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CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE
DEL XVII ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PAPA MONTINI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Castel Gandolfo - Domenica, 6 agosto 1995

 

“Splende sul suo volto la gloria del Padre” (Sal. resp.).

1. La seconda lettera di Pietro, poc’anzi proclamata, ci ha presentato la testimonianza dell’Apostolo circa l’evento della Trasfigurazione: Pietro, in compagnia di Giacomo e Giovanni, come più diffusamente racconta il Vangelo, vide con i propri occhi il volto di Cristo cambiare d’aspetto e la sua veste diventare candida e sfolgorante (cf. Lc 9, 29); udì con i propri orecchi la voce del Padre che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (2 Pt 1, 17).

Carissimi Fratelli e Sorelle, come in passato i primi cristiani, a cui Pietro direttamente si rivolgeva, oggi siamo noi i destinatari di questa testimonianza, rivelata per alimentare e confermare la nostra fede, la nostra gioia e la nostra comunione.

Mentre celebriamo, nel giorno del Signore, tale affascinante mistero della vita di Cristo, il pensiero va all’indimenticabile figura del venerato mio predecessore il Papa Paolo VI, che diciassette anni fa, proprio in questo giorno, lasciava questo mondo per entrare nell’eternità. Egli è stato, a suo modo, un testimone della Trasfigurazione. Quella che in Simon Pietro fu esperienza oculare e storica, nel Servo di Dio, Paolo VI, è stata esperienza del mistero, rivissuto nella fede. Mistero che, per la forza dello Spirito Santo, rimane vivo ed attuale nella mediazione sacramentale della Chiesa.

2. Paolo VI fu testimone della Trasfigurazione anzitutto come uomo di preghiera. L’evangelista Luca, particolarmente attento a questa dimensione spirituale, sottolinea che Gesù “salì sul monte a pregare” (Lc 10, 28), e che si trasfigurò “mentre pregava” (Lc 10, 29).

La preghiera di Cristo è un abisso di verità e d’amore, nel quale è impossibile fissare lo sguardo, ma il mistero che oggi celebriamo ci permette di conoscerne, per così dire, le coordinate. Queste sono l’obbedienza al Padre e l’oblazione sacrificale per noi peccatori. Gesù si trasfigura, rivelando la dimensione della gloria che gli è propria come Figlio di Dio, perché si immerge con tutta la propria umanità nella volontà d’amore del Padre, seguendo la quale egli darà la vita sulla croce. Il fenomeno luminoso è la manifestazione visibile dell’invisibile ed ineffabile unione dell’umanità di Cristo con Dio nello Spirito Santo.

Ripensando alla figura di Paolo VI, possiamo con gioia e riconoscenza attestare che il Signore gli donò di imitare la preghiera di Cristo e di fare proprie queste sue essenziali dimensioni. L’alta spiritualità che lo distingueva non lo portò mai ad evadere dalla storia e dai suoi drammi; lo spinse, al contrario, ad assumerli come propri e a trasfigurarli, mediante la fede e l’amore, in elementi del disegno divino della salvezza.

3. Papa Paolo VI è stato testimone della Trasfigurazione anche come annunciatore della signoria di Cristo sulla storia. La prima lettura odierna, tratta dal Libro di Daniele, ci ha presentato la misteriosa figura del “Figlio dell’uomo” – noi sappiamo che Gesù applicherà a se stesso questo appellativo – al quale il “vegliardo” – chiaramente, Dio Padre – dà “potere, gloria e regno”. Commenta il profeta: “Il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, il suo regno è tale che non verrà mai distrutto” (Dn 7, 14).

Del potere regale di Cristo Paolo VI è stato intrepido testimone. In un tempo nel quale larghi strati della società raccoglievano i frutti di una secolare deriva razionalistica e positivistica, approdando alle contraddizioni di un relativismo assoluto, egli non ha esitato ad entrare in dialogo con la cultura contemporanea, per riaffermare con forza l’assoluto cristiano, cioè la verità salvifica di Cristo Signore.

Nel “Figlio dell’uomo” egli ha saputo contemplare, come Daniele e come gli Apostoli, il volto di Dio, il Dominatore dei secoli. Ed ha saputo resistere alla tentazione, molto forte in questo nostro tempo, di misurare Dio sull’uomo, impegnandosi invece durante tutto il pontificato a misurare l’uomo su Dio, in Cristo Gesù, e a promuovere così l’autentico umanesimo cristiano.

4. Essere testimone della Trasfigurazione ha significato per il compianto Pontefice essere inoltre appassionato cultore della vera bellezza, quella che trova il suo archetipo in Cristo, ma che si rivela anche nell’uomo e nella natura e raggiunge nella interpretazione artistica una sorta di trasfigurazione. Paolo VI fu uomo di notevole gusto estetico, di quell’estetica che un noto teologo contemporaneo avrebbe definito “teologica”. Nella letteratura, nelle arti figurative e nella musica egli seppe ricercare le tracce di quella gloria che si rivela perfettamente e singolarmente nel Verbo incarnato, e che nel Mistero pasquale – il dramma dell’Amore – ha conosciuto la sua ultima, paradossale e compiuta manifestazione.

5. “Splende sul suo volto la gloria del Padre”. Il Salmo responsoriale parla di Cristo Signore. Sul suo volto trasfigurato splende la gloria divina.

Possa il venerato Servo di Dio, il Papa Paolo VI, – è questa la nostra preghiera – contemplare il volto glorioso di quel Cristo, nel quale ha creduto con fede appassionata durante il pellegrinaggio terreno; gli sia concesso di trarre dallo splendore dell’umanità glorificata del Redentore eterna beatitudine nella pace del cielo.

Amen!

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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