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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI

Mercoledì delle Ceneri, 20 febbraio 1980

 

1. Il mio incontro con voi, carissimi ragazzi e giovani, sempre particolarmente desiderato, avviene in un giorno di grande raccoglimento, con un preciso richiamo alla necessità di convertirci, di migliorare, e di ascendere in alto.

Con l’austero rito dell’imposizione delle ceneri sul nostro capo di uomini mortali, la Chiesa, oggi, pronuncia parole che destano nell’animo intime risonanze. La sua voce maestosa ed ammonitrice è la voce di Dio stesso: “Uomo, sei polvere ed in polvere ritornerai”. Quella cenere è, infatti, il simbolo del valore relativo di ogni cosa terrena, dell’estrema precarietà e fragilità della vita presente per i suoi limiti, i suoi condizionamenti, le sue contraddizioni, difficoltà. Di qui la materna esortazione della Chiesa a liberare lo spirito da qualsiasi forma di attaccamento disordinato alle realtà della terra per poter guardare con fiducia alla risurrezione.

Voi, carissimi ragazzi e giovani, sapete bene, tuttavia, che l’incontro con Cristo risorto deve esser preparato mediante un impegno di crescita personale nel corso di questa nostra esistenza nel tempo, ed ancora mediante la dedizione ad un’opera costruttiva di elevazione umana e di animazione cristiana dell’ambiente che ci circonda. Questa visione coraggiosa ed “impegnata” della vita, che tanto si addice ai vostri generosi ardimenti, include dunque il concetto della penitenza, della mortificazione, della rinuncia, che scaturiscono da un forte desiderio di giustizia e da un intenso amore di Dio.

2. La penitenza è sinonimo di conversione e conversione vuol dire superamento di tutto ciò che contrasta con la dignità dei figli di Dio, specialmente delle selvagge passioni che l’apostolo ed evangelista san Giovanni chiama “concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita” (1Gv 2,16), forze del male sempre insidiose e sempre cospiranti, pur sotto forme a volte lusinghiere. Contro di esse è necessaria la lotta permanente, alla quale ci invita, in modo particolare, il periodo della Quaresima che oggi s’inizia e che ha per scopo il ritorno sincero al Padre celeste, infinitamente buono e misericordioso.

3. Questo ritorno, frutto di un atto d’amore, sarà tanto più espressivo ed a lui gradito, quanto più accompagnato dal sacrificio di qualche cosa necessaria e soprattutto delle cose superflue. Si presenta alla vostra libera iniziativa una vastissima gamma di azioni, che vanno dalla pratica assidua e generosa del vostro dovere quotidiano, all’accettazione umile e gioiosa dei contrattempi fastidiosi, che possono insorgere nel corso della giornata, fino alla rinuncia a qualcosa di molto piacevole per aver modo di soccorrere chi si trovi in situazione di bisogno; ma soprattutto è graditissima al Signore la carità del buon esempio, richiesto dal fatto che apparteniamo ad una famiglia di fede i cui membri sono interdipendenti; e ciascuno è bisognoso di aiuto e di sostegno da parte di tutti gli altri.

Il buon esempio non agisce solo all’esterno, ma va in profondità e costruisce sull’altro il bene più prezioso e più attivo, qual è quello dell’adesione della propria vocazione cristiana.

4. Tutte queste cose sono difficili ad attuarsi; per le nostre deboli forze è necessario un supplemento di energie. Dove possiamo trovarlo? Ricordiamo le parole del divin Salvatore: “Senza di me nulla potete fare!” (Gv 15,5). È a lui che dobbiamo ricorrere: peraltro voi sapete che Cristo si trova nel dialogo personale della preghiera ed, in modo particolare, nella realtà dei sacramenti.

La Quaresima è il tempo più propizio per accedere a queste divine sorgenti della vita soprannaturale: col sacramento della penitenza ci riconciliamo con Dio e con i fratelli; con l’eucaristia riceviamo il Cristo, che sostiene le nostre volontà fiacche e titubanti.

Nell’incoraggiarvi a questo impegno di purificazione e di rinnovamento, invoco sui vostri propositi l’assistenza del divino Spirito e di gran cuore imparto su di voi e sulle vostre rispettive famiglie la benedizione apostolica.



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