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SANTA MESSA PER I DIPENDENTI DELLE VILLE PONTIFICIE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Castel Gandolfo - Domenica, 18 luglio 1993

 

“Vere dignum et iustum est, aequum et salutare, nos semper et ubique gratias agere” (Prefazio della Messa).

Carissimi fratelli e sorelle, siamo riuniti per ringraziare Dio come lo ha ringraziato Cristo con tutta la sua vita e soprattutto con la sua morte in Croce e la sua Risurrezione.

Siamo riuniti attorno a Lui, insieme con Lui, per ringraziare. Ringraziare vuol dire fare l’Eucaristia. Siamo riuniti per partecipare alla Eucaristia di Cristo. Questa Eucaristia era tutta la sua vita. Erano le sue parole. Erano le sue opere. Erano le sue parabole. Ma soprattutto era il suo Sacrificio.

Cristo Redentore, Cristo davanti al Padre, Cristo che unisce nell’amore: questa è la realtà che qui ci unisce, tutti insieme: la comunità delle Ville Pontificie, comunità di lavoro, comunità di vita quotidiana, diverse persone di diverse famiglie; ma, qui, siamo una “cosa nuova”. In questo momento, in questa celebrazione, in questo sacramento siamo una “cosa nuova”. Diventiamo anche noi questo sacramento di Cristo, questo sacramento che è l’Eucaristia, che è ringraziamento.

In questo incontro ascoltiamo Cristo come lo ascoltavano i suoi contemporanei: ascoltiamo le sue parabole e attraverso queste parabole Cristo ci parla del Regno dei Cieli, del Regno di Dio. Era il tema principale, possiamo dire unico del suo Vangelo, della sua Buona Novella. Gesù parlava attraverso le parabole perché le parabole aprono meglio a questa realtà divina, realtà soprannaturale che è il Regno di Dio.

Diceva, nello stesso tempo, Gesù che questo Regno è “in voi”, vuol dire è in noi. E in noi attraverso le sue parole, le sue parabole, ma soprattutto attraverso la sua Persona. Lui è il Regno di Dio. Lui che ha inaugurato questo Regno di Dio nella storia dell’umanità, nella nostra storia, nella nostra vita quotidiana, oggi, questo “oggi divino” della Domenica, giorno del Signore; specialmente in questo momento il Regno di Dio è in noi.

Allora: “vere dignum et iustum est...”: ringraziamo col fare l’Eucaristia, col celebrare l’Eucaristia, col vivere l’Eucaristia. Vivere ogni giorno, per tutta la vita, ma vivere specialmente questo giorno privilegiato, il giorno dopo il Sabato, il giorno della Risurrezione in cui Cristo, dopo il suo Sacrificio, dopo la sua Croce, – Cristo umiliato, Cristo Crocifisso, Cristo morto e sepolto – ha manifestato la potenza divina che è in Lui. Potenza divina presenza di Dio, di Dio che è vita, vita che si è manifestata in Cristo il terzo giorno dopo la Crocifissione, dopo il Venerdì Santo, giorno della Risurrezione. E noi partecipiamo a questa vita, questa vita sua che è per noi. Noi siamo invitati ad un banchetto. Ha istituito l’Eucaristia come banchetto, come cena. Noi siamo invitati per “prendere”, come ha detto il giorno del Giovedì Santo: “prendete e mangiate questo è il mio Corpo, prendete e bevete questo è il mio Sangue”. Così ci ha lasciato in un modo molto suggestivo ma anche in modo molto semplice tutta la realtà della sua vita divina, divina e umana, per noi che siamo come Lui uomini e donne, figli di Adamo, Lui nuovo Adamo. Ci ha lasciato questa nuova vita e con questa nuova vita ci ha lasciato il mondo nuovo, la nuova creazione.

Svolgiamo compiti diversi, abbiamo impegni diversi ma tutto ciò è già abbracciato, permeato dalla nuova vita che viene da Cristo.

Grazie, carissimi, per la vostra presenza, per tutto quello che fate ogni giorno e per tutto l’anno nelle Ville Pontificie.

Vi offro questa celebrazione eucaristica perché non posso ricompensarvi in altro modo che in questo modo. È il dono supremo che ciascuno di noi può ricevere. È il dono supremo che il Sacerdote può offrire a tutti i fratelli e alle sorelle.

Amen!

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



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