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VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA E IN PIEMONTE

CERIMONIA DI BENVENUTO A PAVIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI ABITANTI DI PAVIA

Piazza Castello (Pavia) - Sabato, 3 novembre 1984

 

Fratelli e sorelle.

1. Porgo il più cordiale saluto a tutti voi, cittadini di Pavia, accorsi così numerosi a dimostrarmi la vostra affettuosa e festante accoglienza. Ve ne ringrazio di cuore!

Ringrazio in particolar modo il ministro Luigi Granelli, che ha parlato a nome del governo, e il signor sindaco, per le espressioni così sentite a me rivolte a nome dell’intera cittadinanza.

Per l’occasione della mia venuta nella diocesi a ricordare il quarto centenario della morte di san Carlo Borromeo, non poteva mancare una visita a questa alma città, che è stata uno dei poli dell’azione pastorale e del programma evangelicamente innovatore del grande santo.

2. Sono lieto, perciò, di trovarmi oggi a Pavia che, tra i molti suoi titoli di merito, ne possiede uno che voglio sottolineare nel presente incontro come una costante della storia del suo popolo: lo stretto vincolo, cioè, tra fede cristiana e progresso civile.

Pur trovandosi a pochi chilometri di distanza da una metropoli come Milano, Pavia è riuscita a svolgere un vigoroso ruolo di protagonista. Nei lunghi secoli del suo glorioso passato, infatti, la vostra città è stata sempre, sotto vari aspetti, centro di attrazione a largo raggio.

Centro politico, prima di tutto, fin dai secoli lontani del basso Medioevo, quale capitale di un nuovo regno, a più riprese, quando, crollata l’unità dell’impero romano, dai valichi delle Alpi scese il popolo che ha dato nome a tutta la regione.

Dopo alterne vicende di eclissi e di rinascita, come avviene nel cammino di ogni popolo, Pavia rifulse di nuovo splendore nel periodo comunale, quale centro di straordinaria prosperità agricola e commerciale, di cui restano a testimonianza i monumenti civici, e poi con i più moderni insediamenti industriali.

Centro culturale di eccezionale livello, noto nel mondo fin dal primo millennio e illustrato da una lunga serie di docenti antichi e moderni. Le vostre piazze e le vostre vie cittadine sono ancora ricordo e risonanza di nomi famosi nel campo delle lettere, delle scienze, della filosofia, della medicina, della legge, delle arti liberali. Attività culturale ininterrotta, che esprime la sua vitalità anche con la fioritura dei suoi collegi universitari.

3. Ma la vostra è anche una straordinaria storia religiosa, che ha scandito la vostra storia civica e sociale con ritmo propulsore. Ne sono viva testimonianza le bellissime e numerose chiese romaniche. Già nel 1300, per una popolazione di ventimila anime, se ne contavano fino a centotrentacinque, segno della convinzione che, senza Dio, non si costruisce la città terrena a servizio dell’uomo.

Una di queste chiese ha il privilegio di custodire, oltre il vostro grande filosofo e martire del Medioevo, san Severino Boezio, i resti mortali di un genio religioso che risponde al nome di sant’Agostino: colui che, dopo aver attraversato e analizzato il gran mare di tutte le inquietudini del cuore umano, indica l’approdo della pace nell’amore di Dio.

E poi c’è la Certosa, monumento insigne con una storia a parte, luogo di preghiera e di pura contemplazione, che ancora oggi, nel nostro mondo secolarizzato, esercita una straordinaria forza di attrazione.

Fratelli della città di Pavia, voi avete ricevuto la fede nel Vangelo dal vostro primo vescovo san Siro, venuto dalla Palestina insieme con gli apostoli. Questo dono immenso, da voi gelosamente custodito e sviluppato, sia il vostro alimento nel futuro per accompagnarvi verso nuove e più alte tappe del progresso umano e civile.

4. La vostra è storia illustre in campi diversi. Tuttavia, anche i capolavori hanno le loro ombre.

Il nostro cuore di cristiani, portati alla solidarietà verso i bisognosi e i più deboli, si sente colpito dalla constatazione che anche nella vostra città si registra penuria di alloggi, caduta dei posti di lavoro, crescente disoccupazione giovanile.

Quest’ultimo fenomeno fa di Pavia la più provata delle province lombarde. Si potrebbe minimizzare quest’aspetto della vostra realtà considerandolo il riflesso di una situazione generalizzata, tipica delle società più industrializzate dell’Europa e del mondo.

Ma non deve essere così. Fate appello fiduciosamente alle vostre capacità inventive e alla vostra sana apertura cristiana, perché simili fenomeni, che impegnano la corresponsabilità di tutti, si riducano e scompaiano. Se riuscirete a eliminarli, come vi auguro, darete un esempio ad altre città, ponendo le basi concrete di un’adeguata soluzione.

In nome di quel rapporto fede-progresso che vi ha sempre caratterizzato, vi incoraggio di cuore nel vostro generoso impegno.

 

© Copyright 1984 -  Libreria Editrice Vaticana

 


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