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VISITA PASTORALE A LECCE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Stadio di Lecce - Domenica, 18 settembre 1994

 

1. “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (Mc 9, 35).

Le parole di Gesù, nel brano evangelico appena proclamato, tracciano la via regale di una santa “ambizione”, che è propria di quanti conoscono e amano Dio: è la via di un primato spirituale, che paradossalmente si realizza nel mettersi all’ultimo posto, quello del servizio generoso e senza riserve, sull’esempio stesso di Gesù, venuto a servire, e non ad essere servito.

Ben poco avevano capito di Lui i discepoli, che lungo la strada verso Cafarnao discutevano su “chi fosse il più grande” (Mc 9, 34). Di questa ambizione tutta umana parla efficacemente l’apostolo Giacomo additandola quale origine delle “guerre e delle liti”, che devastano la società: “Bramate e non riuscite a possedere e uccidete: invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra!” (Gc 4, 2). È lo spettacolo di un mondo dominato “dalle passioni che combattono” nelle membra e nel cuore dell’uomo. Come è realistico questo messaggio, quando guardiamo all’odierna società! La disputa riportata nel brano evangelico ci avverte che anche tra i figli della Chiesa si può insinuare il tarlo roditore di orgogli, magari camuffati, e di ambizioni inconfessate, che disturbano l’opera di Dio. Di fronte a tale tentazione la parola di Gesù è categorica, e va presa sul serio: “chi vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti!”.

2. “Servo di tutti”. Servire è imitare Cristo, che ha dato se stesso in sacrificio per noi. Servire è vivere in rapporto di concreta solidarietà con i fratelli, specialmente i più poveri. Servire è amare generosamente e gratuitamente, senza nulla attendersi in cambio.

Se la Chiesa vuole essere oggi un segno di speranza per la società, deve vivere profondamente la logica del servizio. Il mondo d’oggi - scriveva il mio venerato predecessore Paolo VI - “ascolta più volentieri i testimoni che i maestri” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 41). Questo vale soprattutto nel servizio della carità, che, praticata generosamente, è via maestra per l’evangelizzazione, come ci ricorda il tema scelto dai Vescovi italiani per gli orientamenti pastorali degli anni Novanta (cf. CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 9).

Bisogna essere veri testimoni di carità, ed esserlo dappertutto: nelle famiglie, nelle parrocchie, nei luoghi di studio e di lavoro. È quanto voi, cari fedeli di Lecce, cercate di fare con generosità, mostrandovi attenti alle fasce più deboli della popolazione. Continuate su questa strada con slancio sempre rinnovato. C’è più che mai bisogno di tale impegno in una società che registra ancora tante forme di povertà, materiali e spirituali, antiche e nuove.

È necessaria una cultura della solidarietà. Si impegnino soprattutto i genitori e gli educatori a formare le giovani generazioni allo spirito di servizio, all’apertura, al dialogo, al superamento di ogni tentazione egoista ed edonista. Nulla è tanto meritorio quanto quest’opera formativa di grande respiro, da realizzare, prima che con le parole, con l’esempio costante e convincente.

3. C’è, poi, uno speciale servizio, che i credenti sono chiamati a rendere alla società. Si tratta di infondere in essa quel supplemento d’anima che consenta all’uomo contemporaneo, frastornato da molti richiami, di non smarrire i valori fondamentali dello spirito.

L’apostolo Giacomo ci ha ricordato le caratteristiche della “sapienza che viene dall’alto”: essa è “pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia” (Gc 3, 17). La testimonianza di una simile sapienza non può non indurre chi ne è toccato a guardare verso “l’alto”. Ed oggi è da molti avvertito il possente richiamo di Dio. Nella nebbia che non di rado avvolge l’umanità, si sente la necessità della luce divina, che i cristiani sono chiamati a testimoniare a titolo tutto speciale. Essi devono essere uomini del soprannaturale, e lo saranno in modo sempre più credibile, se sapranno coniugare in una sintesi equilibrata la contemplazione e l’azione, dimostrando coi fatti quanto possa contribuire la fede alla stessa costruzione di un mondo degno dell’uomo.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle di Lecce e del Salento! Rendo grazie al Signore per questo nostro incontro, tanto atteso ed a lungo preparato, e vi ringrazio di cuore per la calorosa accoglienza. Rivolgo un particolare saluto al vostro Pastore, il caro Monsignor Cosmo Francesco Ruppi, che con tanto zelo guida questa antica ed amata Chiesa metropolitana. Saluto con fraterno affetto il Cardinale Ursi.

