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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA VIGILIA DELLA PARTENZA
PER IL VIAGGIO NEL CONTINENTE AFRICANO

Mercoledì, 7 agosto 1985

 

Alla vigilia del mio terzo viaggio apostolico in terra africana, desidero rivolgere un pensiero di cordiale amicizia a tutti gli abitanti di quel continente. In questi giorni essi sono particolarmente vicini al mio cuore, con le loro attese e le loro speranze, con i loro problemi e le loro sofferenze.

Eredi di antiche e ricche tradizioni culturali, animati da vivaci impulsi di sviluppo e di crescita, i popoli africani si confrontano ben spesso con difficoltà che rivestono talora dimensioni drammatiche e che sollecitano la nostra solidarietà e il nostro aiuto. Vaste regioni sono colpite da una persistente siccità o da altre calamità naturali, che riducono intere popolazioni a gravi privazioni e spesso alla fame, provocando, in alcuni casi, il forzato esodo dalle proprie terre. In altri Paesi, le opposizioni razziali o ideologiche provocano sofferenze e inquietudini. Milioni di africani sono afflitti dalle ripercussioni della guerra e della violenza, con il loro triste fardello del disprezzo della vita e dei diritti umani, dell’insicurezza personale e sociale, della miseria: penso, in particolare, ai rifugiati e a quanti sono costretti a subire varie forme di oppressione.

A tutti questi fratelli, provati dalla povertà, dal sottosviluppo, dalla persecuzione, dall’odio fratricida, desidero esprimere una parola di solidarietà e di conforto.

Non posso non ricordare, con particolare pensiero, la situazione in Africa meridionale. Negli ultimi tempi, sono giunte notizie che hanno suscitato profonda emozione nell’opinione pubblica mondiale, riproponendo alla coscienza dell’umanità il problema sempre risorgente della politica della cosiddetta apartheid. Il nostro ripudio verso ogni forma di discriminazione razziale è convinto e totale: esso si fonda nella consapevolezza della dignità comune ad ogni uomo fatto a immagine e somiglianza del Creatore e chiamato alla condizione di figlio di Dio. A coloro che subiscono la violenza di tale disumana situazione esprimo sentimenti di affettuosa partecipazione e di sostegno. A tutti rinnovo un accorato appello perché sia assicurato il riconoscimento della dignità di ogni persona, in un clima di rispetto e di dialogo.

Un pensiero di speciale sollecitudine anche per l’Uganda, che attraversa un momento molto delicato della sua vita nazionale. È vivo l’augurio che quelle popolazioni ritrovino al più presto tranquillità e serenità, con il ritorno della normalità nella vita sociale, di una vera e duratura pace interna e l’assicurazione del rispetto dei diritti e delle libertà delle varie comunità etniche e religiose, così come dei singoli cittadini.

Desidero infine ricordare - fra gli altri che si affollano al mio pensiero e al mio cuore - un Paese che mi è particolarmente caro: il Burundi, dove la comunità cattolica è fiorente e vivace, ma è ora provata da gravi difficoltà. Numerosi missionari sono costretti a lasciare il Paese e la Chiesa si vede fatta oggetto di provvedimenti che ne limitano la libertà di culto e di azione pastorale. Quando un membro soffre tutto il corpo ecclesiale soffre: spero che i nostri fratelli burundesi sentano tale profonda solidarietà di tutta la Chiesa e ne siano confortati. Al contempo, mi auguro che le prove del momento presente siano superate con la buona volontà di tutti.

Per queste intenzioni, per l’intero continente africano, vi chiedo di pregare con me. E sono certo che la vostra preghiera mi accompagnerà durante tutto il mio imminente viaggio apostolico.



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