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VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CITTÀ DI MILANO

Venerdì, 20 maggio 1983

 

Signor Presidente del Consiglio dei ministri,
Signor Sindaco, Carissimi milanesi.

1. Ecco finalmente appagato il mio vivissimo desiderio di incontrarmi con voi, nella vostra terra onorata dalla diuturna opera dei santi Ambrogio e Carlo, ammirata e amata da sant’Agostino e da una lunga serie di santi, resa celebre da figure insigni di letterati e di scienziati; eccomi nella Milano sempre aperta alle frementi vibrazioni della libertà e del progresso, in prima fila - come ne fa fede anche il nome evocativo di questa Piazza - nell’impresa del risorgimento politico della Nazione e nello sviluppo economico del Paese.

Eccomi qui con voi milanesi, eredi di una tradizione tanto gloriosa, per un incontro favorito dalla celebrazione, nella vostra città, del XX Congresso Eucaristico Nazionale. È un incontro che risponde all’aspirazione di condividere, in qualche ora di intenso scambio, sentimenti e propositi e di manifestare quella grande stima e quel grande affetto che legano il Papa a questa città.

Rivolgo anzitutto il mio grato e deferente pensiero al signor Presidente del Consiglio, qualificato portavoce della cortesia che il Governo italiano mi riserva in ogni mia visita. Dirigo, altresì, il mio riconoscente apprezzamento al signor Sindaco, il quale mi ha accolto col suo cordiale benvenuto, interpretando felicemente l’animo dell’intera cittadinanza. Desidero esprimere il mio saluto anche a tutte le Autorità civili e militari della Regione e della Provincia, invocando dall’Alto i doni della prosperità e della pace per le singole persone e per le famiglie.

2. Ben consapevole dei doveri connessi col mio mandato apostolico e delle mie responsabilità nei riguardi di ciascun cristiano, anzi di ciascun uomo, desidero sottolineare anzitutto il carattere pastorale di questa visita che, mentre vuol richiamare al rispetto dei valori fondamentali dello spirito umano, intende anche avvalorare l’impegno per lo sviluppo civile e sociale.

Questo mio, quindi, è un pellegrinaggio di fede nell’Eucaristia, e insieme un cammino verso e nella città terrestre, compiuto nell’atmosfera di letizia che pervade tutto il periodo pasquale. Nell’Eucaristia, infatti, si rinnova continuamente la Pasqua di Cristo, che ha recato all’umanità la definitiva illuminazione e la completa liberazione; nella città terrestre, l’uomo redento è chiamato a far lievitare comunitariamente quei fermenti di verità, di giustizia e di bontà, che gli provengono dalla vittoria del Risorto.

3. La vostra città, fin dagli anni della costruzione dello Stato unitario, è stata il cuore pulsante dell’economia nazionale e la promotrice generosa di iniziative di beneficenza e di carità. La vostra arcidiocesi si pone tra le Comunità più rilevanti del mondo cattolico, per il numero dei sacerdoti e delle parrocchie, come pure per il complesso delle istituzioni e delle opere nei settori educativo, assistenziale, culturale.

Non possiamo, tuttavia, nasconderci che anche a Milano si riscontrano quei fenomeni negativi che inquinano la società moderna, e che hanno la loro matrice in un riduttivo secolarismo. Le espressioni di cultura, di costume e di azione sociale che sono la risultante di un umanesimo immanentistico ispirato ad una eccessiva ed erronea fiducia nelle risorse della ragione priva di un più alto e oggettivo confronto, recano latenti le insidie dell’abuso e del sovvertimento.

Di fronte ai pericoli di una tale interpretazione mutilata dell’uomo e della storia, è necessario - lo ripeto a voi milanesi che siete in grado di svolgere un ruolo significativo nella vita del Paese - ricuperare la matura coscienza della dignità e della responsabilità dell’uomo in quanto “vertice della Creazione”; è necessario interrogarsi sul senso e sul valore, cioè sulla eticità delle sempre nuove conquiste della scienza; è necessario riproporre - come è stato sottolineato dal vostro Pastore - l’attitudine contemplativa del credente, grazie alla quale è possibile scoprire quelle risposte ai problemi cruciali dell’esistenza, che la scienza e la tecnica da sole non sanno indicare.

Altro pericolo a cui non posso non far cenno, trovandomi in una metropoli che si distingue per i traguardi raggiunti nel progresso industriale e per la conseguente tensione verso il “nuovo”, è quello di una possibile rottura con le proprie radici storiche, culturali, religiose. È necessario che Milano resti fedele alla sua viva tradizione cristiana, alla realtà dell’uomo, svelataci dal Vangelo, quale essere razionale, libero e aperto alla trascendenza. Nella realizzazione di un tale progetto di vera e compiuta società, spetta un ruolo preminente ai responsabili della cosa pubblica, i quali, mentre attendono alle necessarie riforme delle strutture, sono chiamati con urgenza anche maggiore a render viva in se stessi la sensibilità per le esigenze essenziali della persona umana, colta nelle sue supreme aspirazioni.

Desiderando che la mia presenza costituisca un segno di fiducia nel domani e uno stimolo di vivo incoraggiamento ad operare nella pace e nella solidarietà, auspico che questa città, su cui svetta in atteggiamento di materna protezione l’immagine della cara “Madonnina”, attui il proprio destino terreno in conformità con i supremi disegni della provvidenza divina, nella consapevolezza che, solo col rispetto degli indefettibili valori morali e spirituali, potrà essere salvato il patrimonio di civiltà, di progresso e di benessere che ha reso Milano celebrata nel mondo.

Per questo elevo la mia preghiera e invoco le benedizioni di Dio.  

Prima di lasciare la Piazza, il Santo Padre ha aggiunto:

“Voglio aggiungere una parola personale di ringraziamento per una così numerosa presenza in questa prima tappa del mio pellegrinaggio milanese. Sia lodato Gesù Cristo! Così ho detto la prima volta a Roma, e così devo ripetere a Milano”.

 

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