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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ARCIVESCOVO DI PAPEETE,
MONSIGNOR MICHEL COPPENRATH

 

A monsignor Michel Coppenrath,
arcivescovo di Papeete.

“Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all’estremità della terra; lo celebri il mare con quanto esso contiene, le isole con i loro abitanti” (Is 42, 10).

È facile oggi far nostro questo inno di azione di grazia del profeta Isaia, testimone della bontà di Dio per il suo popolo e che vuol far condividere la sua gioia all’universo intero. Esso assume un significato nuovo e una nuova dimensione. Ecco ormai trascorsi 150 anni da quando i primi missionari della congregazione del Sacro Cuore di Gesù e di Maria sbarcavano a Mangareva, nella laguna dei Gambier e vi celebravano la prima messa il 10 agosto 1834. Dopo il fallito tentativo dei Francescani spagnoli nel 1774 e il generoso annuncio del Vangelo da parte dei missionari protestanti della Società missionaria di Londra sin dal 1797, fu quello l’inizio dell’evangelizzazione cattolica di tutta la Polinesia, nel Pacifico del Sud. E oggi, gli abitanti di queste isole molteplici e sparse su un immenso spazio marino, intorno a Tahiti, hanno ampiamente offerto la loro fede al Cristo. Formano delle comunità vive che fanno onore alla Chiesa e recano una bellissima testimonianza.

Nella visione dei profeti dell’antica alleanza, le isole chiamate a conoscere la gloria di Dio potevano sembrare “lontane” (Is 49, 1; Ger 31, 10). Non lo erano nel cuore e nel pensiero di Dio, che vuole riunire e salvare i figli di tutte le nazioni e di tutte le culture. Quando fu data alla Chiesa l’occasione provvidenziale, quando fu piantato il seme, l’albero non tardò a crescere e a portare i suoi promettenti frutti.

2. Ecco perché sono felice di unirmi alla vostra gioia e a quella di tutti coloro che celebreranno quest’anniversario con voi, a Tahiti e nelle isole vicine. Vi unisco la Chiesa di Roma. E invito tutta la Chiesa a unirsi alla nostra azione di grazia. La nostra lode s’innalza a Dio che ha suscitato questo movimento di fede nella parola del suo Figlio Gesù, l’ha conservato e rafforzato con il suo Spirito Santo. La nostra gioia si esprime dinanzi a Maria, nostra Signora di pace, “Maria no te Hau”, nella quale sin dall’inizio hanno confidato i missionari. Allo stesso tempo la nostra riconoscenza è rivolta a quei pionieri che non avevano altra meta che l’annuncio del Vangelo del Salvatore e l’amore per i popoli dei quali avevano appena appreso l’esistenza: i Padri di Picpus, le Sorelle di san Giuseppe di Cluny, i fratelli dell’Istruzione cristiana di Ploërmel ai quali si sono aggiunte le Suore missionarie di Nostra Signora degli angeli, le Figlie della carità del Sacro Cuore, le Suore del Buon Pastore di Angers, le suore Clarisse, i padri Oblati di Maria Immacolata, i fratelli del Sacro Cuore, i sacerdoti “Fidei Donum”... Ma il merito è dei popoli “maohi” e degli altri del Pacifico che hanno saputo accogliere il messaggio evangelico e contribuire loro stessi a farlo splendere, in particolare i “Katekita”.

3. Oggi basta sviluppare questo dono di Dio perché è stato seminato nelle vostre isole da preti animati da una profonda spiritualità, discepoli di padre Marie-Joseph Coudrin il quale aveva appena fondato la congregazione dei missionari del Sacro Cuore. Il loro primo annuncio era centrato sulla persona stessa di Gesù, sul suo “Cuore” che manifesta l’amore di Dio Padre, sulla sua Eucaristia che rende presente il suo sacrificio, È l’Eucaristia che costruisce la Chiesa e il Concilio Vaticano II ha ripetuto con forza che la liturgia è il culmine dell’amore della Chiesa e la fonte da cui sgorga la sua virtù (Sacrosanctum Concilium, 10). Era l’amore che di primo acchito riuniva le comunità intorno al prete, con la partecipazione attiva dei battezzati; e questo senso della comunità è oggi una caratteristica della vostra Chiesa. La convinzione dei missionari e la dispersione geografica hanno fatto sentire a queste comunità il bisogno di essere unite intorno al loro vescovo, in contatto con il Papa, garante dell’unità cattolica. Quando esse vivono in una simile comunione, è lo Spirito Santo stesso che assicura il loro dinamismo, la loro gioia. E la preghiera fedele a nostra Signora che manifestano così felicemente numerosi movimenti mariani a Tahiti, renderà sempre più disponibili allo Spirito Santo. Sì, la vostra Chiesa ha ricevuto le basi di tutto ciò che è necessario per crescere in Cristo, per rimanere in contatto vivo con lui, per comunicare il suo mistero. È sulla potenza di Cristo che potrete costruire l’avvenire delle vostre comunità cristiane (cf. Ioannis Pauli PP. II, Allocutio ad Episcopos Conferentiae Episcopalis Pacifici, occasione oblata eorum visitationis ad limina habita, die 13 febr. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII/1 [1984] 385ss.).

