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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DIRIGENTI DEL CONI

Giovedì, 17 gennaio 1985

 

Egregi signori.

1. Sono lieto di salutare in voi, con sincera cordialità, i dirigenti e operatori centrali dello sport italiano, quotidianamente impegnati nel non lieve compito di diffondere l’idea e la pratica sportiva nell’area del territorio nazionale italiano.

Ho ancora davanti alla mia mente lo spettacolo del 12 aprile scorso allo stadio Olimpico, colmo di giovani colà convenuti da ogni parte del mondo per celebrare il Giubileo della redenzione. Fu una delle manifestazioni più caratteristiche dell’anno santo, carica di entusiasmo, di speranza e di fede.

In quella occasione ebbi modo di lanciare un messaggio a tutti gli sportivi per invitarli a lavorare all’edificazione di una nuova civiltà fondata sull’amore, la solidarietà e la pace. Nella medesima circostanza voi della dirigenza del CONI avete sottoscritto il Manifesto dello sport, impegnandovi a far propri i principi e i valori in esso contenuti, affinché l’attività sportiva sia per gli uomini e per il mondo un reale strumento di riconciliazione e di pace.

La vostra presenza oggi qui si riallaccia a quell’avvenimento. Voi avete chiesto questa visita perché, nel desiderio di allargare dappertutto il vostro specifico contributo di idee e di iniziative, avete raccolto e intendete rilanciare quell’appello nell’Anno internazionale dei Giovani.

Ebbene, mentre vi esprimo il mio vivo incoraggiamento a portare avanti i vostri propositi, voglio ribadire ancora una volta tutto il mio apprezzamento per i valori positivi dello sport, inteso nei suoi più autentici contenuti, senza le degenerazioni pur così facili di considerarlo fine a se stesso o di strumentalizzarlo a scopi di parte.

2. L’attività agonistica di per sé, per lo sforzo che richiede nel raggiungere condizioni fisiche ideali, è, innanzitutto, valorizzazione del corpo, benessere e tutela della salute. Per l’impegno implicito di sacrificio, tenacia, disciplina, dominio di sé, in vista di una concreta prospettiva di vittoria, è allenamento di volontà, scuola continua di formazione umana e di maturità personale.

In più lo sport, che generalmente si svolge sotto forma di competizione a squadre, è anche addestramento allo spirito di collaborazione, di solidarietà, lealtà, sincerità, fratellanza, è palestra di virtù umane che sono alla base del vivere civile, in una parola scuola di educazione sociale.

Già fin dal tempo delle prime gare olimpiche dell’antica Grecia, lo sport contribuiva ad alimentare l’amore di patria, a mantenere vivi i legami dei cittadini lontani con la propria terra. E oggi, divenuto fenomeno diffuso a respiro internazionale, esso, per le frequenti occasioni d’incontri tra popoli di stirpe diversa, è un coefficiente di amicizia senza frontiere, di convivenza al di là delle lingue, di armonia in nome di valori comuni, un elemento sicuro di pacificazione universale.

Proprio in previsione dell’Anno internazionale dei giovani, nella celebrazione della XVIII Giornata mondiale della pace, ho inteso sottolineare il binomio pace e giovani: “La pace e i giovani camminano insieme”. I giovani vogliono essere, a ragione, protagonisti del futuro e costruire una nuova civiltà imperniata sulla solidarietà fraterna. Ebbene, essi hanno già in mano uno degli strumenti validi e convincenti. Lo sport, che in gran parte è fatto da giovani, costituisce un fattore non trascurabile di pace nell’edificazione della nuova società.

3. Mi preme, però, aggiungere subito che l’impresa diventerà più agevole ed efficace se crescerà adeguatamente il numero dei protagonisti giovanili in grado di vivere valori ancora più alti e di saper immettere nella loro attività sportiva un impegno sinceramente spirituale.

Allora, con la maturazione degli uomini, si ottiene anche la maturità dei credenti. E la vita, arricchita di valori soprannaturali, diventa una risposta al disegno di Dio e degna di essere vissuta nella sua pienezza.

Allora, oltre che fattore di educazione umana e sociale, la competizione agonistica diventerà esercizio di virtù cristiane, scuola di educazione religiosa, ossia dell’uomo nella sua totalità. Alla prospettiva di pervenire a primati sempre nuovi e più ambiziosi, che sottopone le capacità fisiche allo sforzo di raggiungere condizioni ottimali, si allea la gioia interiore, come si esprime San Paolo, di glorificare Dio nel corpo (1 Cor 6, 20).

Così alla società moderna si offre il dono di una giovinezza, che è insieme speranza e fondamento di una civiltà migliore.

Con questi auspici e con i migliori voti di buon anno rinnovo il mio cordiale saluto accompagnato dalla mia benedizione.

                               



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