellegrinaggio.

Oggi non è tempo di nascondere il Vangelo, ma di “predicarlo sui tetti” (cf. Mt 10, 27).

Non diversamente agì il vostro Patrono san Feliciano, l’evangelizzatore che percorse le strade di questa vostra Regione, predicando la Buona Novella affinché a tutti coloro che erano nelle tenebre rifulgesse la luce della salvezza.

Carissimi fratelli e sorelle, con questo ricordo dell’Apostolo della vostra Regione e della vostra Chiesa sento una gioia grande di incontrarvi oggi, di salutarvi tutti con affetto, a cominciare dal vostro Pastore, il caro Mons. Arduino Bertoldo, che ha voluto rivolgermi all’inizio della Celebrazione eucaristica il cordiale benvenuto della Diocesi. Con lui saluto il suo predecessore che tante volte mi ha invitato a Foligno. Ho cercato di adempiere questo suo invito. Mi sento molto contento di trovarlo ancora qui, insieme con voi. Saluto con viva cordialità tutti i Vescovi, e specialmente i Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra che partecipano con noi a questa Celebrazione. Saluto i carissimi confratelli nel Sacerdozio, i vostri Sacerdoti, primi responsabili dell’azione evangelizzatrice della Chiesa, saluto insieme con loro tutti i Fratelli Religiosi, le Sorelle Religiose, persone consacrate, testimoni privilegiati del Regno di Dio; saluto poi tutti i laici, Christifideles laici, come ci dice il Sinodo a loro dedicato, generosi cooperatori nella diffusione del Vangelo in ogni campo della società. In particolare, voglio salutare gli anziani e i malati, la cui preghiera, unita all’offerta della sofferenza, tanto valore ha per la vita della Comunità diocesana.

Il Signore chiama tutti al suo servizio; chiama alla conversione e al dono di sé nel servizio ai fratelli e a tutti dice: “Non abbiate paura!”. Ecco, questo è il motto, il filo conduttore della nostra liturgia odierna.

Voglio ancora rivolgere un saluto speciale a tutte le Autorità civili e militari qui presenti.

3. La causa del Vangelo esige la disponibilità a distaccarsi da ogni bene temporale, compresa la stessa vita, in nome di un bene che supera il tempo ed è custodito nell’eternità di Dio. Ecco come si spiega, come si giustifica questo evangelico “Non abbiate paura”.

Questo certamente ha compreso e vissuto san Feliciano martire, che ha offerto la propria vita per la fede per impiantare la fede in questa vostra Chiesa. Poi, dopo secoli, di questo ha dato mirabile esempio san Francesco d’Assisi, il quale proprio dalla piazza di questa Città iniziò quella rinuncia alle ricchezze terrene che doveva condurlo a vivere una povertà totale nell’abbandono senza riserve alla divina Provvidenza. Questo ha anche sperimentato, in maniera straordinaria, la Beata Angela da Foligno, grande figlia della vostra Chiesa, che nel distacco dai suoi averi, dagli affetti familiari e da se stessa maturò progressivamente l’unione mistica con la divina Trinità. Una vita straordinaria.

Il credente si affranca dagli affanni causati dai beni materiali, dai beni passeggeri; egli si svincola dalla schiavitù delle cose, nelle quali troppo spesso la gente ripone la propria sicurezza. Egli compie così un passo decisivo nel suo itinerario spirituale. Dio, incontrato in Gesù Cristo, diventa il suo “Tutto”. “Tutto”, perché è “Tutto”. Questi beni passeggeri non sono che passeggeri: passano. Cristo rimane. Cristo ci apre la prospettiva dell’eternità. Questo hanno capito i santi, questo hanno portato, evangelizzato a tutta l’umanità, e specialmente alla vostra cara Patria italiana, umbra, i grandi santi di questa terra. Gesù Cristo è “Tutto”.

Inizia così il cammino della vera conversione, di cui specialmente la Beata Angela da Foligno ha offerto esemplare testimonianza e straordinario insegnamento, tanto da ricevere il titolo di “Maestra dei teologi”.