Saluto i Vescovi di Puglia presenti alla Concelebrazione e gli altri Vescovi qui convenuti per la circostanza, con un pensiero speciale per i Vescovi Emeriti, che hanno generosamente servito le Diocesi loro affidate.

Il mio cordiale saluto va, inoltre, ai sacerdoti e ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai laici appartenenti ai diversi gruppi, movimenti ed associazioni, ed all’intero popolo di Dio venuto da ogni angolo del Salento per incontrare il Successore di Pietro.

So che questa mia Visita all’Arcidiocesi di Lecce si inserisce in un lungo cammino pastorale compiuto in preparazione al Sinodo diocesano, che sarà aperto questo pomeriggio. Il Sinodo è un tempo di straordinaria vitalità e di rinnovamento della diocesi. Esso, cari Fratelli e Sorelle, vi offre l’opportunità provvidenziale di approfondire la comunione fra le diverse componenti della vostra comunità ecclesiale. Sappiate valorizzare appieno questo kairòs; siate pronti soprattutto a mettervi al servizio gli uni degli altri. Recate a tutti il messaggio lieto ed esigente di Cristo, Redentore dell’uomo.

5. “Ecco, Dio è il mio aiuto, / il Signore mi sostiene” (Sal 53, 6). Con questa fiducia deponiamo ora sull’altare voti ed auspici. Sulla mensa eucaristica si rende nuovamente presente il sacrificio di Cristo, mistero di amore, fulcro della vita di ogni credente e dell’intero popolo di Dio. L’Eucaristia è il dono supremo lasciatoci dal Salvatore; ad essa dobbiamo attingere come a sorgente di perenne salvezza. Ogni vostra liturgia, carissimi Fratelli e Sorelle, sia viva, attiva e partecipata, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II e dei successivi documenti di applicazione. Una liturgia legata alla vita, una liturgia che cambia la vita.

Con tali sentimenti di rinnovato impegno evangelico e di intima conversione, apprestiamoci ad innalzare il calice della salvezza. Lo faremo con lo sguardo rivolto verso le nazioni in guerra, e in particolare verso le martoriate popolazioni dei Balcani e del Rwanda. Lo faremo allargando lo sguardo ai popoli di tutta la terra, consapevoli che il Sacrificio eucaristico è il vincolo saldo che affratella gli uomini, perché segno e strumento efficace dell’amore salvifico di Dio.

7. “Sei tu, Signore, il mio sostegno” (Salmo responsoriale). Mai venga meno l’entusiasmo nel servire il Signore, la Chiesa e i fratelli, fidando sempre nella presenza operante del divin Maestro.

Come Maria, tanto amata e onorata da voi e dalle popolazioni di questa vostra Regione, è necessario sapersi fare umili servi (cf. Lc 1, 48), perché è ai piccoli che il Padre rivela i misteri del Regno dei cieli (cf. Canto al Vangelo). La Vergine Santa aiuti tutti a comprendere che “se uno vuole essere il primo, deve farsi l’ultimo e il servo di tutti”.

Alla Madre di Dio affido la vostra Città, che si qualifica come Civitas mariana; a Lei affido il Salento e le Puglie, affinché ne protegga gli abitanti ed indichi loro la via che conduce alla vita piena e duratura. Ella vi renda disponibili e pronti a servire e ad annunciare il Vangelo, senza cedere a stanchezze e compromessi di alcun tipo.

Maria Santissima sia sempre accanto a voi, ai vostri malati, ai vostri giovani. Sia per tutto questo popolo segno di consolazione e di sicura speranza.

Amen!

 



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