4. Con questo spirito, pensate arditamente e con speranza alla nuova tappa di evangelizzazione che il Signore vi affida. I vostri sinodi, le vostre “revisioni apostoliche”, i mezzi di concertazione e di partecipazione che vi procurate, vi impegnano già in un vasto programma; il Papa non può che incoraggiarvi pregando lo Spirito Santo di sostenere la vostra chiaroveggenza, il vostro coraggio e la vostra perseveranza. L’approfondimento della catechesi, il sostegno delle diverse forme di preghiera e di liturgia, la volontà di proseguire con saggezza nella diffusione della cultura cristiana, la penetrazione delle usanze evangeliche nella cultura maori, nelle culture cinesi ed europee che a essa si sono mescolate, la preoccupazione di affrontare con coscienza cristiana i difficili problemi umani e sociali di un rapido mutamento, di raccogliere la sfida di un nuovo materialismo, la partecipazione allo sviluppo e all’opera di istruzione in una popolazione così giovane, un dialogo franco e approfondito con i cristiani di altre confessioni, le molteplici iniziative per preparare e aiutare le famiglie cristiane, l’incoraggiamento dato alle vocazioni locali di sacerdoti, di coadiutori permanenti, di religiosi e religiose, di laici responsabili, tutte queste azioni, tra cui nessuna deve essere trascurata, contribuiranno a dare alla vostra Chiesa particolare vitalità e forza, non solo per evitare gli ostacoli che possono sorgere, ma per divenire essa stessa Chiesa missionaria. In particolare i laici, le religiose e i diaconi devono desiderare e stimolare lo sbocciare delle vocazioni sacerdotali che serviranno i loro propri carismi e si prenderanno cura della Chiesa locale. Senz’altro l’insufficienza dei mezzi di cui disponete vi spinge a puntare sull’essenziale, a lavorare insieme e con ardore, a guardare verso il Signore che suscita con il suo Spirito delle innovazioni inattese. Dio lo farà in voi se continuerete ad appoggiarvi a lui.

5. La vostra dispersione e la vostra lontananza rimangono un handicap che vi invita, secondo il senso della comunione universale così viva in voi, a vivere la solidarietà con le altre Chiese e prima di tutto con quelle del Pacifico rappresentate nella Cepac. La storia vi ha fatto tessere dei legami solidi e fruttuosi con le Chiese più lontane. Tutti si rallegrano oggi con voi, pregano per voi e si sentono solidali con i vostri sforzi. La Santa Sede, da parte sua, con la mediazione della Congregazione per la diffusione della fede come si chiamava allora, si era molto interessata ai primi progetti missionari in Oceania, poiché proponeva nel 1825 la missione nelle isole Sandwich (Hawaii) all’Istituto nascente di padre Coudrin, affidandogli sin dal 1833 il vicariato apostolico di Oceania. La Santa Sede continuerà ad assecondare i vostri sforzi, a seguire le vostre difficoltà e le vostre speranze, e a dare alla vostra Chiesa locale il suo posto nella missione evangelizzatrice della Chiesa universale.

Pensando alle prime parole dell’apostolo Pietro nel giorno della Pentecoste in favore di “tutti coloro che sono lontani” (At 2, 39) e allo zelo missionario dell’apostolo Paolo nei confronti di tutte le Chiese, vi assicuro che vi sarò molto vicino con la preghiera e con il cuore in questa celebrazione giubilare. Mi avevate gentilmente invitato, non sono potuto venire personalmente. Ma ho nominato quale mio inviato speciale il caro cardinale Bernardin Gantin, prefetto della Congregazione per i vescovi e molto familiare con i problemi dell’evangelizzazione. Vi porterà i miei più cari auguri. E già da adesso, in segno della mia sollecitudine, da Roma mando a voi, ai miei fratelli vescovi del Pacifico, ai sacerdoti, ai coadiutori, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti, ai padri e alle madri di famiglia, a tutti i fedeli della Polinesia e a tutti coloro che partecipano alla cerimonia, la mia cordiale benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 1 agosto 1984.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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