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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEDICI CATTOLICI ITALIANI

27 aprile 1980

 

Cari ed illustri Signori dell’Associazione Medici Cattolici Italiani!

Sono lieto di incontrarmi nuovamente con voi in questo Cortile di San Damaso, dopo l’incontro, per così dire, ufficiale e solenne che io ebbi, all’inizio del Pontificato, con codesta Associazione, e di rinnovarvi il mio compiacimento e il mio plauso per la vostra benemerita attività umanitaria e, ancor più, per l’ispirazione cristiana, che la illumina e dirige.

Ai sentimenti di sincero apprezzamento, si aggiungono oggi quelli non meno sentiti, della riconoscenza per il dono che avete recato con voi: l’Unità Mobile di Rianimazione, che vedo qui esposta, quale segno tangibile di filiale affezione verso il Papa e di cristiana solidarietà, perché destinata a soccorrere, a proteggere e a salvare vite umane, con le sue attrezzature tecniche di avanguardia.

Vada il mio elogio a quanti hanno voluto promuovere questa bella iniziativa e vi hanno apportato il loro contributo, e in particolare allo zelante Assistente Ecclesiastico Centrale, Monsignor Fiorenzo Angelini, ai membri del Consiglio Centrale, ai Delegati Regionali ed ai Presidenti delle Sezioni diocesane. Un encomio speciale, per la loro generosa contribuzione, esprimo ai Medici e a numerosi Cappellani ospedalieri e Religiose infermiere della diocesi di Roma, che hanno voluto così riaffermare il loro particolare vincolo di comunione ecclesiale col loro Vescovo.

In questa felice occasione vi voglio lasciare anche un’esortazione: voi che lavorate nel servizio medico, abbiate sempre un alto concetto della vostra missione, che “per nobiltà, per utilità, per idealità si avvicina da presso alla vocazione stessa del sacerdote”, come già ebbi a dirvi nel precedente incontro.

Vi conforti nel preciso compimento del vostro dovere la consapevolezza di dare un apporto indispensabile alla tutela ed alla difesa della vita umana, di quella vita che porta in sé l’impronta di Dio Creatore, che ha formato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Questa coscienza diffonda sul vostro lavoro una luce religiosa e vi aiuti a vedere sempre nel malato il corpo sofferente del Cristo.

Accompagno con questi voti la vostra attività, e, mentre auguro che sentimenti sempre nobili e cristiani la sostengano, prego Colei che voi invocate come “Salus Infirmorum” di assistere e di remunerare quanti di voi, con buoni intenti e con buoni procedimenti, impiegano il loro ingegno e la loro opera per restituire salute e serenità a tanti fratelli nostri provati dal dolore e dalla infermità.
Vi sia di sostegno la Benedizione Apostolica, che con grande effusione imparto a voi, ai vostri cari ed a tutti i vostri colleghi ed amici.

 



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