4. La vita di Angela, fin quasi ai quarant’anni, fu quella ordinaria – possiamo dire – di una donna sposata, madre di tre figli. Si accorse allora che la sua anima era incoerente, “tiepida” (cf. Ap 3, 16). Certo, era credente, praticava la religione, ma viveva la sua fede in modo piuttosto superficiale, e per ciò stesso gravemente insufficiente. Venne il momento in cui turbamenti e rimorsi si fecero così forti da diventare insostenibili. Iniziò in questo modo la sua conversione. Possiamo dire: la sua seconda conversione.

La coscienza della propria miseria non basta, però, a realizzare un reale cambiamento; occorre che Dio stesso intervenga con la sua azione salvifica. Angela invocò tale dono per l’intercessione di san Francesco, e fu esaudita.

“Tutti hanno peccato”, ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda Lettura dell’odierna liturgia. Ciascuno tuttavia sa quanta fatica costi accettare la realtà del proprio peccato, riconoscersi peccatori. Questo, appunto, ci dicono i santi, che si riconoscono peccatori e questa è la base della loro ascesi verso Dio. Si riconoscono peccatori per parte della propria natura, della debolezza umana, e così si aprono allo Spirito Santo che comincia a riempire il loro cuore, diventano persone convertite, cioè cambiate, cambiate interiormente, sublimate, deificate.

Carissimi fratelli e sorelle, nel Sinodo diocesano da poco celebrato voi avete preso viva coscienza del fatto che il cammino di rinnovamento di una Comunità ecclesiale parte dalla consapevolezza delle sue inadeguatezze e dall’impegno sincero di porvi rimedio. Ma ciò è dono di Dio e del suo Spirito.

Il dono della grazia che ci trasforma è alla base di ogni autentica conversione, personale e comunitaria. E la strada che porta ad accogliere questo dono passa attraverso l’incontro con la parola di Dio e con i Sacramenti della Chiesa. Dal confronto col Vangelo nacque in Francesco l’esigenza della conversione e fu una singolare devozione all’Eucaristia a sostenerne i propositi. Da una Confessione completa e sincera iniziò il cammino della Beata Angela, vivificato in seguito dall’ascolto assiduo della Parola di Dio e dalla partecipazione all’Eucaristia, momento privilegiato delle sue esperienze mistiche. Ecco, sono questi i grandi ispiratori anche del vostro cammino sinodale.

5. Tale itinerario, itinerario dei santi, itinerario della vita cristiana ha anche un nome evangelico: è “la via della croce”. Chi si impegna a percorrerla incontra il Crocifisso, il “Dio-uomo passionato” – come lo chiamava Angela; incontra il Figlio di Dio fatto uomo nell’atto supremo della sua donazione: la morte di croce. L’anima desidera allora di essere con Cristo per essere come Lui: crocifissa con Lui crocifisso. È un insegnamento decisamente anticonformista. Dolore, umiliazione, povertà: sono realtà che la gente istintivamente sfugge con orrore. Accadeva anche al tempo di Angela, ed essa dovette subire sospetti e ostracismi per le sue scelte. Eppure si tratta d’un insegnamento profondamente evangelico! Dove il Signore ci ha detto di cercarlo se non dove sono sofferenza, emarginazione e povertà? Ma nello stesso tempo ci sono anche la semplicità, la sincerità, la gioia. Questo accompagnamento del mistero della sofferenza con la gioia è un frutto maturo della santità, della vocazione cristiana, e dobbiamo augurarci per noi tutti questo frutto, perché così siamo forti anche davanti alle sofferenze. Io vedo qui tanti sofferenti: come possono essere forti davanti alle sofferenze le persone così provate se non attraverso questo legame tra la passione, la Croce, e la gioia, la gioia che viene dallo Spirito Santo, che è la forza dello Spirito Santo?

