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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II 
AI FEDELI MAGIARI ALLA VIGILIA DEL
VIAGGIO PASTORALE IN UNGHERIA

Lunedì, 12 agosto 1991

 

Mi valgo volentieri della speciale opportunità, che mi è offerta dalla Televisione, per inviarvi un cordiale saluto, a poche settimane ormai dalla mia visita alla vostra Terra. È un saluto che si dirige innanzitutto, com’è ovvio, ai cattolici, ma che s’allarga anche a tutti voi, Ungheresi in ascolto, per testimoniarvi fin d’ora l’affetto profondo che ho per la vostra illustre nazione.

1. Come vedete, sto imparando l’ungherese, per potervi salutare nella vostra lingua. Chiedo di scusarmi per le inevitabili deficienze. Non vedo l’ora di essere tra voi, per stringere le vostre mani, guardarvi negli occhi, ascoltarvi e rivolgervi la mia parola.

2. Il vostro Paese è situato al centro dell’Europa, si direbbe nel suo cuore. Come altre nazioni, tra le quali la mia Patria, anch’esso ha vissuto in questi ultimi anni avvenimenti straordinari ed imprevedibili. I cambiamenti politici che vi sono avvenuti - lo sottolineo con intima gioia - costituiscono la vittoria di una battaglia combattuta con le armi non-violente della verità e della giustizia (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 23).

Verrò in Ungheria non solo per partecipare alla vostra soddisfazione per la libertà riconquistata, ma anche per condividere le vostre preoccupazioni di fronte ai problemi e alle difficoltà del presente. Già fin d’ora vi dico: continuate nella vostra battaglia, rimanendo uniti ed evitando il ricorso a mezzi violenti od ingiusti! Costruite una società fondata sui valori della riconciliazione, della giustizia e della pace!

Verrò a visitare la Chiesa che è in Ungheria. Mi incontrerò con voi, carissimi fratelli e sorelle, per rafforzare la vostra fede in Cristo e il vostro impegno di testimonianza nel mondo. Durante gli anni dell’oppressione molti di voi hanno rischiato ed a volte anche sacrificato la vita per la fede, per la dignità umana, per la libertà civile e religiosa. Ora ha avuto inizio una nuova era di pace e di libertà. Essa ha bisogno di uomini e donne disinteressati e generosi, disposti ad impegnare la loro vita sull’esempio di Cristo che ha saputo sacrificare se stesso per l’intera umanità (cf. Ivi, 25).

3. La Chiesa in Ungheria vivrà una nuova primavera solo se i cristiani sapranno stabilire rapporti di profonda comunione tra loro e con Cristo, in atteggiamento di piena disponibilità all’azione dello Spirito.

L’unione, tuttavia, non dev’essere privilegio ed impegno dei soli cristiani. Occorre che tutti voi, carissimi Ungheresi, vi ritroviate concordi sui valori di fondo del vero umanesimo, quali la verità, la giustizia, la libertà, il rispetto reciproco, la solidarietà. Sono valori che hanno la loro radice nella stessa natura umana e che Gesù Cristo ha elevato e corroborato mediante la sua grazia redentrice.

La mia venuta in Ungheria vuol recare un contributo alla rinascita della Chiesa e della Nazione. Ambedue le realtà trovano un clima favorevole nella nuova democrazia che s’è affermata nel Paese; ambedue possono e devono aiutarsi reciprocamente nel superamento delle difficoltà che ostacolano la prosecuzione del cammino intrapreso.

L’uomo è la vita della Chiesa. Non c’è ragione perché egli ne abbia timore. La Chiesa, infatti, sa di esser chiamata a servirlo, perché è al servizio di Cristo, il quale “rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (Gaudium et spes, 22).

È nel nome di Cristo che vengo a voi, Ungheresi! Vengo come “servo dei servi di Dio”, come vostro amico sincero, che altro non desidera se non di incoraggiarvi e sostenervi nell’arduo compito che tutti vi impegna. Possa la mia visita giovare alla pacificazione degli animi e alla riconciliazione dei cuori, così che l’incontro del prossimo agosto possa trasformarsi in una festa per l’intera Nazione!



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