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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA GIUNTA E AL CONSIGLIO PROVINCIALE DI ROMA

16 febbraio 1980

 

Signor presidente!

Questa visita di cui ella, unitamente agli onorevoli assessori e consiglieri provinciali di Roma, mi fa oggi e le significative parole, con cui ha rilevato il senso e il valore di codesto attestato di deferenza e di interesse verso il Papa, suscitano nel mio animo profondo apprezzamento.

Ringrazio vivamente lei e tutti gli illustri visitatori, che le fanno corona, per questa presenza che risveglia nel mio cuore quella, che ho sempre davanti ai miei occhi, della diletta popolazione romana e dell’intera provincia, la quale non cessa di circondare di affetto e di venerazione il proprio pastore nelle visite alle parrocchie e comunità cristiane.

L’occasione mi è propizia anche per esprimere il mio compiacimento per i rapporti reciprocamente rispettosi che intercorrono tra codesta amministrazione provinciale e l’autorità ecclesiastica, e in pari tempo per dare voce ai miei voti ed auspici.

Il primo è quello che la provincia romana, che forma la parte più celebrata dell’antico Lazio, non abbia mai a perdere la consapevolezza del suo singolare patrimonio morale e religioso, nel quale rientra anche l’eredità spirituale di san Benedetto, a cui ella, signor presidente, ha fatto opportunamente menzione, e che dopo quindici secoli ancora brilla in Europa e nel mondo come lampada di fraternità, di unità e di concordia.

Sia questo patrimonio fonte di ispirazione per un moderno sviluppo e stimolo al recupero di quei valori, di cui oggi più urgente si sente la necessità nella nostra società tanto provata dalla violenza cieca ed assurda. Vi auguro di avere sempre una sollecitudine incondizionata sia per la promozione dei valori superiori dello spirito, sia per la prosperità dei cittadini e per le loro reali necessità. Vi dirò, con le stesse parole del mio venerato predecessore Paolo VI, abbiate “più vigile e più operante premura là dove i bisogni del popolo sono maggiori; i bisogni, ad esempio, di buona accoglienza alla gente che affluisce verso la città eterna, pellegrini, turisti, immigrati; i bisogni sanitari delle classi meno abbienti; ed i bisogni della cultura, quella professionale specialmente, da cui si qualifica lo sviluppo economico e civile del nostro tempo” (cf. Insegnamenti di Paolo VI, I [1963] 72).

La provincia di Roma deve conservare il suo volto più caratteristico ed inconfondibile che è il volto cristiano, a cui il patrimonio storico ed artistico deve imprimere una animazione viva e nuova, la quale sia sempre degna della sua vera nobiltà. Sono certo che codesta amministrazione, accanto al suo impegno e ai suoi sforzi per garantire un lavoro, una casa ed una istruzione a tutti, con particolare attenzione per i giovani, non tralascerà di considerare anche le esigenze della vita religiosa della popolazione, per quanto è di propria competenza.

Auspico infine che, in questo modo, i vicendevoli rapporti tra l’autorità ecclesiastica e quella civile della provincia di Roma possano contribuire sempre maggiormente - ciascuna nella sua sfera d’azione - a conservare nella popolazione, nell’animo dei cittadini, direi nella atmosfera stessa di questa terra, quelle caratteristiche inconfondibili di dignità e di costume morale che sono state impresse da secoli di storia civile e religiosa, e che non debbono venire mai meno nella coscienza di un popolo civile.

Con questi pensieri, e con questi auspici, mentre esorto tutti voi a ben continuare l’opera tesa alla promozione del bene comune, invoco per voi dal Signore sostegno e protezione, di cui vuole essere pegno la benedizione che di cuore imparto, estendendola all’intera popolazione da voi rappresentata.



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