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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI SEMINARISTI

Festa della Madonna della Fiducia
Chiesa del Seminario Romano Maggiore - Sabato, 3 marzo 1984

 

Carissimi amici miei,

siamo venuti qui, nel Seminario Romano, in questo periodo in cui si commemora in modo speciale la Madonna della Fiducia, la Madre della Fiducia: “Mater mea, fiducia mea”. Ci siamo riuniti qui nell’Anno della Redenzione, nell’Anno del Giubileo straordinario, con la finalità di vivere in un certo modo il mistero della redenzione.

Lo viviamo continuamente: tutto il mondo, tutta l’umanità vive incessantemente il mistero della redenzione. Questo mistero è la dimensione vera della nostra esistenza. Forse molti non lo sanno; molti non se ne rendono conto, ma è così, è così. Noi siamo redenti, noi viviamo continuamente il divino mistero della nostra redenzione. Siamo venuti qui per vivere questo mistero in un modo specifico. Infatti lo viviamo, sempre, ontologicamente; lo viviamo, molte volte, sacramentalmente, in modo speciale nel mistero eucaristico, nella santa Eucaristia; lo abbiamo vissuto, questa sera, artisticamente. Il mistero della Redenzione, specialmente quello della passione di Cristo, è un grande tema cui si ritorna senza fine e viene affrontato continuamente per presentarlo e approfondirlo artisticamente. Siamo tutti molto grati agli artisti del Seminario romano come anche agli artisti ospiti per averci dato questa possibilità di vivere artisticamente il mistero della redenzione, la passione di Gesù: “Passio Domini nostri Iesu Christi, secundum Seminarium Romanum”.

Sono convinto che questo modo artistico di vivere il mistero della redenzione si avvicina al suo vivere ontologico e al suo vivere sacramentale: alla sacramentalità e all’ontologia della redenzione. Tutto questo ci spiega anche sempre più profondamente che cosa vuol dire la “Madonna della Fiducia”; che cosa vuol dire la “Mater mea, fiducia mea” che è amata e venerata da generazioni in questo Seminario. Questo titolo di Maria non si spiega fuori del mistero della redenzione. Ella è la nostra fiducia perché è stata chiamata dal Padre ad essere Madre del Redentore. Anzi, ad essere “alma socia Redemptoris”. Siamo convinti tutti - per me questa convinzione è un tesoro specifico - che non c’è un’altra persona umana che abbia potuto vivere e approfondire il mistero della redenzione meglio di lei, di Maria. Non c’è un’altra persona umana nella storia del mondo e nella storia della salvezza che conosca altrettanto bene la realtà profonda della redenzione e tutte le sue dimensioni, che sono tante.

Noi siamo tutti cristiani, alcuni di noi sono candidati al sacerdozio e tutto questo - essere cristiani e, ancor più, prepararci ad essere sacerdoti - si spiega con un’intenzione fondamentale, capitale: avere parte nel mistero della redenzione. Averne parte più matura e sempre più matura. Essere partecipi di questo mistero, con cui Dio ci ha riabilitati, ci ha ritrovati, ci ha salvati, ci ha restituito alla nostra dignità originaria, alla nostra dignità di figli di Dio, di eredi di Dio, coeredi di Cristo. Ecco, Madonna della Fiducia vuol dire che noi in questa strada - che è la strada di una vita cristiana autentica, di una maturazione cristiana - scopriamo lei: “Mater mea, fiducia mea”, chi meglio di te potrà introdurci in questo mistero, in questa realtà! Chi meglio di te potrà farci maturare in questa nostra vocazione sacerdotale - umana, sì, perché partecipare al mistero della redenzione vuol dire essere più uomo, uomo pienamente umano!

Ci affidiamo dunque a Maria per questo grande compito, questa grande vocazione, questa grande chiamata della nostra vita; ci affidiamo a Maria perché lei ci insegni e ci aiuti in questo grande compito, in questa strada spirituale, in questa identificazione sempre più profonda della nostra umanità, del nostro essere cristiani, del nostro essere sacerdoti, del nostro essere Vescovo, del nostro essere Papa.

In questo Seminario avete un bellissimo motto: “Mater mea, fiducia mea”. Questo motto è stato amato da tanti Vescovi di Roma e voglio ricordare almeno Papa Giovanni XXIII; ma tutti, senza eccezione, lo hanno amato. E voi fate bene a celebrare ogni anno, alla fine di febbraio e all’inizio di marzo, la Madonna della Fiducia, la vostra patrona; fate anche bene ad invitare a questa celebrazione noi tutti: il Vescovo di Roma, il cardinale vicario, altri vescovi, tanti sacerdoti, tutti questi ospiti, tanti giovani, tante donne, tanti uomini, i bambini; perché qui c’è un grande tesoro e io devo ringraziarvi per averci aperto questo tesoro questa sera e vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per aprirci questo tesoro in un modo così pieno, così bello, così artistico, così autentico.

Ecco, questo è quanto volevo dirvi: sono le riflessioni che ho compiuto durante l’esecuzione del vostro oratorio. Voglio ancora una volta ringraziarvi per questa vostra opera e augurarvi altre opere simili in futuro, perché così si deve augurare a degli artisti.

 

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