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VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO II, COSTA RICA, NICARAGUA I,
PANAMA, EL SALVADOR I, GUATEMALA I, HONDURAS, BELIZE, HAITI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LO SCALO TECNICO A LISBONA

Mercoledì, 2 marzo 1983

 

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica,
Signor Cardinale Patriarca di Lisbona e fratelli nell’Episcopato,
Signori Ministri ed altre autorità, Signore e Signori, e cari portoghesi.

1. È per me motivo di grande gioia mettere nuovamente piede, anche se per pochi istanti, in “Terra di Santa Maria”. Mi colma il cuore un mondo di sentimenti e di ricordi lieti, mentre vi saluto cordialmente, come mesi fa: Sia lodato Gesù Cristo!

Riconoscente a Dio per questo incontro, per me incontro di amici, voglio ringraziarvi per questa cordiale e calda accoglienza: ringrazio Vostra Eccellenza, Signor Presidente della Repubblica, per la deferente presenza personale, nella quale saluto, ora, tutto il diletto Popolo portoghese; ringrazio il Signor Cardinale Patriarca, Vescovo di questa cara diocesi di Lisbona, e i miei fratelli nell’Episcopato, presenti, nei quali saluto la Chiesa del Portogallo; ringrazio i Signori Ministri del Governo e tutte le autorità; ed a quanti non posso nominare, che però non mancheranno di sentirsi compresi della stima sincera del mio saluto e del mio “ringraziamento” per tutti.

Lisbona! Portogallo! “Terra di Santa Maria”! Questi ricordi destano in me una certa nostalgia, delle giornate intense, ma confortanti, della visita pastorale alla Comunità ecclesiale di questo Paese, del mio incontro con il Portogallo e, forse più precisamente, con l’uomo mio fratello che vive qui, qualcosa più di un anonimo elemento della città degli uomini.

Al di là dell’entusiasmo giovanile, della cordialità degli adulti e della stima e rispetto generale, con i quali allora sono stato accolto, ho cercato di vedere questa fraternità nel volto di ogni portoghese, nella comune “somiglianza” del Creatore di tutti noi e nella comune chiamata alla Salvezza; e ho voluto dire, anzitutto, proprio questo: siamo tutti fratelli; dobbiamo amarci fraternamente, vedendo il nostro “prossimo” in ogni uomo, soprattutto quando soffre o è minacciato nel nucleo stesso della sua esistenza e della sua dignità; a questo ci spinge l’amore di Dio che, in Gesù Cristo, ci si è rivelato come Padre, “ricco di misericordia”.

2. Come primo responsabile del messaggio di Cristo, che e soprattutto messaggio di pace, sono venuto fra voi in atteggiamento di dialogo, nel rispetto di tutto ciò che è umano. Ma del mio indimenticabile pellegrinaggio, essenzialmente pastorale e religioso e di carattere mariano, serbo ben vivo il ricordo indelebile della permanenza a Fatima. In questa breve sosta nella “Terra di Santa Maria”, voglio rinnovare il mio appello perché sia sentito il “Messaggio” che ci viene da Fatima e che coincide con la chiamata dell’imminente Anno Giubilare della Redenzione. Facendo eco alla “Madonna del Messaggio”, io ripetevo in esso che la Redenzione è sempre più potente del peccato dell’uomo e del “peccato del mondo”, che la Redenzione supera infinitamente ogni specie di male che sia nell’uomo e nel mondo. “Pellegrino tra pellegrini”, ho avuto allora occasione di dire, che venivo con il nome della Madonna sulle labbra e con il cantico della misericordia di Dio nel cuore.

Di nuovo in veste di pellegrino, sono identici i pensieri che mi guidano; e la bocca parla per l’abbondanza che porto nel cuore; l’amore di Dio, ricco in misericordia; il potere della Redenzione di Cristo; la Madonna, Madre della nostra fiducia; e l’amore e la pace fra gli uomini.

3. È un auspicio lungamente coltivato nella preghiera, per un mondo più pacifico, più umano e più fraterno, più conforme cioè con i disegni di Dio Creatore e Redentore, questo viaggio pastorale che sto realizzando e che mi porta incontro agli uomini miei fratelli, in Paesi molto cari al mio cuore, che va pieno di speranza: speranza che l’amore che è nel Padre, per opera del Figlio e dello Spirito Santo, manifesti nel nostro mondo contemporaneo la sua presenza, più forte del male, più forte del peccato e più forte della morte.

Desidererei che fosse esente da ombre l’orizzonte di questa speranza, che illumina la preghiera di tutta la Chiesa per l’America Latina. Ma se il mio cuore soffre con tutti i cuori feriti dal male della violenza, in qualsiasi parte del mondo, in esso prevale la fiducia in Dio “ricco di misericordia”, e l’amore per l’uomo, redento da Cristo. È un viaggio di amore cristiano, dunque, quello che sto facendo, che ha il solo obiettivo di essere riflesso e annuncio dell’Amore misericordioso di Dio.

4. È con la più grande stima che rinnovo ad ogni figlio di questa diletta Nazione l’invito a coltivare l’amore fraterno nella convivenza umana.

Con particolare affetto esorto la Chiesa del Portogallo ad innalzare a Dio costanti preghiere, in unione con il Papa, specialmente durante questo viaggio pastorale, per il trionfo dell’amore, della concordia e della pace: pace negli spiriti, pace fra gli uomini e pace tra i popoli. Confido nella preghiera di tutti, ma rivolgo un particolare pensiero affettuoso agli anziani, a coloro che soffrono e ai bambini. Alla Madonna e alla preghiera dei bambini innocenti affido il buon successo di questo pellegrinaggio.

E con amicizia cordiale rinnovo gli auguri sinceri per la crescente prosperità del caro Popolo portoghese: prosperità libera da qualsiasi ombra di disamore o di violenza; e sempre illuminata dal senso dell’autentico bene comune, della concordia, della giustizia e della pace, con rispetto della vita, della dignità e della libertà umana, al servizio della grande causa del maggior bene dell’intera famiglia umana. E di questi miei voti faccio preghiera, implorando, con l’intercessione della Madonna di Fatima, per ogni portoghese, per ogni famiglia e per tutta la Nazione i favori e la benedizione di Dio misericordioso.

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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