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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE
DELLA FEDERAZIONE ISTITUTI DI ATTIVITÀ EDUCATIVE (FIDAE)

Sabato, 28 dicembre 1985

 

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore!

1. Con grande gioia vi accolgo in questa udienza speciale, durante lo svolgimento dell’Assemblea Generale, che commemora il XL anniversario della fondazione della vostra Federazione. L’incontro che vi riunisce a Roma da ogni parte d’Italia non è dedicato solo a ricordare tale importante data, ma anche a meditare sulla dichiarazione conciliare Gravissimum educationis nel XX anniversario della sua promulgazione e a rinnovare l’impegno di presenza della scuola cattolica a servizio della comunità civile ed ecclesiale nell’attuale momento storico.

Vi ringrazio per la vostra presenza e vi saluto cordialmente, rivolgendo uno speciale pensiero al presidente nazionale ed ai responsabili delle varie sezioni.

40 anni di lavoro nella scuola per la formazione umana e cristiana di innumerevoli studenti, che sono passati per le aule dei vostri istituti, formano un enorme patrimonio di valori, di esperienze e di meriti.

Ricordo bene il mio primo incontro con la vostra Federazione, all’inizio del mio Pontificato, il 29 dicembre 1978, e vi rinnovo il mio vivo compiacimento per la diligente e costante opera di educazione compiuta con grande serietà e con profondo amore da tanti educatori, sacerdoti, religiosi e religiose, laici qualificati “affrontando e superando non sempre facili problemi, per rendere sempre più incisiva, proficua, originale, esemplare la funzione delle scuole, fondate o dipendenti dall’Autorità ecclesiastica” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, I [1978] 443). Abbiamo ereditato dal passato tante benemerite istituzioni, volute da fondatori e da fondatrici illustri e sante, che hanno caratterizzato per secoli la vita civile della Chiesa: non possiamo e non dobbiamo trascurarle; anzi, dobbiamo potenziarle e aggiornarle, per renderle sempre più efficienti e valide, per il vantaggio della comunità ecclesiale e della stessa società. Per questi motivi, ho seguito sempre e seguo tuttora le vostre attività e iniziative con attenzione, con fiducia e con la fervida preghiera al Signore, che vi guidi, vi illumini, vi sostenga.

2. Il vostro impegno educativo si è fatto oggi forse più difficile; esso è sempre più necessario. Infatti il programma di vita per l’educatore nella scuola cattolica, com’è delineato nella dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, è quello di “dar vita ad un ambiente comunitario scolastico permeato dello spirito evangelico di libertà e carità” aiutando gli adolescenti a sviluppare la personalità umana insieme alla “nuova creatura” ricevuta con il Battesimo e coordinando la cultura umanistica con il messaggio della salvezza “in modo che la conoscenza del mondo, della vita, dell’uomo che gli alunni via via acquistano, sia illuminata dalla fede” (Gravissimum educationis, 8).

Sono parole limpide e scultoree che indicano un disegno meraviglioso. Non lasciatevi abbattere dalle difficoltà, anzi esse siano di stimolo per voi, educatori cattolici, ad acquistare una preparazione culturale e religiosa sempre più accurata e profonda, per essere esperti nell’arte pedagogica e anche nella formazione ai valori soprannaturali. Ricordate che il vostro è un “autentico apostolato, sommamente conveniente e necessario anche ai nostri tempi ed è insieme reale servizio reso alla società” (Gravissimum educationis, 8).

Giunti a questa tappa significativa e importante del “quarantennio” di Fondazione, il vostro proposito sia di proseguire con coraggio e anche con gioia il vostro cammino con rinnovata energia e sempre più generosa dedizione. È l’augurio che vi faccio di gran cuore, assicurando che nella Chiesa voi occupate un posto di grande valore e importanza.

