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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 
AD UN GRUPPO DI GIOVANI DIPLOMATICI

Lunedì, 10 maggio 1982

 

Signore, Signori.

1. Tornate dunque dalla bella città di Firenze, in cui la “Fondazione di Ricerche e Studi internazionali” ha avuto la felice iniziativa di organizzare per voi il secondo Corso di Specializzazione in affari internazionali. Siate ora i benvenuti in questa Casa, in cui ciascuno deve trovare comprensione e accoglienza, data la missione universale della Santa Sede!

Nel ringraziare il vostro rappresentante per i nobili sentimenti espressi, desidero dirvi in poche parole insieme i miei più cordiali auguri per ciascuno dei vostri paesi d’Africa, d’America Latina o del Vicino Oriente, e la mia stima per la delicata funzione diplomatica alla quale vi esercitate e i miei calorosi incoraggiamenti affinché attraverso di essa offriate un contributo a servizio della pace.

2. Penso che il vostro Corso di perfezionamento vi abbia aiutato ad affrontare i problemi internazionali con una accresciuta lucidità, ed una grande obiettività. Il distacco è necessario al diplomatico che deve sapere sciogliere le situazioni che la passione o gli interessi di parte hanno potuto acuire, complicare o anche rendere praticamente insolubili.

Con questa competenza, servirete meglio i vostri paesi, il cui onore, progresso e libertà vi stanno giustamente a cuore. Vi auguro di concepire sempre il vostro ruolo non come una carriera personale, ma come un servizio reso ai vostri compatrioti, e di essere animati dal solo fine del loro bene comune. E spero anche che avrete a cuore di preoccuparvi delle condizioni di giustizia e di pace degli altri paesi, perché il vostro sguardo deve abbracciare tutta la scena internazionale, in cui nessun conflitto può lasciarvi indifferenti.

3. Siate dunque, come voi dite così bene, degli “agenti di pace”, precisamente secondo le vie che caratterizzano la diplomazia: il dialogo, l’ascolto, la capacità di comprendere i punti di vista e gli interessi delle parti contrapposte, il negoziato, in breve i mezzi ragionevoli e degni dell’uomo, che dovranno sempre essere possibili, invece di ricorrere alla volontà di imporsi con la forza non tenendo conto delle vittime e delle distruzioni, e finalmente del diritto. I giorni che noi viviamo ci fanno sospirare una tale saggezza! La discussione è questione di persuasione e non di minacce.

4. Ma la persuasione stessa deve tener conto del diritto e dei principi morali, e spero che, anche su questo punto, vi familiarizziate con il diritto internazionale. La politica non è in grado di affrancarsene senza gravi danni. C’è un diritto scritto, quello delle convenzioni internazionali. Vi è anche - ed è la caratteristica delle coscienze ben preparate a percepirlo - tutto ciò che comporta il rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone e dei popoli, il fine non giustificando mai i mezzi contrari a questo rispetto. Possiate contribuire con tutte le vostre forze alla costituzione di un ordine internazionale più equo, avendo il coraggio di portare la testimonianza delle vostre convinzioni etiche ovunque sarete inviati in missione!

5. Infine, non si tratta solamente di regolare le divergenze e di evitare le guerre. In un’epoca in cui tanti esseri umani - compreso in alcuni dei vostri paesi - mancano tragicamente del minimo che permette una vita decente, bisogna fare il possibile affinché gli uomini concentrino i loro sforzi sullo sviluppo delle risorse alimentari, dell’istruzione, dell’igiene, piuttosto che sulle spese di guerra. Ecco il nobile combattimento che bisogna far prevalere. Spero che voi stessi ne sarete i difensori e gli artefici.

6. Tali principi ispirano anche i diplomatici della Santa Sede, con i quali avrete senza dubbio l’occasione di incontrarvi. Vi auguro di intrattenere con loro relazioni fruttuose.

Che il Signore benedica le vostre persone, le vostre famiglie, i vostri paesi! E che vi aiuti a compiere con saggezza e coraggio il vostro compito particolare negli affari internazionali, in modo che valga anche per voi l’augurio del Vangelo: “Beati gli artefici della pace!”.

                                              



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