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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI ITALIANI
PROVENIENTI DA VARIE DIOCESI

Sabato, 17 marzo 1984

 

Amati fratelli nell’episcopato e carissimi fedeli.

1. Appena terminati gli esercizi spirituali, sono molto lieto di potervi accogliere in questa udienza, da voi tanto desiderata e attesa, come momento convergente e stimolante del vostro pellegrinaggio giubilare e di porgervi così il mio saluto più cordiale e la mia parola di esortazione per la vostra vita cristiana.

Saluto pertanto i singoli pastori e i pellegrini delle diocesi a loro affidate: monsignor Francesco Tarcisio Bertozzi e i fedeli delle diocesi di Faenza e Modigliana; monsignor Antonio Zama e i fedeli delle diocesi di Sorrento e Castellammare di Stabia; monsignor Giuseppe Casale e i fedeli di Vallo della Lucania; e infine porgo pure il mio affettuoso saluto al pellegrinaggio dell’Istituto “Cesare Arici” di Brescia, comprendente gli insegnanti, gli alunni e i loro familiari ed ex alunni, promosso a conclusione del primo centenario dell’Istituto.

La vostra presenza, animata da entusiasmo, in occasione del pellegrinaggio per l’Anno Giubilare della Redenzione è segno della vostra ardente fede cristiana e della vostra generosità nell’ascoltare la voce dei vostri pastori e nel servire la Chiesa.

Nelle vostre diocesi e nelle varie parrocchie molte attività spirituali sono state svolte, in quest’Anno Santo, nella prospettiva della penitenza e della riconciliazione, con pellegrinaggi comunitari e settoriali, missioni al popolo, corsi di cultura religiosa, impegno serio ed efficace per l’acquisto individuale e familiare dell’indulgenza plenaria, e altre simili iniziative e cerimonie. Tutto questo mi allieta grandemente e mi spinge a ringraziare con voi il Signore per l’immenso lavoro, invisibile ma reale, che la grazia divina sta compiendo nell’intimità delle coscienze.

Questo Anno Giubilare della Redenzione è stato certamente un’ispirazione dall’alto, non tanto per promuovere movimenti esterni di persone, cosa che per altro ha anche il suo valore di preghiera e di penitenza, ma piuttosto per suscitare un ripensamento interiore, una revisione con Dio, con la Chiesa, con i fratelli. Questo è avvenuto in tutto il mondo e quindi anche nelle vostre diocesi, nelle vostre comunità, nei vostri animi. Il pellegrinaggio giubilare da voi compiuto, la vostra preghiera sulle tombe degli apostoli e l’incontro con il Papa, siano per voi di stimolo alla perenne fiducia e alla salda fermezza nella fede cristiana. Considerando la società contemporanea in cui viviamo, si constata sempre più che nonostante aspre e violente negazioni della trascendenza e della morale cristiana, e pur con tutte le straordinarie conquiste della scienza e del benessere, l’uomo si sente tremendamente solo e minacciato, e non riesce a nascondere l’ansia del divino e l’anelito alla certezza circa il vero senso della sua esistenza. Dio ha creato l’uomo per sé e l’uomo ha bisogno essenzialmente di Cristo, il Redentore; siate dunque perseveranti nella fede, testimoni della verità con la coerenza della vostra vita, sensibili alle necessità morali e materiali del prossimo, impegnati a vivere con amore e ogni giorno la sublime realtà della Redenzione!

2. Dando ora uno sguardo al futuro, desidero lasciare ad ogni gruppo una parola, che serva come programma e come incoraggiamento. Le Chiese di Faenza e di Modigliana sono ricche di una grande e profonda tradizione cristiana, che in origine risale ai primi secoli della Chiesa, e che è stata sempre fervente, anche in tempi dolorosi; particolarmente viva, poi, nella devozione alla Madonna, che in Faenza è venerata col titolo di Beata Vergine delle Grazie. Recentemente sono stati celebrati gli anniversari dei cardinali Gaetano e Amleto Cicognani, ricordando in tale occasione, insieme ai due illustri porporati, anche benemerite figure di maestri e di educatori che hanno formato valide generazioni di sacerdoti e di laici.

C’è dunque in mezzo a voi, fedeli faentini, una realtà di fede cristiana, un patrimonio di cultura cattolica, una ricchezza di tradizioni e di ideali che devono essere mantenuti, testimoniati, sviluppati oggi con convinzione e con coraggio. Nel 1072, come voi sapete, moriva nel monastero faentino di Santa Maria foris Portam san Pier Damiani, romagnolo, che poi fu sepolto nella bella cattedrale della città, ed è ora vostro celeste patrono. Nella vita di san Pier Damiani, uomo austero, intelligente e lungimirante, monaco e cardinale della Chiesa, si legge che mentre si trovava a Roma per la predicazione, nel giorno dell’Epifania, fu presente a un discorso tenuto al popolo dal prefetto della città. In seguito, con una lettera il santo si congratulava con lui, perché aveva parlato non tanto come “prefetto” ma come “sacerdote della Chiesa”. “È certo infatti - scriveva - che per la grazia di Cristo ogni cristiano è sacerdote impegnato ad annunciare il messaggio . . . Come sacerdote - spiegava - pur rimanendo nel tuo ordine laico, tu possiedi le due qualità indispensabili per annunciare il Signore: l’abbondanza della dottrina spirituale e lo splendore della vita cristiana”. Tali parole sottolineano il “sacerdozio dei fedeli”, la necessità di impegnarsi a viverlo con coscienza e con gioia. E perciò anch’io, come san Pier Damiani, dico ad ognuno di voi: “Va’ avanti, sforzati, lavora”, armato di dottrina e di santità! (cf. S. Petri Damiani, Ep. VIII, 1).