“Beati i poveri... beati i miti... beati i perseguitati...” (cf. Mt 5, 3-12): quando il metro di giudizio del Vangelo viene capovolto, occorre non aver timore di proclamare e vivere i valori delle Beatitudini come annuncio ed inizio di una rinnovata umanità. Angela non soltanto contemplava Cristo sofferente, ma lo serviva nelle sue membra: nei poveri, nei malati, nei lebbrosi. Per confortare coloro che erano nel bisogno si metteva dalla loro parte, imitando quanto Gesù aveva fatto.

6. L’intimità con Dio è in realtà il senso ultimo e la profonda vocazione di ogni esistenza umana. Ecco l’altro grande spirituale ammaestramento che vogliamo accogliere dalla Beata Angela.

Il pellegrinaggio ad Assisi segnò per lei la presa di coscienza della presenza della Santissima Trinità nella sua vita. Da quel momento in poi il suo dialogo con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo si fece sempre più intenso, pur in mezzo alle prove e alle oscurità. Di un simile dialogo la Beata Angela è maestra anche per noi. Se le manifestazioni straordinarie possono appartenere all’eccezionalità della vita cristiana, non così la realtà che esse esprimono. La presenza di Dio in noi è il fondamento stesso della nostra esistenza. La strada dell’interiorità e della contemplazione non è per pochi eletti, bensì per ogni autentico credente.

Vorrei indicare questa strada a tutti i presenti, vorrei indicarla soprattutto ai giovani. Niente nel mondo è in grado di dare risposta piena alle ansie più profonde del vostro cuore, carissimi. Alcuni vostri coetanei entrano nei circuiti oscuri dell’irrazionalità o si lasciano attirare da sette e strani movimenti religiosi che promettono di soddisfare la sete di assoluto. Non credete a tali falsi profeti, a tali falsi maestri di vita!

L’unione con Dio e la comunione con Lui: è questa la meta dell’itinerario spirituale cristiano, che la Beata Angela mostra a tutta la Chiesa e in modo particolare a questa Chiesa che è in Foligno, a tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle.

7. “Nel tuo grande amore, rispondimi, o Dio!” (Salmo responsoriale). Come la Beata Angela – vera maestra di vita spirituale – rivolgiamo al Signore lo sguardo del cuore. Invochiamo il suo aiuto! Rispondimi, o Dio! Rispondi a ciascuno di noi mediante l’intercessione della Beata Angela, di san Feliciano e dei Santi Patroni della Diocesi, di San Francesco d’Assisi.

Carissimi fedeli di Foligno, aderendo al Sinodo diocesano, che ha indicato il traguardo di una vera maturità ecclesiale nella evangelizzazione e catechesi degli adulti, nella centralità del Giorno del Signore, nel servizio agli “ultimi”, nella comunione e collaborazione tra le diverse componenti della Comunità, camminate con intraprendenza e coraggio! “Non abbiate timore!”. Questa è la prima e l’ultima parola del messaggio che vi voglio lasciare oggi: “Non abbiate timore!”.

Vegli su tutti voi la santa Madre di Dio, che tanti segni della sua celeste protezione ha dato nel corso dei secoli alla vostra Comunità.

“Il Signore ha liberato la vita del povero”. Non abbiate dunque timore. Il Signore cammina con noi! Amen!  

Al termine della Santa Messa Giovanni Paolo II ha così salutato i fedeli:

Prima di lasciare questo posto della Celebrazione eucaristica vorrei ringraziare la vostra comunità di Foligno per questo incontro così prezioso per noi tutti, nel nome della Santissima Trinità, nel nome dei vostri santi e nel nome di questa realtà che ci è propria: noi tutti siamo la Chiesa, noi tutti siamo il popolo di Dio, noi tutti siamo battezzati, confermati, sposati, ordinati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Vive in noi questo profondissimo mistero.

Nel nome della Santissima Trinità voglio ancora una volta ringraziarvi e benedirvi.

Sia lodato Gesù Cristo!

 



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