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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
A SUA SANTIT
À DIMITRIOS I,
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI E PATRIARCA ECUMENICO

 

A sua santità Dimitrios I
arcivescovo di Costantinopoli,
patriarca ecumenico.

“Pace a tutti voi che siete in Cristo” (1 Pt 5, 14). È con questo saluto che l’apostolo Pietro terminava il messaggio pieno di fervore che indirizzava ai cristiani di Ponto, della Galazia, della Cappadocia e della Bitinia. A quasi venti secoli di distanza, Dio ci concede di indirizzarvi questo stesso saluto in occasione della prossima celebrazione della festa di Sant’Andrea, fratello di Pietro e patrono della Chiesa sorella di Costantinopoli. È per me motivo di preghiera fervente, di gioia profonda, di comunione fraterna. Il saluto della Chiesa di Roma vi giunge quest’anno da una delegazione presieduta dal nostro fratello il cardinale Albert Decourtray, arcivescovo di Lione e primate della Gallia, membro del Segretariato per l’unità dei cristiani.

Quest’anno, mentre la delegazione della Chiesa di Roma si trova al Patriarcato ecumenico, noi abbiamo la gioia di avere tra noi, come osservatore al Sinodo straordinario dei vescovi, l’arcivescovo Stylianos dell’Australia, co-presidente della commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Noi vediamo in ciò una felice coincidenza per celebrare insieme la festa dell’apostolo Sant’Andrea in questo ventesimo anniversario della rimozione degli anatemi. Questo avvenimento storico di vent’anni fa ha dato un orientamento positivo alle nuove relazioni tra le nostre Chiese. Da allora, la comunione non ha cessato di crescere e i legami di fraternità si rafforzano sempre. In ciò abbiamo un particolare motivo di rendere grazie al Signore che ci guida e ci sostiene.

I rapporti regolari che si sono instaurati hanno permesso una conoscenza diretta e reciproca delle realtà, delle persone, dei sentimenti che li animano. E questa è una condizione indispensabile ad ogni progresso autentico. Attualmente noi siamo arrivati al dialogo teologico che fondandosi su una comune concezione sacramentale della Chiesa, affronta progressivamente le questioni aperte tra noi in modo da giungere insieme a un solido accordo che darà la gioia della piena comunione.

Questo dialogo ha bisogno del contributo di tutti. Ciascuno è interessato secondo la vocazione e la responsabilità che ha ricevuto nella Chiesa. Un simile dialogo ha bisogno della competenza specifica dei teologi e degli altri specialisti nelle discipline ecclesiastiche così come nell’impegno illuminato dei pastori, della preghiera e della simpatia di tutti i fedeli.

A vent’anni dall’atto provvidenziale della rimozione degli anatemi coincidenti con il ventesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, noi guardiamo più avanti, verso l’avvenire, verso lo scopo che ci fissa lo Spirito Santo di Dio. La preghiera, lo studio, il dialogo e l’azione devono intensificarsi e impregnarsi di una profonda carità per superare le reticenze e le paure. “Ciascuno secondo le grazie ricevute, mettetevi al servizio gli uni degli altri come dei buoni amministratori di una molteplice grazia di Dio” (1 Pt 4, 10). C’è infatti nella ricerca dell’unità cristiana, una fonte di arricchimento reciproco per l’unità della fede nella verità delle sue espressioni liturgiche, disciplinari e teologiche.

La celebrazione annuale dei santi apostoli Pietro e Paolo a Roma e di Sant’Andrea al Patriarcato ecumenico abituerà progressivamente le nostre Chiese a vivere più profondamente la comune fede cattolica. L’intercessione dei santi apostoli fratelli ci aiuterà a ritrovare un’espressione comune della pienezza di questa fede.

Santità e beneamato fratello, io vi assicuro che, con la preghiera e il pensiero mi unisco a voi, al Sinodo che vi circonda e a tutta la vostra Chiesa in questa celebrazione della festa di Sant’Andrea, fratello di San Pietro. Vi dico nuovamente tutto il mio affetto sincero e fraterno nel Signore.

Dal Vaticano 20 novembre 1985. 

GIOVANNI PAOLO II

 

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