3. L’arcidiocesi di Sorrento e la diocesi di Castellammare di Stabia hanno avuto la visita pastorale dell’arcivescovo, iniziata nell’ottobre del 1981 e terminata lo scorso febbraio. Mi è molto gradita questa notizia, perché, pur con le novità dei tempi, la configurazione diocesana e parrocchiale del territorio ecclesiale corrisponde sempre alla necessità di una vera e profonda formazione cristiana e cattolica dei fedeli. La visita dell’arcivescovo, diligente e metodica, è stata compiuta analizzando attentamente le condizioni socio-culturali, morali e religiose della popolazione; verificando le strutture pastorali esistenti per rinnovarle o adeguarle alle necessità; e formulando una programmazione generosa e coraggiosa per il futuro. Io non posso fare altro che esortare vivamente voi, sacerdoti, religiosi e fedeli, a meditare sulle conclusioni sgorgate dalla visita pastorale nelle singole situazioni, per realizzare con amore e buona volontà le indicazioni suggerite. Avete davanti a voi una traccia sicura di cammino e una certezza di efficacia, perché siete nella strada voluta da Dio. L’Anno Santo della Redenzione sia per voi, fedeli di Sorrento e Castellammare di Stabia, un punto di riferimento, luminoso e corroborante, per mantenervi tutti uniti nella fedeltà a Cristo, alla Chiesa e ai vostri pastori!

4. Guardando ora voi, fedeli di Vallo di Lucania, la mia immaginazione si configura quella vasta zona dell’Italia denominata dapprima “Cilento” e poi indicata con il nome di “Lucania”, e il mio pensiero si inoltra nella vostra storia passata e presente. È una terra che ha profondamente sofferto lungo i secoli. E tuttavia la vostra terra ha sempre creduto e ha sempre pregato! Le popolazioni hanno subìto molta oppressione e molta discriminazione, tante lacrime sono state versate! Tuttavia, fin dai primi tempi della Chiesa e poi in seguito con il monachesimo basiliano e benedettino, sempre fu perseguitata la promozione sociale e cristiana del popolo, creando nobili tradizioni religiose e una spiccata devozione mariana, con celebri santuari, ai quali convengono numerosi pellegrini da molte zone del Mezzogiorno. Anche le confraternite nella cultura religiosa locale hanno rappresentato e rappresentano tuttora per molti uomini e giovani di varie categorie un momento di aggregazione e socializzazione di notevole importanza e rilievo. Molti problemi assillano la vostra regione; ma non perdetevi d’animo! Mi rallegro nel sapere che nella vostra diocesi è viva e sentita la necessità della collaborazione tra vescovo, sacerdoti e fedeli: in tal senso diventa più concreta l’azione sia per la formazione dei laici qualificati, sia per l’apostolato nelle famiglie, sia per l’incremento delle vocazioni, affinché il seminario diocesano sia veramente il cuore della diocesi, dove si formano i futuri ministri di Dio.

Vi esorto pertanto a lavorare con sempre maggiore fervore insieme al vostro vescovo per fare della vostra diocesi un faro di luce cristiana e un centro di valide opere culturali e assistenziali.

5. Carissimi studenti, docenti ed ex alunni del collegio «Cesare Arici» di Brescia, che siete convenuti “ad Petri sedem” con le vostre famiglie, per celebrare il Giubileo e così concludere nel modo più degno il centenario della fondazione della vostra istituzione. Una schiera innumerevole di grandi personalità - tra tutte amo ricordare il mio predecessore e vostro concittadino Paolo VI di venerata memoria - è idealmente presente con voi. Sono idealmente presenti tutti coloro che, in questi cento anni, hanno sperimentato e testimoniato la validità della scelta operata dai cattolici bresciani che hanno dato vita all’“Alessandro Luzzago” prima, al “Cesare Arici” poi. I fondatori delle vostre scuole erano mossi da una fede solida ed entusiasta; da un genuino e sofferto desiderio di essere, in pari tempo, buoni padri di famiglia e autentici educatori; da una sincera volontà di contribuire, come cittadini, alla vita dello Stato, salvaguardando i valori umani e cristiani in un contesto culturale-educativo veramente libero e pluralista. Basti ricordare al riguardo il servo di Dio Giuseppe Tovini. L’augurio che rivolgo alla famiglia tutta del “Cesare Arici” è di tenere sempre accesa, nel mondo della scuola e della cultura, la lampada trasmessa dai vostri padri. Come loro fate sì che la fede si proponga alla cultura quale forza vivificante e che la vostra vita cristiana sia sostenuta sempre dalla preghiera e impegnata nella carità.

A tutti la mia Benedizione.

 

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