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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI «AMICI DI NOVA SPES»

Venerdì, 10 giugno 1983

 

Illustri Signori e Signore!

1. Dopo l’incontro di lavoro avuto nel mese di settembre dell’anno scorso, sono lieto di incontrarvi di nuovo e di incoraggiarvi a continuare i vostri lavori. Ringrazio il Cardinale König per le amabili parole che ha voluto rivolgermi, interpretando i comuni sentimenti; e vi saluto cordialmente tutti. In particolare do il mio benvenuto a quanti partecipano per la prima volta agli incontri di “Nova Spes”.

Non occorre che riprenda questa mattina davanti a voi le riflessioni, gli orientamenti o i suggerimenti che ebbi occasione di sottoporre alla vostra considerazione nel ricevervi il 26 aprile del 1982. Si tratta ora - vi dicevo - di dare l’avvio alla fase operativa mediante mezzi concreti, efficaci mutamenti e una strategia adeguata, mettendo in opera il generoso progetto di aiutare l’uomo moderno a superare gli squilibri e le molteplici divisioni - che lo mettono talora quasi in rottura con Dio e con i suoi simili - e a lavorare per la riunificazione del suo essere in tutte le sue dimensioni, secondo una sana antropologia che tenga debito conto della soggettività dell’uomo e del mistero della sua persona. “Nova Spes” si ispira pertanto ad un principio di unità, al quale informare le sue scelte e la promozione della cultura della riunificazione.

2. Al presente, voi vi proponete - e io me ne rallegro - di contribuire, nei modi che vi sono propri, alla riaffermazione dei fondamentali valori umani, e di creare uno strumento atto alla loro promozione e alla loro difesa. Nel fare questo, voi avete in animo di stimolare, soprattutto nelle zone di crisi, un nuovo ordine di rapporti umani e nuovi modelli di vita fondati sulla profonda solidarietà degli uomini. In una parola, voi cercate di porre o di rilanciare nuovi “segni di speranza” una “nova spes”, per usare la vostra denominazione, mediante strumenti di riflessione adeguati, al fine di favorire, a livello culturale, l’urgente necessità di una società più umana, di questo umanesimo che, per noi cristiani, è inseparabile dall’accoglimento di Dio.

3. Auspico quindi che il vostro appello sia ascoltato da coloro che vogliono e possono allearsi per salvare l’uomo ed assicurare il suo progresso qualitativo, a livello dell’essere, mettendo in comune, con le forze della fede religiosa, le risorse dell’investigazione scientifica, dell’espressione artistica e dei mass media, della competenza in materia di economia, di organizzazione del lavoro e di giustizia sociale.

Opera complessa e difficile perché molto vasta, dai molteplici aspetti, generalmente spezzettati e malagevoli da saldare in relazione agli altri; opera tuttavia senz’altro necessaria e meritevole di ogni generoso impegno. Continuate soprattutto nel vostro progetto di voler proporre analisi illuminanti e iniziative utili, realistiche e ponderatamente soppesate. Sono sicuro che saprete rimanere aperti ai lavori di tutti coloro che, nella società e nella Chiesa, operano nello stesso senso, coi loro metodi, i loro mezzi e le loro istituzioni; penso in particolare al Pontificio consiglio per la cultura, che è stato fondato l’anno scorso e che, al livello della ricerca, abbraccia le diverse espressioni e sorgenti culturali. E ringrazio vivamente oggi tutti coloro che, in qualsiasi maniera, vi apportano il loro sostegno, il loro aiuto e i mezzi d’azione.

Vi incoraggio nel vostro impegno di creare segni di speranza e di vivere la speranza.

Prego Dio di benedire le vostre persone e i vostri lavori, e di ricompensare i vostri sforzi, mediante i quali contribuite a ridare all’uomo una nuova speranza, mettendolo sulla via in cui egli può ritrovare il suo vero volto: il volto che corrisponde al progetto del Creatore e alla salvezza del Redentore, secondo il suo Cuore divino, che oggi festeggiamo.

 

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