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VISITA PASTORALE IN CALABRIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MALATI

Ospedale di Catanzaro - Sabato, 6 ottobre 1984

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Volentieri sono venuto in mezzo a voi, per portarvi il mio saluto più affettuoso e per assicurarvi che ho un particolare e costante ricordo di voi nella mia preghiera al Signore Gesù, il quale ha voluto provare la sofferenza per la salvezza degli uomini. Giunga a ciascuno di voi il mio abbraccio, quale segno del tenero ed esigente amore di Cristo, che con la luce del suo volto e con la forza che promana dalle sue piaghe gloriose vi sostiene nel doloroso cammino della malattia.

Intendo pure salutare cordialmente il personale dirigente, medico, paramedico e ausiliario, come anche i religiosi, le religiose e tutti coloro che, in qualche modo, prestano la loro opera benefica in questo ospedale regionale.

2. Cari ammalati, a voi, che avete un posto speciale nel mio cuore, voglio ricordare che, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, diventate “degni di quel regno di Dio, per il quale ora soffrite” (2 Ts 1, 5), e collaborate alla sua opera salvifica, completando nella vostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24).

Dicendo questo, intendo esortarvi a fare della vostra presente esperienza un sacrificio di lode e di espiazione, vivendo, sull’esempio del Salvatore, le vostre sofferenze come risposta di amore, di quell’amore che crea il bene ricavandolo anche dal male, “ricavandolo per mezzo della sofferenza, così come il bene supremo della redenzione del mondo è stato tratto dalla croce di Cristo, e costantemente prende da essa il suo avvio” (Salvifici Doloris, 18). Voi aggiungerete così la vostra pagina a quel Vangelo della sofferenza, che svela la forza e il significato salvifico del dolore nella missione di Cristo e in quella della Chiesa.

Vi auguro di cuore, cari fratelli e sorelle, di riacquistare presto la pienezza della vostra salute e delle vostre energie. Auspico che le presenti sofferenze siano per voi un arricchimento spirituale e umano per la vita che vi attende.

3. La mia cordiale riconoscenza e il mio apprezzamento si estendono altresì a quanti, assistendovi con premurosa assiduità, vi sono accanto con dedizione. Li esorto a vivere il loro compito “da buoni samaritani”, facendo del loro lavoro una vocazione, oltre che una professione. In tal modo non solo ci recheranno un soccorso e un aiuto efficaci, alleviando e curando le vostre malattie, ma saranno cristianamente vicini a voi, che soffrite le ferite della vita, divenendo sempre più consapevoli che quanto fanno a ciascuno dei loro fratelli, lo fanno a Cristo (cf. Mt 24, 45).

Così l’amore a Gesù si trasforma in accoglienza e attenzione amorosa al fratello. La testimonianza di fede diventa al tempo stesso testimonianza di carità.

Come segno dell’assistenza provvida di Dio, che ricolma di pace quanti a lui ricorrono, imparto a tutti di cuore la mia confortatrice benedizione apostolica.

 

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