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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN CORSO
SULLA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FECONDITÀ

Sabato, 3 luglio 1982

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. La vostra visita mi è particolarmente gradita. Vi accolgo con affetto e vi ripeto il saluto pasquale del Signore Gesù: “Pace a voi” (Gv 20, 19). È ciò che vi auguro di tutto cuore come frutto di questo incontro e come frutto del lavoro che state svolgendo in questi giorni a Roma. La pace del cuore - e la pace tra gli uomini - è infatti il frutto che proviene dal compimento della volontà del Signore, il quale, nella sua infinita bontà e saggezza, vuole sempre il bene dell’uomo, di tutti gli uomini e di ogni uomo.

Sappiamo bene che non è facile per l’uomo conoscere pienamente la volontà di Dio, e meno facile ancora è attuarla per le intrinseche limitazioni della condizione umana e per le gravi ferite che il peccato ha lasciato dentro di noi. Gesù, il Figlio del Dio vivente (Mt 16, 16), fatto uomo nel seno di Maria, è venuto nel mondo per farci conoscere la volontà di Dio, per rivelarci le verità più profonde della esistenza umana e - con la sua morte e risurrezione, alle quali ci possiamo associare mediante la fede e i sacramenti - per darci la forza di vivere questo insegnamento. In ciò consiste il nuovo “cammino”, la nuova forma di vita che egli è venuto ad instaurare e che la Chiesa vuole e deve accogliere senza riserve, per essere come “la città sul monte”, come la luce che brilla nelle tenebre, e indica agli uomini la strada verso l’autentica meta della loro vita, dove sarà possibile sperimentare la gioia, l’unità e la pace vera.

2. In questa prospettiva può essere valutato appieno il significato del lavoro che state realizzando. È infatti particolarmente in relazione alla famiglia, e alle sue funzioni specifiche, che si è perso di vista il cammino che il Signore vuole per l’uomo, e che è cammino di salvezza. Sviluppi segnati dal materialismo - che cerca solo il benessere terrestre e il possesso sempre crescente dei beni di consumo - e dal naturalismo - che esclude dalla vita quotidiana il riferimento a Dio e ai valori trascendenti - mirano a svuotare la famiglia, specialmente nei paesi di più alto sviluppo economico, del suo profondo contenuto e la immergono in una crisi pericolosa. Molti giovani oggi, disorientati, non riescono più a vedere l’importanza dell’istituzione matrimoniale e vivono il loro amore all’insegna della transitorietà e dell’infecondità. Molte famiglie non sanno mettere in pratica il dovere di una paternità responsabile, come è stata insegnata dal Concilio Vaticano II.

La Chiesa, però, crede nella famiglia. Sa che essa “possiede anche oggigiorno delle energie formidabili, capaci di togliere l’uomo dall’anonimato, dalla massificazione e dalla depersonalizzazione” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 43), alle quali spesso conduce lo sviluppo moderno. La Chiesa deve assumere il compito di suscitare convinzioni e di offrire aiuti concreti (cf. Ivi. 35) in tutti quei campi in cui la famiglia è più insidiata. Ciò vale, in modo particolare, per il campo della regolazione della fecondità, divenuto uno dei problemi più delicati ed urgenti per le famiglie di oggi. Ed è in questo campo che voi state svolgendo un lavoro eccellente. Perciò vi ringrazio e vi incoraggio a continuare i vostri sforzi, che rappresentano una risposta concreta ed efficace a quanto ho scritto nella Familiaris Consortio: “. . . la Chiesa non può non sollecitare con rinnovato vigore la responsabilità di quanti - medici, esperti, consulenti coniugali, educatori, coppie - possono aiutare effettivamente i coniugi a vivere il loro amore nel rispetto della struttura e delle finalità dell’atto coniugale che lo esprime. Ciò significa un impegno più vasto, decisivo e sistematico per far conoscere, stimare e applicare i metodi naturali di regolazione della fecondità” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 35).

3. Ci troviamo davanti a un compito immenso: crescenti mezzi anticoncezionali invadono il mondo, con l’aiuto di grandi mezzi economici, che s’ispirano a motivi inconfessabili, dai quali è assente ogni rispetto per l’uomo e per i suoi valori più profondi. La Chiesa si è posta coraggiosamente in difesa dell’amore umano, della vita e dei valori morali che vi si ricollegano. Vi sono uomini di scienza, coraggiosi e capaci, i quali, con pazienza e competenza, lentamente, stanno scoprendo cammini basati sulla più attenta osservazione delle caratteristiche della sessualità umana, che si rivelano compatibili con le esigenze della castità matrimoniale, e capaci di favorire una convivenza coniugale armoniosa e serena, pur nel rispetto dei principi fondamentali della Chiesa.

Il lavoro di investigazione, perfezionamento e insegnamento dei metodi naturali di regolazione della fecondità è perciò di grande importanza. Voglio dire pertanto una parola di incoraggiamento a tutti coloro che lavorano in questo campo, esortandoli a non cessare dalle loro investigazioni. È necessario che i diversi gruppi, dediti a questo nobile lavoro, apprezzino il rispettivo lavoro e si scambino reciprocamente le esperienze e i risultati, evitando fermamente tensioni e dissapori, che potrebbero minacciare un’opera così importante e così difficile. Dal momento che le condizioni delle coppie sono assai diverse a motivo delle diverse culture, razze, situazioni personali, ecc., è provvidenziale che esistano metodi diversi, capaci di rispondere meglio a situazioni così diverse. Anche per questo motivo è bene che gli esperti in queste materie conoscano alcuni di questi metodi per poter suggerire o anche insegnare, se necessario, il metodo più adatto per una determinata coppia. La Chiesa, per mezzo della mia parola, vi ringrazia per il lavoro che fate e vi incoraggia a proseguire. Essa, senza far proprio nessun metodo particolare, si limita a proclamare i principi fondamentali in materia e a incoraggiare, nella forma più efficace possibile, tutti coloro che con generosità e fedeltà a questi principi, lavorano per far sì che tali principi possano essere concretamente attuati.

A poco a poco, mediante il lavoro silenzioso di persone singole, e la testimonianza viva di coppie e famiglie che vivono la gioia di una esperienza di amore cristiano generoso e aperto alla vita, si va costruendo la nuova umanità, alla quale il Signore ci ha chiamato come suo popolo, e a cui tutti gli uomini - anche senza saperlo - aspirano.

4. Chiedo che la santissima Vergine benedica abbondantemente il vostro lavoro e le vostre vite. Vi conceda ella qualcosa di quell’infinito rispetto e di quella meravigliosa tenerezza che si racchiude nel suo cuore di madre, affinché possiate favorire, nelle donne che assistete, il formarsi di altrettante immagini di Maria.

Con questo voto, vi imparto di cuore la benedizione apostolica, che estendo volentieri ai vostri cari ed a quanti generosamente lavorano nel campo della pastorale familiare. 

                             



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