3. L’atmosfera natalizia che in questi giorni respiriamo con intima letizia, suggerisce alcune considerazioni, che possono illuminare la vostra opera educativa.

a) Mettendoci in ginocchio davanti al presepio, noi adoriamo nel Bambino nato a Betlemme il Figlio di Dio: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Ma perché Dio ha voluto incarnarsi ed inserirsi così nella nostra storia umana? Nel Bambino deposto nella mangiatoia, umile e povero, noi adoriamo la Verità incarnata, Colui che affermò: “Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 6). La Verità è la luce intellettuale e soprannaturale: “Io sono la luce del mondo - afferma ancora Gesù. - Chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12).

La scuola cattolica deve quindi in primo luogo educare alla Verità. La scuola cattolica è essenzialmente al servizio della verità, rivelata da Cristo, custodita e trasmessa dalla Chiesa. Solo ponendo a fondamento la verità si può costruire una coscienza solida e illuminata. I vostri sforzi non perdano mai di vista questo obiettivo insostituibile. Infatti la verità accompagna la storia umana nel suo sviluppo e nelle sue vicende.

La scuola cattolica rispetta la scuola statale, ne afferma l’importanza, ne ha profonda e leale stima, e si pone non come alternativa ad essa, ma come istituzione integrativa, nel servizio del cittadino, e cioè della persona umana nelle sue esigenze di verità e della famiglia nei suoi diritti di scelta, ricordando ciò che scriveva Pio XI nell’enciclica Divini illius Magistri: “Poiché l’educazione consiste essenzialmente nella formazione dell’uomo quale deve essere e come deve comportarsi in questa vita terrena per conseguire il fine sublime per il quale fu creato, è chiaro che, come non può darsi vera educazione che non sia tutta ordinata al fine ultimo, così, nell’ordine presente di Provvidenza . . . non può darsi adeguata e perfetta educazione se non con l’educazione cristiana”.

b) La scuola cattolica deve poi formare all’impegno della coerenza e della testimonianza. E a questo riguardo, sempre adorando il Bambino Gesù nella culla di Betlemme, non possiamo dimenticare che egli è “segno di contraddizione” (Lc 2, 34-35) e che attorno a Lui già si svolge una terribile tragedia, l’uccisione dei bambini innocenti, che la liturgia ci fa venerare oggi. L’alunno delle scuole cattoliche deve chiaramente sapere che il Divin Redentore vuole totalmente il nostro amore, e perciò la nostra fede, la nostra vita, i nostri ideali, anche se questo urta le passioni e contraddice alla mentalità del mondo. Bisogna formare coscienze forti, generose, diritte, che sappiano applicare il Vangelo alla vita, senza compromessi e senza tentennamenti.

c) Infine, la scuola cattolica deve formare al senso della carità.

È forse l’impegno oggi più delicato, perché bisogna sapere formare il giovane non solo alla fortezza della volontà, ma anche e nello stesso tempo alla sensibilità umana: cioè al rispetto del prossimo, al senso della tolleranza democratica, evitando durezze e imposizioni, polemiche e ostilità. Il giovane cristiano deve essere formato a vivere e a convivere, portando l’amore di Cristo, e cioè la carità, la solidarietà, la speranza, la fiducia, la “compassione”. La scuola cattolica deve perciò educare alla ricerca ed alla valutazione del “significato” di ogni esistenza umana, proprio perché l’Incarnazione del Verbo dimostra apertamente che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Unigenito Figlio” (Gv 3, 16).

4. Carissimi! Auguro alla vostra federazione ed alle singole scuole cattoliche intenso fervore spirituale e coraggioso dinamismo nelle varie iniziative e attività pedagogiche.

Vi assista in modo particolare Maria Santissima, la Madre del Divin Salvatore e Madre nostra; essa vi illumini nel trasmettere la Verità, nell’inculcare la cristiana fortezza, nell’essere maestri di bontà, affinché ognuno di voi sappia sempre educare con amore all’Amore e nell’amore.

E vi accompagni anche la mia Benedizione, che ora di gran cuore vi imparto.

 

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