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VIAGGIO APOSTOLICO IN COREA, PAPUA NUOVA GUINEA,
ISOLE SALOMONE E THAILANDIA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ARRIVO IN COREA

Aeroporto internazionale di Seoul-Kinpo (Corea)
 Giovedì, 3 maggio 1984

 

Eccellentissimo Presidente della Repubblica,
Vostra Eminenza,
diletto popolo di Corea.

1. “Non è una vera e propria gioia accogliere un amico venuto da lontano?”. Troviamo queste parole nelle prime righe della raccolta dei detti di Confucio. Posso riecheggiarli dicendo: non e una vera e propria gioia andare a far visita ad un amico così lontano?

Le cortesi parole del presidente e il caloroso benvenuto riservatomi da tutti voi, miei cari amici della Corea, mi toccano molto profondamente. Di fatti, fin da quando ho ricevuto la missione di successore di Pietro, a Roma, circa cinque anni fa, ho sempre pregato che un giorno mi venisse concessa la grazia e la gioia di venire a visitare la meravigliosa terra e il caro popolo della Corea. E vi ho sempre sentiti particolarmente vicini, nel mio cuore. Ed ora eccomi, venuto come vostro amico e come un apostolo di pace - della pace di Dio - su tutta la vostra terra.

2. È un bel Paese il vostro, che attraverso prove e ostacoli di una storia encomiabile ha saputo sempre risollevarsi, pieno di vita e di giovinezza. Il vostro è un popolo orgoglioso e forte che, nell’incontro con le grandi culture e le potenze vicine, è rimasto fedele alla sua identità personale, ottenendo splendidi risultati nell’arte, nella religione e nella convivenza umana. I vostri antenati abbracciarono realtà spirituali così travolgenti, come il Confucianesimo e il Buddismo, riuscirono veramente a farle proprie, le approfondirono, le vissero, e poi le trasmisero agli altri. Wonhyo e Sosan, T’oege e Yulgok sono l’eloquente testimonianza di questo evento.

Così anche oggi la meravigliosa fioritura della fede cristiana in Corea promette di arricchire spiritualmente sia voi sia gli altri. Il bicentenario della Chiesa cattolica nel vostro Paese, mi offre l’occasione di affermare che la fede in Gesù Cristo può davvero portare quell’arricchimento alla cultura, alla sapienza e alla dignità del popolo coreano.

3. Avete un cuore aperto, pieno di calore umano, di tolleranza e di sensibilità; un cuore generoso che ha molto sofferto e molto amato senza abbandonare mai la speranza. Queste eminenti persone da sole non avrebbero dato risultati così ammirabili. Essi furono in grado di agire così solo perché figli di un popolo grande e buono, voi, che in una vita quotidiana d’amore e di condivisione vi siete sempre impegnati a cercare la verità.

Oggi la Corea è conosciuta e ammirata da tutti per il suo coraggio, la sua operosità, e la sua volontà di ricostruire una nazione modello dalle rovine. La tragica divisione di un popolo una volta pacifico imposta dal di fuori, le profonde ferite per la guerra di Corea, e ulteriori tragedie di anni più recenti non possono affievolire o spezzare la vostra volontà di superare gli ostacoli e di essere riuniti ancora una volta come una famiglia felice.

Gli inenarrabili sacrifici compiuti per conseguire questo risultato, mediante la veloce industrializzazione e lo sviluppo economico, faranno nascere, lo spero sinceramente, prima di tutto una società più umana di autentica giustizia e pace, dove tutta la vita è considerata sacrosanta, dove vivere è lavorare per il bene degli altri, dove governare è servire, dove nessuno è usato come uno strumento, nessuno è trascurato e nessuno è oppresso, dove tutti possono vivere in una reale fratellanza.

Così la Corea sarà sempre più ammirata come un popolo che raggiunge un progresso e una prosperità in cui ciascuno è amato e rispettato nella sua piena dignità umana come un figlio di Dio a onore di tutta la nazione.

Sappiamo che per essere pienamente umano, un uomo deve trascendere se stesso, e cercare la realtà ultima e il significato della vita. Questa fu la testimonianza di Yi Ch’adon (famoso martire buddista) nella vostra tradizione nazionale. È tale, in altro verso, la testimonianza dei centotré martiri della Corea, che, eminenti tra altri mille, seguirono le orme di Gesù di Nazaret, morendo per la verità della vita eterna.

Permettetemi, questa volta, di estendere i miei sinceri voti augurali alla venerabile comunità buddista in vista della celebrazione, l’8 maggio, della nascita di Budda. Desidero anche estendere fraterni saluti alla comunità protestante, in occasione del centenario del suo generoso servizio e della testimonianza in questa terra.

4. Prego affinché la vostra diletta patria, ora tragicamente divisa in due parti da più di una generazione, sia riunita come una famiglia, non attraverso la contrapposizione e l’ostilità, ma con il dialogo, la fiducia reciproca e l’amore fraterno, dando un esempio a un mondo sempre più corroso dalla diffidenza, dall’odio e dalla violenza delle armi. E tutte le sofferenze del passato e del presente non saranno state invano, lungo la strada della purificazione che conduce alla risurrezione e alla nuova vita.

Vi ringrazio ancora per la vostra calorosa ospitalità. È certo come un amico, che io vengo da lontano, con un messaggio di rispetto e di stima, e di immensa speranza per il futuro. Su di voi e sulle vostre famiglie, e su tutte le famiglie della penisola di Corea io invoco le divine benedizioni di pace, di amicizia e d’amore.

 

© Copyright 1984 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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